San Giovanni a Teduccio, il fortino rosso tra sogni e annunci flop: la sfida elettorale è qui

San Giovanni a Teduccio, il fortino rosso tra sogni e annunci flop: la sfida elettorale è qui
di Luigi Roano
Mercoledì 28 Luglio 2021, 12:00 - Ultimo agg. 29 Luglio, 08:15
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Per la sinistra è il luogo del mito, dei fasti di un passato ormai lontano quando il Pci pensava di fare la «rivoluzione della classe operaia». Si facevano comizi con migliaia di cittadini e ci scappava sempre la lacrimuccia. Da quelle parti c'era un polo del ferro e anche manifatturiero. Quanto bastava - per quel partito - per cambiare la storia della città. Invece la storia ha restituito un grande flop, un fallimento autentico. Oggi politicamente è terra di conquista del M5S che alle regionali è arrivato al 40% e alle politiche del 2018 salì addirittura al 62. Della Lega che si affaccia con percentuali - certo minime - in un quartiere simbolo dove certe filosofie politiche non sono mai entrate. In mezzo la crisi della sinistra con il Pd che a stento si avvicina al 15 e gli eredi del Pci che hanno numeri da prefisso telefonico. Quello che resta di questa storia secolare ai cittadini del quartiere sono solo promesse mancate. Un quartiere postindustriale dove il futuro non è mai iniziato, fatta eccezione per qualche oasi come quella della Federico II. Che, grazie all'impegno dell'allora rettore Gaetano Manfredi, della Regione e per la sua quota parte anche del Comune, è nato un polo universitario dove si studiano le nuove tecnologie, cioè il futuro. Si studia il futuro dove il futuro non è mai arrivato. Ma, incredibilmente, in un simile contesto ora San Giovanni a Teduccio è tornato a essere il quartiere dei comizi. Un rigurgito del passato, un'improvvisa necessità dei candidati di tornare tra la gente laddove la gente è stata tradita dalla politica? Una profonda volontà di risarcire quel popolo oppure è solo caccia ai voti? L'ultimo in ordine di tempo a esibirsi nel comizio nella piazza di San Giovanni a Teduccio è stato Antonio Bassolino. Non solo un tuffo nel passato il suo che si è detto «dichiaratamente comunista». Nella ex roccaforte rossa basta dare un'occhiata a come è ridotto il quartiere per capire come le promesse tradite siano ferite ancora sanguinanti. Eppure la sfida elettorale è qui. A piazza San Giovanni Battista, vicino alla ex Corradini, di fronte alla vecchia sede del Pci chiusa da anni. E dire San Giovanni voleva dire Pci che qui arrivava a punte dell'80%. Una storia che ha lasciato molta rabbia. E forse è questa la scommessa dei candidati, ingabbiare quella rabbia e trasformarla in voti. 

Le fabbriche che c'erano un tempo sono quasi tutte chiuse. La classe operaia è estinta. Sono rimasti gli impianti petrolchimici: con il loro carico e scarico di materiali come minimo sgradevoli, per alcuni velenosi. Certo è che l'odore racconta molto di più di tante parole. Poi c'è la camorra: violenta, sanguinaria e allo sbando. Che allarga le sue piazze di spaccio nei rioni dove la disoccupazione giovanile tocca il 70%. Per esempio nel «Bronx». Sarebbero le case popolari di via Taverna del Ferro: brutti palazzoni senza colore, che si susseguono uno dietro l'altro. Da quest'altra parte, via Taverna del Ferro è un lungo vialone alberato, che finisce dove c'è il grande edificio della VI Municipalità, quella di San Giovanni, ma anche di Barra e Ponticelli, altri luoghi di sofferenza. E piena di storia è questa periferia est, una volta zona industriale, frontiera operaia, oggi un posto dove mettere un palchetto per fare un comizio. Da queste parti ha comiziato il candidato del centrodestra e pm anticamorra Catello Maresca. Lo stesso Manfredi la prima uscita pubblica da candidato sindaco l'ha fatta su quello che a San Giovanni non si vede perché c'è una barriera, quella degli edifici industriali abbandonati da superare prima di accedervi e non è facile: la spiaggia e il mare. Entrambi inquinati, lascito unico dell'epoca industriale, il resto è quasi esclusivamente precariato e livelli minimi di sopravvivenza per una delle aree più popolose e popolari della città. San Giovanni e la politica è una storia fatta quasi sempre di tradimenti. Questo quartiere nel 2016 fu l'epicentro dello scandalo che coinvolse il Pd durante le primarie, c'era da scegliere il candidato da contrapporre all'attuale sindaco Luigi de Magistris che stava preparando la sua ricandidatura per il secondo mandato. Proprio qui le primarie dei dem si conclusero con la vittoria schiacciante e determinante della candidata Valeria Valente oggi senatrice. E con la sdegnata protesta di Bassolino, per la nota vicenda dell'euro consegnato davanti ai seggi agli elettori da un consigliere comunale uscente del Pd che fu suo fedelissimo come la stessa Valente. Sappiamo come è andata a finire, con de Magistris rieletto e il Pd fino a un anno fa partito marginale e isolato. Ma chi ha aperto il valzer dei ritorni al comizio è stato il presidente della Regione Vincenzo De Luca.

In piena epoca Covid - siamo appena ad un anno fa - scelse di chiudere la sua campagna elettorale a San Giovanni. «Niente palco e quasi la voglia di mettersi a usare un megafono, come faceva anni fa. Il quartiere, però, deve essere quello e la piazza vicino alla ex Corradini, l'azienda metallurgica che arrivò ad occupare 8mila persone fondata nel 1882 e chiusa dal lontano 1949. Ma questa non è solo la storia di una ex azienda ma di un'occasione perduta al pari di Bagnoli: un pezzo di archeologia industriale dal 99 del Comune che giace addormentato su una striscia di terra tra il mare e la linea ferroviaria che attende da decenni un progetto di recupero». Questo il racconto de Il Mattino di quella serata a firma di Adolfo Pappalardo. A San Giovanni non è ancora cambiato nulla, tranne il ritorno dei palchi per i comizi.

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