Colf e badanti, a Napoli la sanatoria è da record ci sono 19mila domande

Colf e badanti, a Napoli la sanatoria è da record ci sono 19mila domande
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 21 Agosto 2020, 08:34
4 Minuti di Lettura

È Napoli la città che, subito dopo Milano, ha fatto registrare il maggior numero di domande di regolarizzazione dei lavoratori immigrati. I dati - appena pubblicati dal ministero dell'Interno - dimostrano che non c'è stata la corsa all'emersione dal lavoro nero: dall'intera penisola sono arrivate poco più di duecentomila richieste. Nelle previsioni si era ipotizzato che ne arrivassero fino a cinquecentomila. Ma, pur nel generale ribasso, Napoli ha fatto registrare un numero consistente di richieste. Da patronati, consulenti del lavoro e privati, sono arrivate complessivamente 19.239 domande, 17.426 per i lavoratori domestici e 1.813 per i lavoratori subordinati che, come previsto dalla legge, sono solo quelli del settore agricolo.

Anche la Campania nel suo complesso si è classificata al secondo posto per il lavoro domestico (26.096) e addirittura al primo per quello subordinato (6.962) dove la parte del leone l'ha fatta la provincia di Caserta con 2.904 domande: niente da meravigliarsi visto che il casertano è una zona con una forte vocazione agricola. Ma chi sono gli immigrati per i quali è stata richiesta la regolarizzazione necessaria, non dimentichiamolo, per ottenere poi il permesso di soggiorno? «Dal nostro patronato sono partite molte richieste per i lavoratori domestici provenienti dai paesi dell'Est non Ue, soprattutto Ucraina, Giorgia e Bielorussia - spiega Jamal Qaddorah coordinatore dell'Inca Cgil di Napoli - ma c'è stato anche un numero significativo di domande di regolarizzazione per immigrati provenienti dallo Sri Lanka. Nel settore agricolo, invece, hanno trainato i nordafricani». E qua arriva la sorpresa: «Il decreto riguardava genericamente l'emersione del lavoro nero e sono partite molte istanze anche per i lavoratori italiani». Stessi dati arrivano dall'Anolf e dal patronato Cisl. Spiegano Salvatore Esposito, responsabile della Funzione Pubblica Cisl, e Khalid Saady, responsabile del patronato Cisl Napoli e dell'Anolf: «Da noi sono state avanzate molte richieste per le colf della Georgia e dell'Europa dell'est».
 


Ma in tanti sono rimasti esclusi: «Ai nostri sportelli si sono messi in coda datori di lavoro e dipendenti di alberghi e ristoranti chiedendo la regolarizzazione: nessuna istanza è andata a buon fine perché la norma offriva questa possibilità solo agli addetti all'agricoltura, lavori domestici e assistenza alle persone non autosufficienti. In questo modo è stata decimata la platea degli aspiranti».Come sempre accade quando si tratta di sanatorie non tutto è stato perfettamente trasparente: l'imbroglio è sempre in agguato. «L'impossibilità di regolarizzare i dipendenti in molti settori ha fatto sì che qualcuno avanzasse la domanda sotto la voce lavoro domestico , un escamotage per ottenere un permesso di soggiorno che la legge nega a molti immigrati che pure lavorano a nero da molti anni», spiega Jamal Qaddorah. E così c'è stato il proprietario del ristorante che ha immaginato di poter assumere il cuoco come badante o il barista che ha trasformato la cameriera in babysitter. Ma alcune richieste sono arrivate anche da parte di stranieri che volevano assumere i connazionali: c'è stato il figlio che voleva far presentare la richiesta dal padre nullatenente, ma anche il piccolo imprenditore che ha cercato di aiutare (non si sa se gratuitamente) un altro straniero. A livello nazionale molte domande per regolarizzazioni del lavoro domestico sono arrivate da pakistani (5681), bengalesi (427) e cinesi (3893). A Napoli, secondo i sindacati a voler regolarizzare i connazionali sono stati soprattutto i cinesi. Come già accaduto in passato i sindacati segnalano anche tentativi di imbroglio ai danni degli immigrati: c'è stato chi ha tentato di farsi pagare per presentare la domanda o di liberare la colf o la badante dal lavoro nero facendo pagare all'immigrato la cifra forfettaria di cinquecento euro prevista a carico del datore di lavoro per i contributi arretrati.

Ma le false assunzioni, questa volta, hanno trovato un limite nella norma: non poteva farsi carico di un dipendente agricolo chi aveva un reddito inferiore ai trentamila euro o di una badante chi non arrivava ai ventimila euro di imponibile.
E forse anche per questo, oltre che per gli effetti devastanti della crisi economica, l'annunciato assalto dei cinquecentomila non c'è stato. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA