Comune di Napoli, la resa finale: inserito nel bilancio il debito da 2,7 miliardi

Comune di Napoli, la resa finale: inserito nel bilancio il debito da 2,7 miliardi
di Luigi Roano
Lunedì 29 Giugno 2020, 10:00 - Ultimo agg. 20:06
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Tra oggi e domani il Comune approverà il rendiconto di bilancio - la scadenza dei termini di legge è domani - e per la prima volta nell'era del sindaco Luigi de Magistris ci sarà il riconoscimento concreto che il debito reale di Palazzo San Giacomo è di 2,7 miliardi e non 1,7. Un'operazione verità dovuta a una sentenza della Corte costituzionale sollecitata dalla magistratura contabile. Sentenza arrivata all'alba di quest'anno al culmine di una battaglia legale iniziata nel 2014 tra Comune e Corte dei conti. Nonostante questo pesantissimo fardello l'ex pm riuscirà a chiudere l'anno amministrativo senza dichiarare il default e senza ulteriori danni e dunque a mantenere la fascia tricolore immacolata se anche ammantata da un alone di incertezza per il futuro della città. Gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale - infatti - si sentiranno a partire solo dal 2021 grazie a un emendamento voluto da M5S e Pd due settimane prima delle suppletive al Senato - siamo a metà febbraio - con il quale il ricalcolo del debito e il nuovo piano di rientro dallo stesso verrà spalmato nei prossimi 15 anni. Visto che de Magistris a maggio dell'anno prossimo terminerà il suo mandato e non sarà più candidabile, l'ex Pm in buona sostanza lascerà il Comune senza fallimento amministrativo, ma in maniera naturale malgrado abbia appesantito i conti del Comune di un miliardo di debito in più rispetto al suo predecessore Rosa Russo Jervolino.

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Materia ostica vale allora la pena spiegare come si arriva a questo emendamento. Il caso Napoli sbarca alla Corte Costituzionale in seguito a una diversa interpretazione data - secondo la Corte dei Conti - di un comma della legge di Bilancio del 2015 sull'utilizzo del Fal, acronimo che sta per «Fondo anticipazione liquidità», soldi che lo Stato eroga in via ordinaria ai Comuni e che Palazzo San Giacomo ha utilizzato per coprire un miliardo di debito. Il Comune - secondo la Corte dei Conti - ha coperto fonti di incasso difficilmente esigibili, come le multe, con i fondi ordinari. Questa la procedura censurata dalla magistratura contabile. Diverse interpretazioni che solo la Consulta poteva chiarire e infatti si è espressa in maniera chiara in favore della Corte dei Conti: «Le anticipazioni di liquidità sono utilizzabili dagli enti locali in senso costituzionalmente conforme solo per pagare passività pregresse iscritte in bilancio, in quanto sono prestiti di carattere eccezionale finalizzati unicamente a rafforzare la cassa quando l'ente non riesce a pagare le passività accumulate negli esercizi precedenti». In buona sostanza le anticipazioni servono per pagare i creditori negli esercizi correnti. L'effetto della sentenza per Napoli è stato la crescita di un miliardo del debito. La Consulta infatti ha detto no al Comune sull'utilizzo dell'anticipazione di liquidità dello Stato per coprire il disavanzo che, in questo modo, è balzato da 1,7 a 2,7 miliardi. Un'extra deficit che potrà essere spalmato su ben 15 anni, ma a partire dal 2021.
 


L'emendamento ha dato a de Magistris una salvezza insperata, persino il suo ex fedelissimo e poi dimissionato dal sindaco Attilio Auricchio non era convintissimo di passare indenne il 2020 tanto che andò a trattare con il Pd il seggio alle suppletive per il Senato per de Magistris. Il quale però rifiutò. Primo e ultimo strappo non ricucibile con Auricchio e sappiamo come è andata a finire. Perché scavallare il 2020 significa - politicamente e a livello amministrativo - salvezza assicurata. E a de Magistris è andata molto bene il suo stellone luccica ancora molto forte. Un emendamento che ha favorito circa mille comuni italiani - letteralmente inguaiati sotto il profilo finanziario - ma che sembra cucito addosso a Palazzo San Giacomo. La Corte Costituzionale ha stabilito che il Comune può utilizzare le anticipazioni di liquidità dello Stato, ma non per pagare i debiti, con la conseguente necessità di ricalcolare il disavanzo nell'anno in corso appesantito di un miliardo.
Il default - se la sentenza fosse stata applicata subito - sarebbe stato automatico. Invece l'emendamento consente in sede di rendiconto 2019 che sarà approvato tra oggi e domani di fare ricorso a tali anticipazioni anche per il 2020 e di evitare appunto il dissesto. 

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