Fase 2, i governatori del Sud contro il governo: «Bloccare le zone a rischio»

Fase 2, i governatori del Sud contro il governo: «Bloccare le zone a rischio»
Fase 2, i governatori del Sud contro il governo: «Bloccare le zone a rischio»
Sabato 30 Maggio 2020, 07:58 - Ultimo agg. 13:07
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Il prof Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, avverte: «I dati fanno prevedere una seconda ondata del morbo». Ma intanto, si riapre dappertutto - così sembra - la mobilità tra regioni. In un mare di polemiche però: «Limitare gli spostamenti dalle zone a rischio», cioè da quelle del Nord, specie la Lombardia, chiedono diversi governatori del Mezzogiorno. Il più duro è il presidente della Campania, Vincenzo De Luca: «Stop agli spostamenti dalle zone con contagi ancora preoccupanti in corso». Ma il fronte dei governatori contro il governo è assai più ampio e variegato.

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La Sardegna, con il presidente Solinas, continua a dire: «Chi è senza passaporto sanitario nell'isola non entra». Nel Lazio, la linea è questa: «Se servirà, prenderemo delle contromisure. Non accetteremo forzature». Ossia il timore che arrivino magari asintomatici capaci di trasmettere il virus non fa dormire sonni tranquilli la Regione governata dal segretario del Pd, Zingaretti, il quale però - come al solito - non fa minimamente polemica con il governo. E comunque l'assessore alla sanità, D'Amato, chiede: «Sapete quanti treni ci sono ogni giorno tra Roma e Milano? Io spero che ci sia grande scrupolo nel prendere le decisioni».
Enrico Rossi, il presidente della Toscana, al governo amico dice: «Riaprire i confini della Lombardia il 3 giugno sarebbe un errore. Occorre una ripresa della mobilità diversificata tra le Regioni». E via così. Non ha la nettezza della Sardegna il presidente siciliano Musumeci che chiede soltanto un «protocollo di sicurezza» per chi arriva e non un passaporto sanitario. La presidente calabrese, Jole Santelli, è su questa linea: «Il governo adotti precauzioni per chi esce da quelle Regioni dove il contagio è più alto. Fare i controlli in partenza, non scaricare un'altra volta sulle nostre Regioni i controlli successivi, perché non possono essere fatti». Intanto il ministro Boccia se la prende con la Sardegna: «E' incostituzionale il passaporto sanitario». Di fatto su questo passaporto la Sardegna è isolata, gli altri governatori sono più frenati.
IN ORDINE SPARSO
La linea di De Luca: «Riaprire ma per non chiudere più». Quindi pensarci bene prima di farlo, per non doversi pentire poi. La linea di Zaia: «Dico sì ai lombardi, nessuno può essere trattato da untore, ma comprendo le ansie di Solinas». Il governatore Attilio Fontana si dice fiducioso che dal 3 non ci saranno più vincoli per la Lombardia: «Sono convinto che i lombardi saranno liberi di circolare in Italia. La Lombardia rientrerà sicuramente nel novero delle regioni che avranno libertà di movimento». E via così. In ordine sparso.
Ed è scontro con il governo, da parte delle Regioni, anche sulla data del voto amministrativo nel quale i governatori che pensano di aver ben figurato nell'emergenza virus vogliono incassare subito i consensi. Il marchigiano Ceriscioli: «Il voto a luglio è più sicuro che a settembre. Da Roma pesante sconfinamento di campo». E contro Roma anche De Luca: «E' da irresponsabile stabilire la data del voto a settembre». Quando forse ci sarà la seconda ondata del Covid. Conte sulla data delle regionali è strattonato insomma dai governatori che chiedono di votare o il 27 luglio o il 6 settembre, mentre sul piano politico il centrodestra spinge per ritardare ulteriormente la tornata oltre il 20 settembre ipotizzato dall'esecutivo. Conte rischia dunque di dover scegliere tra lo scontro con le Regioni e quello con le opposizioni, che potrebbero non votare il decreto all'esame della Camera. Intanto slitta all'8 giugno l'esame del decreto in materia alla Camera. A complicare la vicenda c'è il tema dell'accorpamento nell'election day del referendum costituzionale, voluto da M5s e osteggiato dal centrodestra, che potrebbe finire davanti alla Corte costituzionale. Il decreto approdato nell'aula della Camera prevede una finestra per svolgere le amministrative e il referendum tra il 15 settembre e il 15 dicembre, con il governo che ha già anticipato che la data ipotizzata è il 20 e 21 settembre per il primo turno e il referendum, e il 4 e 5 ottobre per il ballottaggio. Una cosa è certa, avverte il ministro dell'Interno, Lamorgese: «A luglio non si può votare, i governatori si accordino per altre date».
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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