Scabec, il vertice lascia; l'ira dei dimissionari: «Debiti tutti ereditati»

Scabec, il vertice lascia; l'ira dei dimissionari: «Debiti tutti ereditati»
di Adolfo Pappalardo
Martedì 12 Aprile 2022, 08:51 - Ultimo agg. 18:02
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Alla fine l'attesa assemblea è poco più di una formalità che si consuma in una manciata di minuti. Tra una relazione vergata dai vertici dimissionari e la nomina di un direttore generale che andava fatta già mesi fa. E la richiesta alla Regione, nero su bianco, di «valutare l'adozione dell'azione di responsabilità nei confronti dell'ex amministratore unico Antonio Bottiglieri».

È l'epilogo della Scabec, la partecipata regionale di promozione culturale, sommersa dai debiti e senza essere riuscita nemmeno ad chiudere il bilancio 2021 e ad aggiornare il piano triennale entro i termini. In pratica è un crac finanziario e spetta ora alla Regione (il socio unico) decidere come e se, a questo punto, salvarla. Non con una semplice ricapitalizzazione (non più prevista dalle nuove norme per le società pubbliche) ma aggiornando il piano triennale e facendo passare tutto per l'ok del consiglio regionale. E anche qui non sarebbe cosa affatto semplice. Anzi. Tra perquisizioni, un'inchiesta giudiziaria e le notizie di costi lievitati a dismisura sarebbe difficile a far passare la vicenda nell'aula del consiglio regionale senza che, anche nella maggioranza, nessuno faccia un plissè.

Procrastinata per giorni, ieri con l'assemblea si consuma l'ultimo atto. Con la relazione di 6 pagine firmata dalla presidente Tartaglione e dal vice Aniello Salzano che non aggiunge a ciò che già era noto.

Non solo il rosso di quasi 4 milioni di euro che pesa già come un macigno ma soprattutto il nodo dei dipendenti. Dovevano essere 17 secondo il piano triennale 2020-21-22 approvato il 27 aprile 2021 ma ne sono 48. Di cui ben 46 a tempo determinato ma la cui quasi totalità ha superato i 36 mesi complessivi ovvero il limite dei 5 rinnovi. «Si determinerebbe - è scritto nella relazione di discussa ieri e già inoltrata ai vertici di palazzo Santa Lucia - in danno alla Scabec un pregiudizio economico notevolissimo senza considerare peraltro le conseguenze in termini di danno erariale che deriverebbero a carico dei soggetti responsabili della società».

Un passaggio quest'ultimo che chiarisce anche perché Tartaglione e Salzano siano stati irremovibili ieri mattina a non voler rimanere un minuto di più. Per evitare di trovarsi, anche personalmente, invischiati in richieste di giudizio e risarcimenti degli aventi diritto. Non solo da parte dei dipendenti ma anche dei creditori e dei magistrati contabili. Impossibile continuare, quindi, in queste condizioni: «il socio unico Regione Campania è chiamato a intraprendere tempestivi provvedimenti». Perché, è scritto sempre nella relazione, «attualmente la Scabec si trova in evidente difficoltà economica, tenuto conto che, le risorse finanziarie attualmente disponibili risultano insufficienti a fronteggiare le pretese avanzate dai creditori».
L'ultimo atto dei vertici della partecipata è stato quello di ingaggiare una società di revisione dei conti per effettuare una due diligence contabile sull'annualità 2021 propedeutica alla predisposizione del bilancio 2021. Alla Regione, infine, la richiesta di «adottare i provvedimenti necessari al fine di prevenire l'aggravamento della crisi in atto attraverso un idoneo piano di risanamento della società».

Materia ora per Luigi Riccio, dirigente regionale proveniente dal comparto sanità, chiamato ieri con urgenza a ricoprire la carica di direttore generale: una casella prevista dall'organigramma Scabec ma, stranamente, mai messa in piedi dall'ex amministratore unico nonostante decine di contratti di lavoro attivati. Anche se, più che un dg, serve che palazzo Santa Lucia decida ora per un nuovo vertice. Almeno in questa fase transitoria in cui Tartaglione e Salzano terranno esclusivamente responsabilità sull'ordinario ma solo per evitare una vacatio. L'hanno chiarito anche ieri mattina a Vincenzo Fragomeni, vice capo di gabinetto, al tavolo per rappresentare il socio unico. «Impossibile andare avanti», si sfoga dopo l'assemblea l'ex parlamentare democrat Assunta Tartaglione chiamata a fine novembre al vertice della partecipata. «Con grande dispiacere abbiamo rassegnato le dimissioni. Spero vivamente - spiega amareggiato Aniello Salzano, altro membro del cda - che la situazione si possa raddrizzare. Anche perché la società aveva, come mission, tutte le carte in regola per stare sul mercato».

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