“Parentopoli” Campania, bufera in Consiglio regionale

“Parentopoli” Campania, bufera in Consiglio regionale
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 24 Novembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 14:13
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Mugugni, polemiche. E veleni. E alla fine il centrodestra chiede la sospensione (non il ritiro, attenzione) della delibera che revoca i paletti per le assunzioni (con contratto diretto, comando o distacco) di familiari in Consiglio regionale. Norma passata all’unanimità, maggioranza e opposizione quindi, nell’ufficio di presidenza di venerdì. Ma ieri ecco lo stop, dopo il racconto de Il Mattino. Anzi la sospensione e la palla che il presidente del Consiglio, il democrat Gennaro Oliviero, butta addosso ai gruppi consiliari: con una riunione convocata per martedì, allargata proprio ai partiti, per «una riflessione sulla disciplina applicabile dei distacchi e comandi». Che decidano loro, insomma. 

La vicenda è nota. Nel 2013 la maggioranza di centrodestra vara una serie di norme stringenti per parenti e raccomandati che fanno incetta di incarichi con le nomine di competenza regionale.

Paletti, quindi, per sindaci in odore di incarichi in cda e partecipate regionali e divieto di assumere parenti di consiglieri regionali sino al terzo grado. Anche in maniera indiretta. Ovvero per evitare che un familiare di un consigliere di un partito possa avere un incarico fiduciario in un altro partito o in qualche partecipata. Andazzo consolidato per anni negli uffici di diretta emanazione del Consiglio dove i consiglieri elargivano incarichi ai parenti. Poi la delibera n.279 dell’ottobre 2013 dell’ufficio di presidenza a trazione centrodestra blocca tutto. Sino all’altro giorno quando i vertici democrat decidono di abrogare la norma. E passa all’unanimità senza che nessuno dica nulla. Abrogazione decisa applicando in maniera un po’ troppo artificiosa una delibera dell’Anac del gennaio 2016 in cui l’Anticorruzione si esprime per un incarico da primario per un politico laziale. E nelle more spiega che le norme sono nazionali. E la Regione dopo 6 anni decide improvvisamente di adeguarsi. 

Ma ieri mattina scoppia la rivolta. «Il centrodestra in Consiglio regionale chiede all’ufficio di Presidenza di sospendere l’efficacia della delibera che regolamenta distacchi e comandi presso l’Ente e di convocare l’ufficio di presidenza con i capigruppo», è la richiesta di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. «La delibera del 2013 non era di nessun ostacolo e leggendo il provvedimento dell’Anac non posso non notare questa sensibilità di adeguarsi nonostante il parere fosse su altri temi. Eppure spesso la Regione ha ricevuto rilievi e censure precisi dall’Anticorruzione su argomenti specifici ma non è stato fatto nulla. Anzi si è tirato dritto», spiega il consigliere del Carroccio Severino Nappi, di professione amministrativista, dopo aver letto la delibera Anac del 2016. Poi una stilettata: «Non posso non notare però come sia finita la stagione d’opposizione dei grillini che non dicono nulla: a riprova del patto della poltrona fatto con De Luca. A quando l’ingresso in giunta? Tanto ormai sono maggioranza con il Pd». 

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Dal fronte grillino nessuna polemica, infatti. Anzi, tutto tace. Solo Maria Muscarà, consigliere regionale ancorata fieramente alle posizioni d’origine dell’M5s, attacca: «Questa delibera dell’Anac è di 6 anni fa e la ratio è evitare contenziosi. Ma da parte di chi? Di un parente escluso? Anche a detta di amministrativisti questa ipotesi è remota. Eppure a fronte di questa lontanissima possibilità, si apre un varco enorme. Trovo pericolosa questa deriva perché con la scusa di mettere un argine, si apre un varco a quel familismo che abbiamo sempre combattuto», dice l’esponente grillina che attacca: «Per difendere l’ente la sua credibilità e il suo bilancio sarebbe invece opportuno indagare sulla genesi e sul ripetersi dei debiti contratti per cause perse che stiamo andando ad approvare». Poi aggiunge: «Io temo che dopo aver avuto in consiglio i figli dei consiglieri, per carità per diritto perché eletti, possa iniziare la dinasty dei parenti. Eppure noi eravamo quelli del “noi non sistemiamo i parenti”....». 

Infine dal fronte del centrosinistra interviene Peppe Russo, ex capogruppo Pd in Regione che approvò quel pacchetto di norme antifamilistiche ora azzerate. «Quando approvammo, in accordo con il governo di centrodestra, Campania Zero, fui ferocemente attaccato. Eppure tirai dritto. Evitare che familiari fino al terzo grado potessero avere incarichi e distacchi regionali mi sembrava una misura necessaria ed eticamente corretta. Evitare che - spiega Russo - consiglieri regionali trombati alle elezioni potessero accedere ad incarichi compensativi a guisa di risarcimento, altrettanto. Leggo che maggioranza ed opposizione hanno, in un colpo solo, abolito tutto. Ovviamente le tante anime belle di allora non hanno nulla da dire oggi». 

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