D'Alessandro: «L'Università del Mediterraneo al Centro direzionale di Napoli»

D'Alessandro: «L'Università del Mediterraneo al Centro direzionale di Napoli»
di Valerio Esca
Domenica 21 Agosto 2022, 09:38
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«L'Università del Mediterraneo al Centro direzionale». La proposta arriva dal rettore dell'Università Suor Orsola Benincasa Lucio D'Alessandro, che delinea quella che potrebbe diventare concretamente una leva per il rilancio dell'area.
 

Rettore, in che modo andrebbe rilanciato il Centro direzionale?
«In questi giorni di campagna elettorale, senza ovviamente voler entrare nel merito delle proposte dei singoli partiti, da studioso della comunicazione mi viene in mente come in questi periodi ci capiti di ascoltare leit motiv ormai noti da anni che poi quasi mai si traducono in azioni concrete. Pensando alle necessità del Centro direzionale di Napoli su cui meritoriamente proprio Il Mattino sta animando da settimane un proficuo dibattito mi vengono in mente due ritornelli che riguardano la nostra città».

Quali?
«Napoli capitale del Mediterraneo e la necessità di attrarre cervelli di qualità anziché assistere alla fuga dei nostri.

Che Napoli possa ed anzi debba essere la vera capitale del Mediterraneo è un dato di fatto che negli anni ha ricevuto solide argomentazioni di carattere logistico, economico, geopolitico, storico e culturale. Da ultimo, non a caso, la prima Conferenza dei ministri della Cultura del Mediterraneo appena due mesi fa ha già de facto incoronato Napoli, quasi per acclamazione e certamente per unanime consenso, come prima possibile capitale della cultura dei Paesi del Mediterraneo. L'altro dato di fatto incontrovertibile, a prescindere dal credo politico, è che per la nostra città, così come per l'intero Paese, da Lampedusa a Milano, possa essere fondamentale sviluppare una maggiore via attrattiva nei confronti dei giovani studiosi di quelle aree del Mediterraneo, che per ragioni politiche ed economiche sono continuamente esposte a flussi migratori costituiti solo da poveri disperati giustamente in cerca di un futuro migliore».

Quale strada bisogna intraprendere?
«Unendo le due constatazioni, purtroppo ancora lontane dal divenire dati di fatto a livello di progettualità operativa, mi viene in mente come proprio il Centro direzionale abbia gli spazi e la collocazione geografica e logistica per ospitare una grande Università del Mediterraneo. Un Ateneo in forma collegiale che sia anche residenza per i tanti eccellenti studenti dei Paesi del Mediterraneo in quei settori: dall'economia al diritto, dalla medicina all'ingegneria, dai beni culturali alle scienze umane, in cui le cinque Università napoletane sono indubbiamente tra le grandi capitali internazionali dell'alta formazione».

Come realizzare il progetto di Università del Mediterraneo?
«Per renderlo un investimento produttivo anche a livello economico, sociale e occupazionale, la rete di lavoro e di progettazione deve essere decisamente più ampia. Da anni ad esempio all'Università Suor Orsola Benincasa lavoriamo alla progettazione didattica insieme con le imprese ed i professionisti del territorio per analizzare i futuri fabbisogni del mercato del lavoro e adeguare la formazione alle nuove sfide del Paese, così come abbiamo fatto con la green economy e le digital humanities solo per citare due esempi. Con questo stesso percorso l'Università del Mediterraneo potrebbe essere un grande Polo formativo d'eccellenza a numero programmato capace di attrarre a Napoli studenti di alto profilo che andrebbero anche a ravvivare la residenzialità del Centro direzionale e magari ne prolungherebbero anche gli orari di vita sociale».

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Un altro dei leit motiv è quello di delocalizzare la movida al Centro direzionale, è d'accordo?
«Innervare un discreto numero di giovani tra i 18 e i 30 anni in un luogo della città completamente diverso dai baretti di Chiaia e dalle piazze del centro storico chissà che non possa contribuire anche alla soluzione di questo problema. Questi sono progetti di lungo periodo, ma poi va valorizzato ciò che già c'è».

Ovvero?
«L'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha sede a Napoli, ma quasi nessuno lo sa. Una realtà che non è mai entrata nella vita di Napoli. C'è stata una disattenzione della città che non ha fatto molto per accogliere questa importante Agenzia nazionale, che possiamo paragonare a un ministero. In questo senso sarebbe auspicabile un intervento del sindaco Manfredi per rilanciare i rapporti con l'Authority».

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