Vaccini in Campania, over 40 a rischio: l'arretrato non arriva

Vaccini in Campania, over 40 a rischio: l'arretrato non arriva
di Gigi Di Fiore
Venerdì 14 Maggio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 15 Maggio, 10:02
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Alla Campania, mancano nel conto 200mila dosi di vaccino che non sono ancora arrivate. Il numero, di poco aumentato rispetto ai conti ufficiali, è del presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Che ha denunciato: «Il problema resta la quantità di vaccini che ci arrivano. Ancora oggi siamo a 200mila vaccini in meno rispetto a quelli che dovremmo avere in rapporto alla nostra popolazione. Ci è stato detto che recupereremo alcune decine di migliaia entro maggio, ma ancora oggi siamo a quasi 200mila in meno». Un allarme che fa il conto sulle dosi consegnate in concreto alle singole regioni in rapporto alla popolazione residente e ai vaccini a disposizione del commissario per l'emergenza. Nei dati ufficiali, le dosi campane portano il segno meno.

Nell'ultimo aggiornamento delle tabelle ministeriali ufficiali di ieri, alla Campania mancano precisamente 182.361 dosi. Significa aver ricevuto, in relazione ai 5.676.759 campani residenti, solo il 40,39 per cento delle dosi che spettano. Matematica alla mano fanno 2.648.705 vaccini consegnati. Il presidente De Luca alza la voce, ma da Roma le scelte sono legate ai criteri seguiti nella campagna vaccinale. La Campania ha residenti di età media bassa rispetto a Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, che hanno ricevuto oltre il 50 per cento di dosi per la precedenza data nel vaccino agli over 80. Lo ha chiarito ancora De Luca: «Il commissario nazionale ha detto apriamo ai 40enni. Se nelle altre regioni, Li guria, Veneto, Emilia, vi erano più 80enni e 70enni, quando arriviamo ai 40enni vuol dire che ce ne sono di più in Campania.

Oggi per questo dovremmo avere più vaccini di altri, ma se ne sono dimenticati». 

Da Roma si annuncia la consegna delle dosi mancanti entro la fine del mese. In questa settimana, ne dovrebbero arrivare le prime 20mila. È una questione di bilanciamento, ma nella tabella ufficiale figurano 2.940.370 dosi consegnate al Lazio che ha una popolazione in numero di poco superiore alla Campania. Spiega Ugo Trama, che nell'Unità di crisi campana segue proprio l'approvvigionamento vaccini: «Il criterio di assegnazione generale è il rapporto dosi e popolazione residente. Poi ci sono state priorità, legate all'età dei residenti nelle singole regioni. Partendo dalle vaccinazioni a over 80 e over 70, si sono consegnate più dosi alle regioni con più residenti di quell'età. Lo smistamento, naturalmente è legato agli arrivi a Roma». Da qui i conti che non tornano a De Luca: se si deve partire a vaccinare gli over 40, che sono di più in Campania, dovrebbero essere consegnate subito le dosi mancanti. Ma non è così.

Scorrendo le tabelle sulle consegne in Campania, colpisce un dato: non è vero che sono arrivate così tante dosi di AstraZeneca da doverle smaltire con campagne vaccinali aperte a tutte le età. Anzi, il rapporto è sbilanciato su Pfizer, che rappresenta il 66.01 per cento delle dosi consegnate in Campania pari a 1.748.505. Di AstraZeneca, ne sono arrivate solo 645.800 dosi pari al 24,38 per cento. Significa che è stato dato in ogni caso preferenza alla somministrazione dello Pfizer. Irrisori gli altri vaccini, con 222.000 di Moderna pari al 8,38 per cento e 32.400 J&J per lo 1,22 per cento. 

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«Resta il problema seconda dose che prima o poi dovrà essere affrontato anche in sede scientifica - dice Ugo Trama - Se effettivamente sono stati bloccati gli acquisti AstraZeneca, cosa succederà per la seconda dose a chi ha avuto la prima proprio con vaccino AstraZeneca? Credo che prima o poi andrà capito se sia compatibile una seconda dose di vaccino diverso rispetto a quello ricevuto nella prima dose».

Se gli obiettivi del commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo restano le vaccinazione da ultimare entro ottobre, per ora in Italia siamo al 50,38 per cento di dosi consegnate per un totale di 29.559.660. I criteri nazionali spesso sono stati ignorati dalla Campania che, per prima, aveva pensato di privilegiare la vaccinazione di massa nelle località turistiche. Un'idea, poi seguita dal commissario per l'emergenza, che avrebbe significato un ripensamento delle distribuzioni di dosi dal centro. E ora dice De Luca: «Abbiamo fatto delle cose anche non rispettando alcuni criteri demenziali dati dal commissario nazionale. Abbiamo deciso di dare priorità ad alcune realtà, come le isole, per evitare di aggiungere al Covid anche centinaia di migliaia di disoccupati stagionali e non nel comparto turistico. Non bisognava essere premi Nobel, ma abbiamo dovuto fare la guerra per andare oltre i criteri nazionali». E ancora: «Vorrei dire sommessamente, almeno state zitti e diteci quelli realmente arrivati non quelli che dovrebbero arrivare. Guardo con terrore alla campagna di somministrazione delle dosi quando sarà finita l'efficacia di questo primo giro di vaccini. Non la sta seguendo nessuno in Italia. Abbiamo fatto la scelta inglese: facciamo almeno le prime dosi e poi chi vivrà vedrà. Ma l'immunizzazione durerà 6, 8 mesi, un anno. Poi bisognerà ricominciare a fare i vaccini. Stiamo cercando di fare anche il piano parallelo per le seconde vaccinazioni». 

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