Comunali a Napoli. Eleonora de Majo: «Candidarmi? No grazie non sono trasformista»

Comunali a Napoli. Eleonora de Majo: «Candidarmi? No grazie non sono trasformista»
di Luigi Roano
Giovedì 2 Settembre 2021, 09:12 - Ultimo agg. 3 Settembre, 07:11
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Allora Eleonora De Majo - ex assessore alla Cultura - si candida oppure no?
«No, non mi candido».

E perché non si candida? Il suo consenso elettorale ha scatenato più di un appetito
«Perchè quello che non è avvenuto in questa campagna elettorale è la formazione di un laboratorio politico in grado di tenere assieme culture differenti. Non mi convince il metodo con cui si è costruita la coalizione di centrosinistra ed è una campagna elettorale dove la città e i programmi sono sostanzialmente assenti. Oggi il ruolo delle segreterie dei partiti è molto ingombrante ed è un elemento, rispetto alla mia cultura politica, che non funziona. È una coalizione senza argini. Vedo inoltre una serie di rischi all'orizzonte: il ritorno dei dinosauri della Prima repubblica e il ruolo del presidente della Regione con Napoli diventata provincia di Salerno. Auguro a Gaetano Manfredi di dare una sterzata a questa situazione per il bene della città».

Faccia un esempio sul metodo
«La vicenda di Ivo Poggiani la cui ricandidatura è a rischio è paradigmatica.

Cinque anni fa nasce dal basso e viene eletto presidente della Terza Municipalità. Oggi è la vittima sacrificale con le Municipalità utilizzate come camera di compensazione per i partiti. Si dà l'idea di una città come una torta da spartirsi, si svilisce la buona politica, si mortifica il territorio a vantaggio dei gruppi di potere».

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Il tema del trasformismo ritorna a galla, molti suoi colleghi sono andati verso Manfredi, Bassolino, la Clemente e anche Maresca...
«Ai mie ex colleghi di giunta più che le scelte delle ultime settimane recrimino che quando è stata presa la decisione di candidare Alessandra Clemente tutti nei corridoi dicevano si trattasse di una scelta divisiva e sbagliata, una scelta unilaterale del sindaco. Lo dicevano nei corridoi, ma poi nessuno ha avuto il coraggio di parlare apertamente. Io mi sono invece dimessa. E la verità è che avevo ragione: demA non presenta nemmeno la lista a sostegno della Clemente e anche il sindaco non fa campagna elettorale come dichiarato a Il Mattino».

Tuttavia il trasformismo è una scelta anche umana un calcolo di bottega non solo politico non trova?
«Il trasformismo è sicuramente un morbo della politica italiana ma la colpa in questo caso é anche di de Magistris per la mancata costruzione di un progetto politico di sinistra nazionale ed europeo malgrado ci fossero le condizioni per farlo. Ognuno è stato abbandonato al suo destino, serviva una riflessione collettiva».

La sinistra a Napoli ha una sua lista e le ha offerto anche la candidatura perchè ha rifiutato visto che proviene da quella storia?
«Ho rifiutato perché quel contenitore non risolve i problemi della coalizione e perchè penso che in generale prima si costruisce il progetto politico poi la classe dirigente. Dentro quella lista ci sono soggetti ed esperienze, come quella di Rosario Andreozzi e tanti altri che, sicuramente, hanno questo tipo di visione. Ma ci sono anche vecchi arnesi che rappresentano un ostacolo a qualunque progettualità politica condivisa».

Manfredi la stima le ha mai offerto la candidatura?
«No, ci siamo incontrati nell'ambito di un dibattito pubblico dove da ex assessore alla Cultura ho presentato delle opzioni programmatiche, abbiamo scritto anche un manifesto».
 

Lei lascia la politica quindi?
«Assolutamente no, torno a fare l'attivista. La scommessa è riorganizzare il mondo dei movimenti e delle associazioni che è cresciuto molto in questi ultimi 5 anni e su questo va dato atto a de Magistris di averci visto giusto. Ci sono molti terreni di confronto e di conflitto. Saremo sempre molto vigili nel valutare le scelte del Comune. Penso al tema del Patrimonio gestito in maniera molto discrezionale negli ultimi mesi. Alla cultura e alle periferie dove ci sono molti presidi che vanno sostenuti. Quindi questioni globali come il cambiamento climatico, le guerre, le migrazioni».

Lei proviene da Insurgencia e dai Movimenti cresciuti soprattutto nelle periferie. L'impegno in questi luoghi come proseguirà?
«In prima linea come negli ultimi 5 anni ma con un ruolo diverso. Nelle periferie bisogna continuare sul riconoscimento dei diritti primari a iniziare da quello della casa e al lavoro».

A sinistra c'è una folla di aspiranti sindaci non solo Manfredi, ma anche Bassolino e appunto la Clemente e lei non ha trovato casa?
«Il Pd viste le scelte fatte ad esempio sulla politica economica e ambientale tutto è tranne che un soggetto di sinistra. Per Bassolino parla la storia del suo governo regionale dove ha sicuramente responsabilità politiche rispetto a delle scelte sui temi ambientali che ha pagato il territorio. Con la Clemente ho condiviso cinque anni di consiglio e amministrazione e tutto posso dire meno che la sua fosse una cultura politica assimilabile a quella sinistra radicale di cui per paradosso oggi si trova candidata sindaca».
 

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