Forza Italia, Martusciello si sfila: «No alla pace con Cesaro, ora serve rinnovamento»

Forza Italia, Martusciello si sfila: «No alla pace con Cesaro, ora serve rinnovamento»
di Carlo Porcaro
Sabato 5 Dicembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 12:30
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In Forza Italia non si riesce ancora a sotterrare l'ascia di guerra. L'invito alla pace lanciato da Armando Cesaro viene respinto dall'eurodeputato Fulvio Martusciello per il quale chi ha contrastato le candidature alle regionali «andava espulso dalla vita sociale del partito». Le condizioni imprescindibili del rinnovamento interno «voluto da Silvio Berlusconi» dovrebbero essere «meritocrazia, militanza e liste pulite». 

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Martusciello, continua la rissa in Forza Italia sulla linea da mantenere a Napoli e in Campania. I toni che state utilizzando non sono troppo accesi?
«Non sono accesi: c'è una parte del gruppo dirigente che ha gestito le regionali, si è speso per le liste in prima persona e sente la necessità più degli altri di favorire un rinnovamento per vincere le comunali.

Un gruppo di sindaci, consiglieri comunali ed europarlamentari, tutti scelti con le preferenze e quindi che possono vantare uno stretto legame col rispettivo territorio. Per esempio un sindaco come Massimo Pelliccia a Casalnuovo rappresenta un modello da esportare».

Qual è la strategia di Berlusconi?
«È stato proprio il presidente a chiederci di tornare a premiare il merito. In un recente collegamento telefonico con altri dirigenti azzurri ha posto il tema del rinnovamento a Napoli e in Campania come punto principale per la ripartenza. Tutto ciò, secondo noi, va realizzato con alcune condizioni imprescindibili».

Paletti oltre i quali non si può andare?
«Sì, paletti da piantare assolutamente. Meritocrazia, militanza, rispetto delle esigenze del territorio, scelte condivise, funzionamento democratico degli organismi interni, nonché liste pulite e presentabili con candidature che non affollino la giunta per l'immunità parlamentare. Su questi punti dovremmo trovarci tutti d'accordo, lo abbiamo detto in ogni sede. Se guardiamo invece al passato, alcuni che oggi invocano la pace hanno seminato la guerra: alle ultime regionali non volevano la candidatura di Annarita Patriarca tenendo posizioni non degne delle regole fondamentali su cui si basa un partito. Chi lo ha fatto andava espulso dalla vita sociale di Forza Italia».

Quindi non accoglie l'invito di Armando Cesaro che ha invocato la pace per rilanciare il partito?
«Non può arrivare da lui una richiesta di tal genere. Dobbiamo discutere insieme a Berlusconi un assetto del partito che garantisca l'esistenza dei paletti che abbiamo fissato».

Siete scesi sul piano delle questioni personali: è così?
«Chi non ha argomenti né storia trascende sul piano personale. Caldoro invece ha rimarcato le questioni politiche: dobbiamo avere la consapevolezza che l'avversario politico è dall'altra parte. Nello stesso partito non si è avversari: io devo essere contento se un collega vince le elezioni a cui si presenta. Basti pensare che molti, pur non essendo candidati o non riuscendo ad essere eletti, si sono spesi in maniera straordinaria. Penso per fare un esempio a Franco Silvestro che alla prima candidatura è risultato il più votato a Napoli».

Non è la prima volta che litigate. Arriverà un commissario o nascerà una nuova classe dirigente?
«Serve un metodo diverso nella selezione della classe dirigente, quello che abbiamo appunto indicato. Faccio un esempio: per le presidenze di Municipalità alle prossime comunali scegliamo non l'amico di qualcuno, ma invece chi è il più radicato e può vincere. Insomma basta scelte autoreferenziali, apriamoci all'esterno. Quando abbiamo usato un metodo diverso i risultati sono arrivati».

Avrà sentito Berlusconi sul caso Napoli.
«Ci confrontiamo spesso. Ribadisco che ha sottolineato come per vincere sia necessario far ritrovare alla nostra base in città e in Campania il proprio partito. Tornare ad assomigliare ai propri elettori, questo il messaggio».

Vi siete divisi sull'ultimo bilancio della stagione de Magistris: deve restare in sella per evitare il commissario?
«Sento autorevoli dirigenti che non dicono nulla su De Luca, dimenticandosi che è lui l'avversario politico, ed invece si producono in interventi su un de Magistris privo di prospettiva temporale. Non capisco perché dovremmo prendere le stesse decisioni che De Luca sta imponendo al Pd napoletano. L'amministrazione volge al termine ed il giudizio resta quello di sempre: ha governato male. Poi De Luca vuole un commissario amico, nominato da questo governo. Con i danni che ne deriverebbero, ma la mia città non merita questo».

Per Palazzo San Giacomo è convinto della bontà del percorso civico? Puntate su Catello Maresca?
«Consente di interpretare meglio le esigenze di Napoli. In una coalizione ci si confronta: le scelte identitarie possono trovare spazio nella futura squadra di governo. Ho grande rispetto di Fratelli d'Italia e Lega, non ho mai immaginato un progetto senza di loro, consapevole che il tavolo nazionale ascolterà i suggerimenti dal territorio. Per quanto ne so, sono più gli altri a cercare Maresca che viceversa. Le sollecitazioni che gli arrivano dalla società civile sono motivi di orgoglio per il lavoro svolto in carriera, ma da qui ad immaginarlo come candidato ce ne vuole». 

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