Il candidato del centrosinistra e del M5S Gaetano Manfredi cerca di smarcarsi dalla morsa dei due Pd: quello che fa capo al governatore Vincenzo De Luca più conservatore e legato alla coalizione che lo ha fatto vincere alle regionali del 2020 mettendo assieme mondi che sembravano agli antipodi. E del segretario Marco Sarracino più orientato ad aprirsi a nuovi scenari civici e anche politici, nella sostanza guarda a sinistra dove ha già stretto un patto con Leu e i socialisti e guarda anche alla sinistra radicale, quella dei centri sociali. Manfredi cerca di smarcarsi da quelle che sono alla fine strategie in funzione del numero di liste e della formazione delle stesse dei democratici e lancia messaggi dal tono severo. «Non ho mai avuto una tessera di partito, ho sempre lavorato nella società, ma dobbiamo sapere che per poter governare ci vuole anche il rapporto con la politica, con il Governo nazionale e con la Regione». L'ex rettore chiarisce ancora in merito al civismo: «Io rappresento - sottolinea - il progetto che presenterò ai cittadini di Napoli. Penso che la polemica contro i partiti appartenga a una stagione che abbiamo un po' lasciato alle spalle. Ora dobbiamo lavorare tutti insieme, con un ruolo importante delle forze civiche della città ma sapendo che, per poter realizzare le cose, serve anche una relazione con i partiti. La cosa importante è essere autorevoli, autonomi ed essere capaci di realizzare le cose, e la mia storia lo testimonia ampiamente». Garante dell'autonomia verso i partiti si dichiara Manfredi, però rispettoso dei partiti che ritiene importanti.
Sarracino da sempre - nelle interviste - ha sempre dichiarato che «guardare alla sinistra radicale è legittimo così come ai moderati e ai cattolici perché questa è la politica». Il riferimento è alle sigle che hanno appoggiato anche de Magistris come Insurgencia che ora hanno preso le distanze dal sindaco. Del resto chi avrebbe mai scommesso che De Luca alla fine firmasse un «preambolo politico» con il M5S? Basta dare uno sguardo ai giornali di appena tre settimane fa per verificare che clima c'era tra le parti. E che firma, quella del suo braccio destro Fulvio Bonavitacola, che ora attacca: «Dissento dalle dichiarazioni di Sarracino: un conto è parlare con la sinistra radicale, altra storia è la disponibilità al dialogo con gruppi facinorosi che si sono distinti in aggressioni teppistiche, del tutto estranee al contesto democratico».