«Spettacoli, cala il sipario a Napoli: ormai il tempo è scaduto»

«Spettacoli, cala il sipario a Napoli: ormai il tempo è scaduto»
di Giovanni Chianelli
Martedì 16 Febbraio 2021, 09:10 - Ultimo agg. 12:16
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È quella della morte la metafora ricorrente all'assemblea dei lavoratori dello spettacolo che si è riunita ieri pomeriggio alla Mensa occupata di via Mezzocannone per annunciare e organizzare una manifestazione lunedì 23 febbraio, in contemporanea con altre città d'Italia, per chiedere un tavolo al Ministero del lavoro sulla situazione. Lo hanno ribattezzato infatti anniversario bianco, richiamando le morti sul lavoro, perché proprio il 23 sarà un anno dall'inizio di quello che viene visto come un calvario: le chiusure di teatri, cinema e spazi di cultura per via dei decreti sulla lotta al Covid-19. «O meglio, si tratta di un trigesimo» precisa con ironia amara Mimì Ercolano, sindacalista della sigla di base S.I. Cobas, mentre durante il dibattito viene lanciata l'idea di un corteo funebre, per lunedì prossimo, con tanto di bare e poesie sulla fine della cultura, da far sfilare prima del presidio che dalle 14 alle 18 sarà in piazza Municipio, davanti al teatro Mercadante.

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«Una morte perché alcuni di noi sono ormai 12 mesi che non solo sono esclusi dall'impiego, ma anche dai ristori» dice Samos Santella, tra i creatori del coordinamento campano. «Soprattutto adesso: dall'inizio della crisi di governo non si parla più neanche di questi piccoli risarcimenti, che pure sono stati erogati in quantità non sufficiente e senza criteri precisi, così da escludere molti di noi».


LA RIUNIONE
All'assemblea sono circa 120 e rappresentano le varie anime della categoria, dai macchinisti teatrali agli operatori cinematografici, dalle sarte di scena agli interpreti: fanno parte del coordinamento i musicisti Fabiana Martone, Marco Messina e Pietro Santangelo, che ieri era all'assemblea.

Tra gli attori Luca Iervolino che in un intervento accorato ricorda «il lungo percorso fatto per arrivare fin qui. Lunedì voglio una giornata di lotta. Apparteniamo a una categoria anomala, decisamente interclassista: in pratica io sono messo nello stesso settore di Vasco Rossi, e come è facilmente intuibile è impossibile avere interessi comuni. Alcuni hanno privilegi economici enormi mentre molti di noi, se non lavorano, tecnicamente non mettono il piatto a tavola, siamo davvero i proletari dello spettacolo». A proposito di piatti in tavola, Santella sottolinea che il settore dello spettacolo è praticamente l'unico escluso dalla parziale ripresa dell'ultimo periodo: «Non capisco perché una piccola trattoria possa lavorare e i teatri e i cinema, ampi, areati e dotati di ogni misura di sicurezza restino chiusi. Fa pensare che non sia un caso, vedendo pure ciò che stanno facendo alla scuola. Come se ci fosse un piano di azzeramento della cultura e del pensiero».


I RILIEVI
Sul tavolo del dibattito la lettera che il direttore del Mercadante, Roberto Andò, ha inviato al coordinamento. Propone di fare il presidio di lunedì all'interno dello Stabile partenopeo, ma in numero limitato per via del protocollo che impone la pandemia, con la partecipazione di una delegazione. L'attore Angelo Laurino, assente perché affetto proprio da Covid, in un'altra lettera letta da uno dei responsabili invita ad aderire all'appello di Andò, ma la maggioranza dei partecipanti sembra contraria: «Non si capisce perché si dovrebbe condividere questo percorso con chi fa parte del problema» dice ancora la Ercolano. «Gli stabili, come altri enti dello spettacolo, stanno avendo contributi importanti, ad esempio il Fondo unico per lo spettacolo che però condividono solo in minima parte con i lavoratori precari. Stiamo facendo un percorso preciso da un anno a questa parte, non sviliamolo col placet di una qualsiasi istituzione».

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