Ercolano, sindaco sotto scacco ma Roma impone la tregua e salta la sfiducia a Buonajuto

Ercolano, sindaco sotto scacco ma Roma impone la tregua e salta la sfiducia a Buonajuto
di Paolo Mainiero
Sabato 30 Maggio 2020, 10:30
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Neanche ventiquattro ore, tanto è durata la mozione di sfiducia che il sindaco Ciro Buonajuto ha avuto appena il tempo di leggere, ieri pomeriggio, prima che il Pd, con una veloce retromarcia, ritirasse le proprie firme. I sette consiglieri che avevano sottoscritto il documento insieme ai cinque di opposizione (da M5s a Fdi, da Articolo 1 alle civiche) devono fare un passo indietro dopo un confronto con il segretario provinciale del partito.

Marco Sarracino ha incontrato il gruppo e con loro ha condiviso il giudizio negativo sull'amministrazione. Ma ha anche fatto capire che la sfiducia al sindaco sarebbe apparsa una mossa politicamente azzardata e incomprensibile, tanto più che mancano pochi mesi alle elezioni e che un gesto così forte avrebbe potuto paradossalmente rafforzare Buonajuto. Inoltre, c'era da fare i conti con gli equilibri nazionali, visto che la mozione aveva provocato la reazione dello stato maggiore di Italia Viva, a partire da Matteo Renzi. «È una storia incredibile, assurda, triste. C'è un sindaco che combatte contro la camorra e lo lasci solo perché crede in Italia Viva?», era stato l'affondo del leader di Iv. Insomma, questioni di realpolitik imponevano almeno una tregua. E tregua è stata dopo febbrili consultazioni tra Roma e Napoli.

Accolta la richiesta del ritiro della mozione, Sarracino ha incontrato il sindaco. Un incontro breve, che non rimargina la ferita che si è aperta mesi fa con l'adesione di Buonajuto a Italia Viva. Non è una coincidenza ma un fatto: da quando si è consumato lo strappo la maggioranza si è dissolta e i rapporti tra sindaco e Pd sono diventati sempre più conflittuali.

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Ieri sera, dunque, al termine di una giornata infuocata e di confronti con i vertici nazionali e provinciali, i sette consiglieri dem hanno rinnegato la mozione ma hanno anche ritirato i tre assessori di riferimento, Carmela Saulino, Giuliana Di Fiore e Ivana Di Stasio. «È stata una scelta assolutamente condivisa a tutti i livelli, dal nazionale al locale. Valuteremo nei prossimi incontri le ulteriori mosse», commenta il segretario cittadino Luigi Luciani.

Secondo indiscrezioni per lunedì è previsto un incontro con il vicesegretario nazionale Andrea Orlando. I consiglieri ribadiscono tuttavia le critiche al sindaco. «Resta la nostra indignazione per il deficit di trasparenza ed efficienza dell'amministrazione - scrivono in una nota -. Ma non daremo alcun alibi a Buonajuto». I sette guardano alle prossime elezioni. «Va aperta - dicono - una riflessione con la città e con tutte le forze del centrosinistra». Il Pd, va detto, ha già rivendicato la candidatura. «Crediamo nell'alleanza di governo nazionale e lavoreremo a un programma innovativo con tutte le forze anti-sovraniste», aggiungono.

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Ma resta il fatto che la decisione, praticamente imposta, di ritirare la mozione di sfiducia non è stata digerita a cuor leggero e rischia di aprire crepe profonde nel partito. Gennaro Sulipano (primo firmatario), Antonietta Garzia, Maria Grazia Prillo e Salvatore Cristadoro avrebbero anche manifestato l'intenzione di dimettersi da consiglieri. «Si è consumato - attacca Sulipano - l'ennesimo sopruso ai danni del Pd di Ercolano che dopo lunga riflessione aveva deciso di sfiduciare Buonaiuto non condividendo più il suo progetto politico. Ma si è subito mobilitata la segreteria nazionale che attraverso Sarracino ci ha chiesto di fermarci per non stravolgere i precari equilibri del governo nazionale. Così si lede l'autonomia di un partito rappresentato da dodici consiglieri, con il rischio concreto di non avere il Pd alle prossime elezioni comunali. Da partito di maggioranza a partito che rischia di scomparire».

(Ha collaborato Francesca Mari)

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