Piero De Luca e il sindaco di Napoli: «Aprire a M5S ma dentro l'alleanza regionale»

Piero De Luca e il sindaco di Napoli: «Aprire a M5S ma dentro l'alleanza regionale»
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 3 Maggio 2021, 11:01 - Ultimo agg. 4 Maggio, 08:34
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Si dice «soddisfatto» del Piano recovery Piero De Luca, vicecapogruppo Pd alla Camera che sulle comunali a Napoli apre a un asse con l'M5s: «Ma partendo dalla coalizione delle regionali». 

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Anzitutto c'è stato il via libera del Recovery: soddisfatto delle misure?
«Siamo soddisfatti nel complesso del Pnrr. Conferma l'impianto già definito, rafforzando l'ammontare degli investimenti e strutturando in modo più articolato le riforme. Se avessimo seguito i sovranisti anti euro avremmo ricostruito l'Italia con talleri o fiorini. Grazie al lavoro decisivo dei Democratici a Roma e Bruxelles, abbiamo ottenuto 209 miliardi di euro per rilanciare il Paese e renderlo più moderno, competitivo ed equo, creando nuove opportunità di lavoro e sviluppo, rafforzando la sostenibilità ambientale e digitale, consolidando la tutela dei diritti e riducendo il gap di opportunità tra Nord e Sud».

Cosa bisogna fare ora? È tutto finito qui?
«Siamo solo all'inizio di un lungo percorso.

I tempi europei sono stringenti, pena la perdita delle risorse. Per questo è necessario definire delle procedure specifiche, semplificate ed accelerate, che assicurino la realizzazione concreta dei progetti Recovery, oltreché rafforzare il personale nelle pubbliche amministrazioni. Offriremo spunti concreti al riguardo».

In che senso?
«Con i colleghi del Pd stiamo lavorando ad una proposta di legge che presenteremo a breve, volta ad introdurre semplificazioni radicali per gli investimenti nelle aree Zes. Dopo la normativa disegnata con Padoan sull'incentivazione fiscale, approvata nell'ultima legge di bilancio, proponiamo una riforma rivoluzionaria della disciplina amministrativa e burocratica, estesa anche ai Porti, per dare impulso a nuovi interventi in queste zone strategiche del Sud e dell'intero Paese».

Lei parla di ridurre il gap ma molti amministratori del Mezzogiorno si sono rizelati per le parole di Draghi che ha parlato di sprechi nel Sud nel passato.
«Il Pd si è battuto da mesi affinché il Pnrr prestasse un'attenzione particolare ai temi delle diseguaglianze di genere, generazionali e territoriali e il segretario Letta ha dato un ulteriore impulso al riguardo. Siamo soddisfatti di aver fatto introdurre una clausola di condizionalità trasversale per le politiche a sostegno di donne e giovani. Sul Mezzogiorno, abbiamo chiesto da tempo un apposito capitolo per investimenti straordinari legati allo sviluppo del Sud, consapevoli che il rilancio di quest'area del Paese è decisivo per la crescita dell'Italia intera».

Eppure sono arrivate molte critiche.
«Il Pnrr stanzia circa il 40 per cento di risorse al Sud, includendo però nel calcolo anche 15,5 miliardi di euro di risorse del FSC. Questo è il rilievo che abbiamo avanzato nei giorni scorsi. Se, come previsto nel Piano, l'esecutivo ha stabilito nell'ultimo Cdm il reintegro di queste risorse, affinché restino aggiuntive e non sostitutive rispetto ai fondi Recovery, non possiamo che essere soddisfatti perché le nostre richieste sono state ascoltate. Monitoreremo con attenzione tempi, interventi puntuali e modalità di distribuzione di questi fondi, cui si aggiungono peraltro altri 100 miliardi di euro di risorse UE nei prossimi anni».

Come procede la coabitazione di governo con questa maggioranza eterogenea? Pensa possa durare con una Lega che è diventato un partito di lotta e di governo?
«Il confronto tra le forze di maggioranza è importante. Altro è però minare la coesione del governo su scelte delicate che toccano la vita delle famiglie, in una fase ancora emergenziale. Questo è il momento dell'unità e della responsabilità non della propaganda. Salvini e la Lega dimostrano di essere inaffidabili e di pensare più ai sondaggi che alle esigenze del Paese, quando fanno opposizione strumentale al proprio stesso governo».

Capitolo amministrative. Lei rappresenta un'area consistente del partito campano e come tale è un player per la scelta del candidato sindaco di Napoli: quale è il profilo migliore e se servono le primarie per sceglierlo.
«Napoli è una grande Capitale e merita certamente un candidato autorevole, di caratura nazionale. È evidente al tempo stesso che il suo futuro non può essere deciso con intese politiche realizzate senza una piena condivisione delle scelte con i territori. Come ribadito dal segretario Letta, ritengo decisivo coinvolgere i dirigenti locali, assicurando al Pd un ruolo autorevole, baricentrico in un quadro di alleanze di centro sinistra da allargare, se possibile, anche al M5S. Mi auguro che si possa individuare quanto prima con uno sforzo unitario una figura di sintesi, in grado di vincere e amministrare Napoli dopo il disastro degli ultimi anni. Le primarie sono l'extrema ratio».

Il segretario Letta persegue un'alleanza con i grillini per le amministrative. A Napoli crede sia la strada giusta? Come imboccarla per evitare scossoni? Specie se in molti comuni campani al voto l'M5s è all'opposizione del Pd.
«In Campania esiste un modello di centrosinistra ampio ed inclusivo che ha riscosso un risultato elettorale pochi mesi fa del 70 per cento. Questo patrimonio politico va salvaguardato per non disperdere il lavoro fatto e assicurare forza all'azione della Regione. È doveroso provare ad ampliare il perimetro anche al M5s, con cui siamo impegnati in modo positivo al governo nazionale. Condizione preliminare per questo lavoro di sintesi è, però, anzitutto la volontà di sostenere un'alleanza a prescindere dal candidato. È poi necessario un salto di qualità nel rapporto in Campania con il Pd a livello regionale e nei comuni al voto, che resta ancora oggi troppo conflittuale. Infine, è indispensabile condividere un programma ambizioso di rinascita, un Next Generation Napoli».

Da Manfredi a Fico, per citarle due aspiranti, c'è la richiesta di una legge salvadebiti per i comuni. Altrimenti potrebbero non scendere in campo.
«Trovo ragionevole lavorare ad una normativa che consenta a comuni che, come Napoli, hanno dei buchi di bilancio considerevoli, di poter avviare un rigido piano di risanamento dei conti, accompagnato se necessario da un monitoraggio del Mef, con la possibilità di spalmare il disavanzo primario in un periodo ragionevole, per assicurare i servizi essenziali e programmare investimenti strategici. Non possiamo far ricadere sui cittadini le responsabilità dei disastri amministrativi dei propri comuni». 

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