Debiti Comune di Napoli, Manfredi al contrattacco: «Niente paragoni, Napoli è un caso unico»

Debiti Comune di Napoli, Manfredi al contrattacco: «Niente paragoni, Napoli è un caso unico»
di Luigi Roano
Lunedì 8 Novembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 9 Novembre, 07:54
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La nota stonata nella coalizione del centrosinistra con dentro il M5S - rispetto al salva Napoli - si chiama Luigi Marattin deputato renziano e presidente della Commissione Finanze alla Camera: «Nessuna norma per Napoli si creerebbe una disparità con gli altri comuni - ha dichiarato a Il Mattino Marattin - meglio il dissesto». Un affondo che ha turbato anche l'impertubabile sindaco Gaetano Manfredi che non lo digerisce per nulla: «Io guardo a quello che serve a Napoli poi se quello che si fa per Napoli può servire anche ad altri ben venga. Napoli però è la città che ha i problemi più grandi che si sono accumulati in 30 anni e non abbiamo avuto nessun sostegno». Manfredi non si ferma qui: «Si può fare una norma a cui possono accedere altri Comuni, ma sicuramente la situazione di Napoli è la più grave d'Italia, abbiamo uno squilibrio della spesa corrente che risente di un debito che risale al terremoto del 1980. E il modello del predissesto e del dissesto non ha funzionato. I comuni sono peggiorati e a pagarne le spese sono stati i cittadini». Uno sfogo quello del sindaco: «Se non si investe nella città non possiamo andare avanti. Napoli è in predissesto dal 2013, ma la qualità della vita e i conti sono peggiorati. Quella norma è sbagliata, un Comune da solo non può rialzarsi. Ad esempio, non possiamo ridurre l'evasione senza assumere personale per il controllo». Manfredi sa che quella che è iniziata è la settimana decisiva in cui - al di là del dato formale che la finanziaria si chiude a dicembre - invece si decidono le politiche che deve perseguire la Legge di Bilancio. E tra queste quella dell'aiutare o meno gli enti in difficoltà finanziaria. Cambiare le norme del predissesto significherebbe anche non far pagare più ai napoletani le tasse locali più salate d'Italia a fronte di servizi che invece si collocano agli ultimi posti in questa graduatoria. Tutto questo Manfredi lo dirà all'Anci domani a Roma. 

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E potrebbe essere quello il giorno del vertice decisivo per il Comune. Vale a dire con il sindaco e la sua squadra - a iniziare dall'assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta - e i partiti che hanno sottoscritto il Patto per Napoli che si accomodano al Mef per discutere del caso della terza città d'Italia e della capitale del sud. Poi la palla passerà al Senato perchè è in quella sede che si dovranno trovare gli strumenti per Napoli con un emendamento. Malgrado la strada per una norma ad hoc sia in salita ma non sbarrata. A oggi una norma generale per aiutare gli enti locali in crisi non esiste. C'è solo un fondo per i Comuni in predissesto - che sono un migliaio - che ammonta a 300 milioni. A Napoli sarebbero destinati appena 120. Se si considera che la sola retta annuale per pagare il debito da 2,7 miliardi è di 174 milioni è chiaro il perché Manfredi sia così profondamente insoddisfatto. «Se l'aiuto arriverà? Tutti dicono di sì e io non posso fare altro che credergli» racconta. Il sindaco però non perde occasione per illustrare i guai della città. «Ci sono due aspetti fondamentali come quello dei trasporti e dei rifiuti - dice - che fanno la dignità dei cittadini ai quali bisogna dare risposte. Quello che chiedo io sono gli strumenti per darle le risposte, altrimenti siamo condannati a priori. Chiediamo la possibilità di dimostrare che sappiamo amministrare, con vincoli sugli obiettivi, non sui numeri. Napoli - ribadisce - ha la situazione più grave d'Italia». Le direttrici del salva Napoli - in quali forme poi si concretizzerà non si sa ancora, sono tre come ha ricordato la senatrice dem Valeria Valente: «Risorse fresche per liberare la spesa corrente e finanziare i servizi, un provvedimento specifico per alleggerire il debito, un percorso innovativo per poter fare arrivare in maniera veloce ed efficace nuove risorse umane in grado di dare una spinta decisiva alla riorganizzazione della macchina comunale».

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