Elezioni a Napoli, i risultati dei partiti: il Pd strappa la leadership nella coalizione laboratorio

Elezioni a Napoli, i risultati dei partiti: il Pd strappa la leadership nella coalizione laboratorio
di Adolfo Pappalardo
Martedì 5 Ottobre 2021, 07:30 - Ultimo agg. 23:02
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Nel Pd, al di là del risultato e delle percentuali, la vittoria di Manfredi viene vista come un trionfo sin dal primo pomeriggio. Per una serie di motivi, che ora appaiono quasi ovvi. Il primo: rientrare dalla porta principale a palazzo San Giacomo dopo non aver toccato palla per dieci anni e diventare ieri primo partito in assoluto; il secondo: il patto Pd-M5s che da puro esperimento in salsa partenopea diventa un modello nazionale per le prossime politiche. E terzo, una motivazione tutta interna ai democrat: è l'affermazione piena di un nuovo gruppo dirigente, capitanato dal giovane segretario della federazione Marco Sarracino, che spazza via una classe politica che, tutto sommato, è stata ai vertici del partito per un trentennio. Discorso largo che non riguarda il solo Antonio Bassolino, avversario del Pd per la prima volta, ma tutto un gruppo che guardava con la puzza sotto il naso il patto con i grillini. E, infine, con la vittoria di un sindaco forte come Gaetano Manfredi, un ex ministro con rapporti radicati e profondi con il governo nazionale, ci sarà un contraltare al peso politico del governatore Vincenzo De Luca.

Insomma in un pomeriggio solo, che sa ancora di estate, i democrat partenopei prendono vigorose boccate d'ossigeno dopo un decennio in apnea quasi assoluta. 

E pensare che pochi mesi fa era azzardato anche solo pensare un patto tra Pd ed M5s. Nella regione poi, in cui i grillini erano acerrimi nemici del governatore De Luca e bisognava tenere dentro l'alleanza anche quest'ultimo. Insomma se per due volte di fila a Napoli i democrat si erano infilati, per demeriti propri, in cul de sac, stavolta al contrario ne escono finalmente vincitori. Con risultati parziali che danno il partito di Enrico Letta, a spoglio ancora in corso, in vantaggio sugli alleati grillini. Non molto, parliamo del 12,30 sul 10 per cento, ma abbastanza se alla vigilia la vittoria di questo match nel match tutto nel centrosinistra non era affatto scontata. Specie nella città, e ancor di più nelle periferie, che rimane comunque uno degli ultimi serbatoi grillini e si registrava la concorrenza di un avversario come Antonio Bassolino che pescava nello stesso bacino di preferenze democrat.

Senza contare il precedente di 5 anni fa quando, nella consultazione più nera per la federazione napoletana, si era finiti all'11,64 per cento. Ma non c'erano le formazioni deluchiane e nemmeno una lista forte come quella di Manfredi che ieri sera viaggiava attorno al 10 per cento. 

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Senza contare lo spettro che si aggirava prima del voto: che il peso grillino fosse così determinante da offuscare il risultato del Pd e di Manfredi. Lo pensava Giuseppe Conte stesso che a Napoli è venuto in campagna elettorale per ben 4 volte. Pensava di poter contribuire di più e invece i democrat non solo tengono ma avanzano. E infatti, subito dopo il voto, Enrico Letta e i vertici del Pd sottolineano il ruolo del partito come perno di una coalizione da allargare il più possibile, ma senza pronunciare chiaramente il nome dell'M5s. Mentre Conte sottolinea invece «la prospettiva politica seria di lavorare assieme alle forze progressiste, Pd ma anche le altre». Ma il leader del Movimento al contrario invece non ha però potuto usare toni trionfalistici. Non solo perché in tutta Italia il movimento di Grillo è andato malissimo perdendo per strada il risultato delle politiche 2018, due sindaci come quelli di Roma e Torino che non arrivano nemmeno al ballottaggio, e può tenere Napoli solo come magra consolazione.

Insomma se alla vigilia delle comunali napoletane il Pd era stato costretto ad inseguire il patto con i grillini quasi con il cappello in mano, da ieri i rapporti di forza si sono invertiti. Alleanza sì alle prossime politiche, magari allargando ancora di più, ma con il Pd che è ora a gettare le carte sul tavolo da gioco. Con chi parla, e ci contava il segretario Letta alla vigilia del voto di Napoli, di un effetto Draghi su questa vittoria. Con l'obiettivo non solo delle prossime politiche ma anche di condurre il gioco quando tra poco ci sarà da eleggere il successore del presidente Mattarella. Anche se, e questo è un nodo al di là da venire, crescerà sicuramente il peso di una parte del Pd che non intenderà più appiattirsi sulle posizioni dell'M5s e chiederà sempre di più di aprirsi verso il centro. 

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