Scuole chiuse a Napoli, Mia Filippone: «È caos totale, ma la salute viene prima»

Scuole chiuse a Napoli, Mia Filippone: «È caos totale, ma la salute viene prima»
di Valerio Esca
Lunedì 10 Gennaio 2022, 08:30 - Ultimo agg. 16:11
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«Il caos è totale. La scuola napoletana è veramente in grande difficoltà». Le parole di Mia Filippone, vicesindaco di Napoli con delega all'Istruzione e alla Famiglia, lasciano poco spazio all'immaginazione. Il ritorno a scuola per gli studenti napoletani resta appeso a un filo tra l'ordinanza regionale, i ricorsi al Tar e il braccio di ferro con il Governo. Bisogna fare i conti con i numeri: «Almeno il 20% tra docenti e personale Ata oggi non si presenterà a scuola perché con il Covid o in isolamento fiduciario. Un dato con il quale dovremmo fare i conti oggi e che potrebbe anche essere più gravoso. Purtroppo la situazione cambia non di giorno in giorno, ma di ora in ora», spiega Filippone, che oltre ad essere la numero due di Palazzo San Giacomo è una ex dirigente scolastica.

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Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni nelle scuole napoletane?
«Non ho un'idea di cosa succederà e non ce l'ha nessuno.

La situazione è critica, come è emerso dalla riunione che ho tenuto venerdì con oltre 200 dirigenti scolastici e i direttori delle Municipalità. C'è preoccupazione tra i dirigenti, perché, come si legge anche nell'ordinanza del governatore campano e come affermano i medici, la situazione dei pronto soccorso è ai livelli di guardia. Pertanto qualora ci fosse un'emergenza all'interno delle scuole ci sarebbero difficoltà anche a chiamare un'ambulanza per procedere ad un pronto intervento».

Quali sono le maggiori criticità che sono state rilevate dai dirigenti scolastici?
«In primo lungo le assenze del personale sia docente che Ata in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Poi è stata sottolineata la complessità delle norme e dei protocolli, dal tracciamento ai tamponi. Tutte le azioni contenute nelle varie norme e nell'ultimo decreto governativo sono in qualche modo complesse da applicare. Bene hanno fatto il ministero e la Regione Campania ad emanare un vademecum per cercare di aiutare i presidi delle scuole nel gestire questa difficoltà».

Tra docenti e personale Ata in quanti oggi non si presenteranno a scuola?
«Il dato non è omogeneo chiaramente e purtroppo la situazione si modifica di ora in ora. Immaginiamo che possa essere intorno al 20-25% almeno. Ma sicuramente la situazione e i numeri saranno più chiari questa mattina. Intanto insieme ai dirigenti abbiamo deciso venerdì di fermare la refezione scolastica e sabato abbiamo comunicato già alle ditte che fino a quando la situazione non cambierà non potrà riprendere il servizio. Guardando più da vicino le scuole comunali, nidi e scuola dell'infanzia, ho fatto una ricognizione dei numeri. Il servizio potrebbe anche essere reso, al netto del blocco delle attività ordinato dalla Regione, ma con una riduzione dell'orario, proprio a causa delle assenze del personale falcidiato dal Covid».

Prima dell'ordinanza di De Luca, quale strada era stata individuata per affrontare questa emergenza?
«Si era deciso di sospendere, come dicevo poco fa, la refezione e di fare i conti con le assenze, quindi di allertare l'utenza in tempi rapidissimi. Alla luce delle difficoltà eravamo pronti a ripartire con tutte le limitazioni e riduzioni delle attività e degli orari di servizio».

Da ex dirigente scolastico, da docente e soprattutto da madre, qual è il suo giudizio sull'ordinanza di De Luca?
«La situazione allo stato attuale è molto seria. Mi sento di porre comunque in una sorta di graduatoria ideale una priorità assoluta, ovvero la tutela della salute delle persone, dei nostri docenti, dei nostri ragazzi e dei nostri figli. A tutto il resto si può porre rimedio, anche all'ignoranza dei bambini e dei ragazzi. Senza entrare in polemiche ideologiche, che pure sono state invocate in questa fase, bisogna tenere conto che chi possiede il potere decisionale deve fare i conti con i dati scientifici ponendosi come obiettivo quello di valutare ogni scelta a tutela della salute pubblica. Oggi non si può non tenere conto che è tutto un grande caos determinato dall'imperversare dal virus. Interrompere l'attività è chiaramente un danno gravissimo per le famiglie, per i genitori che lavorano e lo è anche per la formazione e l'educazione dei ragazzi. Ma in questo momento non mi sento di aggiungere altro. La situazione è difficile e va monitorata continuamente.

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