Primarie Pd, intervista a Piero De Luca: «Boccia garante equilibrato ma in Campania urge un congresso chiarificatore»

«Il partito dovrà rinnovarsi e rivoluzionarsi nel profondo al suo interno nei contenuti, nel linguaggio e nella classe dirigente»

Piero De Luca, deputato Pd
Piero De Luca, deputato Pd
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 6 Gennaio 2023, 08:00 - Ultimo agg. 7 Gennaio, 09:04
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«È il momento di una discussione seria e approfondita sul futuro del Pd, ma non delle divisioni autolesioniste al nostro interno, la fase congressuale deve portare ad una scossa politica nella nostra comunità, ma non deve farci perdere di vista l'obiettivo di offrire risposte concrete ai cittadini, soprattutto a quelli meridionali, dal momento che con il progetto sull'autonomia differenziata questo governo rischia di mettere definitivamente in ginocchio il Sud. Poi, al di là dello Spacca Italia di Calderoli, vorrei ricordare che nella legge di bilancio la maggioranza non aveva mai menzionato la parola Mezzogiorno: questo la dice lunga sull'indirizzo ormai preso da questo governo». Piero De Luca, deputato del Pd, cerca di compattare il partito campano dopo le polemiche di questi ultimi giorni con i consiglieri regionali che hanno firmato un documento per chiedere le dimissioni di Francesco Boccia da commissario regionale del partito. 

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Per battagliare dall'opposizione contro la maggioranza serve unità. La troverete viste le fibrillazioni sorte in Campania?
«La priorità è celebrare il congresso regionale nei tempi che saranno definiti l'11 gennaio dalla direzione nazionale.

Va fatto senza ritardi, nel modo più sereno e trasparente. Credo che Boccia manterrà una posizione di terzietà a cominciare dall'indispensabile condizione che siano attivate tutte le procedure nei tempi previsti per far svolgere il congresso in Campania insieme al congresso nazionale. Comprendendo l'esigenza di affermare dei principi da parte dei firmatari di quel documento, non vorrei però che la richiesta di compiere passaggi ulteriori metta a rischio, allungando i tempi, la celebrazione del congresso regionale».

Una volta determinati questi passaggi cosa accadrà?
«Il partito dovrà rinnovarsi e rivoluzionarsi nel profondo al suo interno nei contenuti, nel linguaggio e nella classe dirigente, ma non stiamo rimanendo fermi durante questa fase congressuale. Come Pd stiamo facendo opposizione rispetto alle prime misure ideologiche e pericolose del Governo, come ad esempio il reintegro dei medici no vax, e siamo gli unici che stanno facendo una vera battaglia nei confronti dell'autonomia messa a punto da Calderoli che mette a rischio l'unità nazionale. Non è altro che un pezzo della strategia di abbandono del Sud da parte di questo governo. Lo Spacca Italia di Calderoli è solo la punta dell'iceberg».

C'è altro sotto?
«C'è una netta retromarcia sul Pnrr che, come stabilito dal Governo Draghi, dovrebbe stanziare il 40 per cento delle risorse al Sud, ma temiamo pure per l'erogazione del Fondo di sviluppo e coesione di 22 miliardi, dei quali 5,6 sono destinati alla Campania, siamo in attesa di una delibera del Cipess per sbloccarli. Battaglie che facciamo perché esiste un rischio reale, non è propaganda. Lo abbiamo fatto durante la legge di bilancio riuscendo a far inserire due norme per la proroga del credito d'imposta per gli investimenti nel Sud e nelle aree Zes».

Servirebbe creare un intergruppo di parlamentari meridionali di tutti i partiti per contrastare queste politiche?
«Era auspicabile già per la legge di bilancio, ora bisogna battersi affinché sia scongiurato che i Lep siano decisi con un Dpcm, esautorando il Parlamento e senza prevedere risorse aggiuntive per colmare i divari esistenti. Così vedremo davvero se i deputati meridionali del centrodestra usciranno allo scoperto. Con il progetto della destra è in pericolo l'unità nazionale».

La Regione ci ha provato ad avviare un dialogo con Calderoli sull'autonomia. Un errore?
«È stato doveroso sedersi al tavolo visto che si parla di servizi essenziali per i cittadini e della sfida dell'efficienza amministrativa degli enti locali. Poi è stato alzato un muro da parte del ministro, senza coinvolgere la conferenza Stato Regioni né la conferenza unificata. Tutto il Pd ha chiesto di discutere di un'autonomia giusta che prenda in considerazione i costi standard e non la spesa storica per i Lep, che non preveda ipotesi di residuo fiscale, che riduca in sostanza i divari dei diritti di cittadinanza per scuola, sanità, assistenza, trasporti, non li aumenti condannando per sempre il Sud. Il disegno di legge presentato da Calderoli va in tutt'altra direzione. Per noi è inaccettabile e faremo un'opposizione durissima». 

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