Caos liste a Napoli, Verdi pronti allo strappo: la grande coalizione perde pezzi

Caos liste a Napoli, Verdi pronti allo strappo: la grande coalizione perde pezzi
di Luigi Roano
Martedì 1 Giugno 2021, 08:29 - Ultimo agg. 15:16
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I verdi si sfilano - «sono irrecuperabili» fanno sapere dal Pd e così le sigle della coalizione di centrosinistra allargata al M5S scendono a 23. Resta ancora una grande ammucchiata tuttavia non si escludono altre defaillance come quella dei renziani di Iv che sono in fase di riflessione. Oggi se ne saprà sicuramente di più perchè la conta è scattata ed è composta dai simboletti dei partiti che dovranno essere apposti sotto la lettera che oggi dovrebbe arrivare al candidato sindaco Gaetano Manfredi oggi.

A redigerla tutti gli alleati, incluso il Pd il suo partito, dove gli chiedono di convocare «il tavolo della coalizione» per ratificare la nomina di se stesso. Storie di tormenti di uno schieramento politico che data la vastità sterminata delle sigle - che vanno da quelle che hanno come cifra identitaria percentuali da prefisso telefonico, fino ai partiti tipo Pd e M5S e liste personali molto quotate come quella del governatore Vincenzo De Luca che alle regionali sono andate bene - non riesce a trovare la quadra giusta.

Tutti vogliono un pezzettino di Napoli e la palla viene scaricata nelle mani di Manfredi. Che prima di pensare a come eventualmente impostare la sindacatura deve domare la sua frastagliata e litigiosa coalizione.

Cosa è cambiato da sabato a oggi? Il tempo di capire che sarebbe stato il secondo grave scivolone in meno di tre settimane con Manfredi al centro dell'attenzione, per fare macchina indietro e trovare un escamotage per rimettere quasi tutti in partita di nuovo e rifarsi una verginità di fronte al candidato. Si ricorderà la riunione dei deluchiani alla Stazione Marittima senza invitare il Pd da dove doveva uscire un documento per convincere Manfredi a scendere in campo. Più prosaicamente un tentativo di fregiarsi della primogenitura dell'idea dell'ex ministro in corsa per il Comune.

Quel documento fu un fiasco perchè alla fine nessuno lo firmò in quanto lo stesso Manfredi non sarebbe stato contento di essere il candidato di una parte solamente dell'alleanza. Gli stessi protagonisti o quasi non hanno gradito che Marco Sarracino - il segretario metropolitano del Pd - convocasse lui il tavolo per la ratifica di Manfredi. Ma fosse lo stesso Manfredi a farlo perchè ora i partiti si devono defilare. Stanno davvero così le cose? La sensazione è che sia iniziata ala guerra delle liste. Alle regionali ne erano più di 15 e la sensazione che i cosiddetti «piccoli partiti» abbiano inscenato questa quasi rivolta sia perchè vorrebbero lo stesso schema a Napoli è molto forte. Sarracino ha già dato l'altolà in un'intervista rilasciata a Il Mattino e pubblicato sul giornale di ieri. «Andremo verso una radicale riduzione delle liste anche perché il sistema elettorale è diverso. Quello per le amministrative agevola i grandi partiti e chi pensa che sia più facile essere eletto facendosi la propria lista ad personam, rischia di ritrovarsi a guardare il consiglio comunale in streaming».

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LA MEDIAZIONE
Si dice che la rivolta sia stata messa in campo perchè Manfredi è stato presentato come il candidato di Pd-M5S e Leu in questo modo l'identità politica e territoriale dello stesso ex rettore sarebbe più romana - intendendo con questo calata dall'alto - che del territorio, ovvero frutto di una scelta condivisa. Una tesi politica che ci può anche stare tuttavia allineare le elezioni regionali a quelle comunali è difficile perchè a votare qui sono solo i cittadini accomunati dal fatto di essere tutti napoletani. Tant'è, il clima nella coalizione è più comico che tragico, però per arrivare al risultato della lettera di oggi - almeno questo trapela da alcuni commensali attorno al larghissimo tavolo della coalizione - si sono dovute sudare le proverbiali sette camicie. Con in campo Fulvio Bonavitacola, braccio destro del Presidente della Regione Vincenzo De Luca, Sarracino stesso e anche la delegazione dei 5S. Tutti hanno dovuto assicurare che no, non ci sono figli di un dio minore. Resta forte il dubbio che dai mastelliani ai demitiani, passando per i moderati e i popolari, la richiesta fatta è stata quella di avere proprie liste. Toccherà a Manfredi, che già oggi dopo avere ricevuto la lettera potrebbe convocarli per un confronto, sciogliere l'ultimo nodo prima di iniziare la campagna elettorale.
 

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