Napoli, il direttore dell'Ufficio scolastico:
«Virus, presidi stremati, non siano soli»

Napoli, il direttore dell'Ufficio scolastico: «Virus, presidi stremati, non siano soli»
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 9 Febbraio 2022, 08:17
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Fin dal primo giorno si è messo subito al lavoro. Il neo direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale Ettore Acerra ha incontrato (da remoto) tutti i dirigenti scolastici della Campania, il governatore Vincenzo De Luca con l'assessore Lucia Fortini, mentre oggi incontrerà il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Ha controllato documentazioni su personale, edilizia scolastica, studenti. Si è reso conto subito che la pandemia sta creando problemi al di là dell'emergenza sanitaria, con l'aumento della dispersione scolastica da una parte e il burn out dei dirigenti dall'altra. Quando parla usa spesso il plurale, non per formalità ma con la consapevolezza di chi sa bene che il lavoro in ambito scolastico è portato avanti dal gruppo. La sua parola d'ordine è quindi «insieme», dove la scuola fa rete con enti locali, associazioni e comunità territoriali per un impegno comunitario che guarda lontano e punta in alto.

Direttore Acerra, quali sono le urgenze più impellenti della scuola campana?
«Il problema più urgente è quello della prevenzione della dispersione scolastica.

La Campania registra numeri elevati sia nella dispersione esplicita, cioè un vero e proprio abbandono da parte di un certo numero di alunni che man mano non concludono gli studi, sia in quella implicita cioè arrivano pure alla terza media o al diploma superiore ma il livello di apprendimento è scarso. Siamo già al lavoro su questo tema, e per affrontarlo stiamo pianificando interventi in tempi medio lunghi, non senza coinvolgere anche altri protagonisti come terzo settore, associazioni, enti locali perché sulla dispersione il sistema scuola ha bisogno di interfacciarsi anche con loro».

Questo incremento secondo lei è rapportabile alla pandemia?
«Ne sono convinto. Non esterno numeri perché non ho ancora un'analisi quantitativa approfondita, in particolare estesa all'area metropolitana, che mi permetterebbe raffronti puntuali, e preferisco muovermi con prudenza. Tuttavia è chiaro che la pandemia non ha aiutato gli studenti già a rischio e ne ha assorbiti altri. Anche se da una prima rilevazione delle presenze su tutte le scuole della Campania che ha fotografato la situazione al 24 gennaio (ne avrò un'altra la prossima settimana) il tasso di presenza è di poco inferiore a quello della prepandemia, cioè dal 90% siamo passati all'80% e in questa fase emergenziale è stata una mezza sorpresa, perché pensavamo fosse più alta. È ovvio che non si tratta di assenze per abbandono scolastico, basato su altre condizioni, ma rende l'idea di quanto influisca il Covid su una potenziale dispersione. Non vorrei sembrare retorico ma tra i ragazzi c'è una forte voglia di scuola».

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Altri punti da affrontare?
«La seconda questione su cui c'è da lavorare ancora è l'inclusione. Non solo per bambini e ragazzi con disabilità certificate, ma anche per altri casi in cui c'è bisogno di individualizzare il percorso formativo. Terzo punto è l'orientamento nel senso che la Campania ha un tasso di licealizzazione molto alto, non è un dato negativo ma avere un sistema tecnico e professionale forte significa dare un contributo al sistema Paese. Ho parlato già con il governatore e vorremmo organizzare approfondimenti già alle scuole del primo ciclo e per chi è al secondo, connetterli con le Università e il mondo del lavoro».

Durante gli incontri con i dirigenti le hanno già esternato delle problematiche?
«Certo, e sono tante. Nell'immediato c'è quello della gestione della sicurezza in pandemia: l'esigenza prioritaria è un coordinamento omogeneo con le Asl che manca e li arrovella. È chiaro in questo momento che il rapporto del sistema salute sia irrinunciabile. Ma nonostante gli stessi protocolli e regole, le Asl usano modalità differenti quando un docente o studente vive su distretti sanitari diversi da quelli della scuola. Altro tema caldo è quello del sistema dei trasporti, una tematica complessa e varia a seconda delle aree urbane, che però ritengo prioritaria. E poi l'edilizia scolastica: con il Pnrr proveremo a contribuire con progetti a lunga scadenza e non con fondi a pioggia».

Altro effetto della pandemia è quello del burn out dei dirigenti, in tanti pensano al prepensionamento.
«Per ora questa ipotesi non è suffragata dai dati ma le domande si consegnano entro il 28 febbraio, però non posso che confermare la forte pressione che subiscono da due anni a questa parte. Con la pandemia sono stati caricati di oneri diretti e indiretti, che siano fonte di stress è indubbio. Cercherò nel mio piccolo come ex preside, di dare una mano e cercare di sostenerli anche con una interlocuzione diretta. La mia porta è sempre aperta».

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