Vaccini in Campania, De Luca: «Avanti troppo lenti, per finire ci vogliono 10 mesi»

Vaccini in Campania, De Luca: «Avanti troppo lenti, per finire ci vogliono 10 mesi»
di Lorenzo Calò
Lunedì 10 Maggio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 11 Maggio, 08:11
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Questa volta non chiama in causa la divisa del generale Figliuolo ma il bersaglio del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca resta sempre lo stesso: il commissariato di governo direttamente responsabile della campagna vaccinazioni. «C'è una carenza di vaccini a livello nazionale», ha ripetuto ancora ieri il governatore intervenendo nel corso del programma tv «Mezz'ora in più» condotto su Raitre da Lucia Annunziata. Ma questa volta non è solo Figliuolo a essere messo nel mirino, bensì anche qualche collega presidente di Regione, vedi ad esempio Nicola Zingaretti, visto che il Lazio «riceve più vaccini della Campania. Forse la regione Lazio è più fortunata perché fino a ieri aveva ricevuto oltre 200mila dosi in più rispetto alla popolazione. Noi chiudiamo due centri di vaccinazione per mancanza di vaccini e sono molto preoccupato per la movida. Oggi in Italia abbiamo vaccinato 17-18 milioni di persone ma immunizzato solo 7,2 milioni. Questo vuol dire che per fare 49-50 milioni di dosi per immunizzare il resto della popolazione, di questo passo ci metteremo altri 8-10 mesi. È evidente che c'è una carenza di vaccini». Sullo sfondo - raccontano dal Nazareno - anche le scorie del recente riassetto all'interno della Conferenza delle Regioni dove la Campania, già esclusa dalla vicepresidenza (andata alla Puglia di Emiliano) e dallo stesso ufficio di presidenza (con il numero uno Fedriga sono stati indicati Giani/Toscana, Marsilio/Abruzzo e Toma/Molise) si è vista estromettere anche dal coordinamento di importanti missioni operative ottenendo soltanto il coordinamento, sebbene «pesante», della commissione Mobilità che sovrintende su lavori pubblici, infrastrutture, porti, edilizia. Resta poi il nodo irrisolto delle dosi di vaccino rivendicate dalla Campania in base al numero di abitanti, «ne mancano ancora 194mila», ha detto De Luca, aggiungendo: «Abbiamo rispetto per il commissario Figliuolo che è una persona perbene ma chiediamo rispetto per le regole ed i diritti dei nostri concittadini». Certo, rimane per ora sospesa la trattativa avviata dalla Campania con i russi per la fornitura del vaccino Sputnik che al momento non solo né l'Ema né l'Aifa hanno validato ma che ha suscitato più di qualche dubbio anche in altre autorità regolatorie nazionali (vedi il Brasile). Né è passata inosservata allo staff del generale Figliuolo - che da giorni raccomanda di vaccinare il più possibile la popolazione anziana, a cominciare dagli ottantenni e over 80 - l'insistenza con cui dalla Regione Campania si comunica «di aver vaccinato tutti gli 80enni». In realtà i dati ufficiali dell'ultimo Report del 7 maggio scorso, dicono che in Campania 62.797 over 80 (pari al 20,64%) non hanno ancora ricevuto neppure la prima dose. Addirittura, nella fascia d'età tra 70 e 79 anni, in attesa di prima dose ci sono 151.334 assistiti, pari al 31,24%. «La vaccinazione è volontaria - ribatte De Luca - se gli anziani non si registrano non possiamo andarli a prendere con i carabinieri». Insomma, muro contro muro, anche sul piano di immunizzazione delle piccole isole su cui la Campania - pure sul versante del marketing territoriale - ha deciso di andare all'all-in. «Abbiamo preso una decisione di puro e semplice buon senso, di tutela sanitaria delle isole, che sono territori a rischio - ha spiegato De Luca - Abbiamo fatto una valutazione relativa a un comparto economico. Era quindi una scelta di buon senso capire che, se saltava il mese di maggio, saltava la stagione estiva. Quindi, al di là degli orientamenti del governo e del commissario al Covid, abbiamo deciso di andare avanti per la nostra strada». Insomma, facciano così anche a Cortina per il turismo della montagna, è il succo del ragionamento. 

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Ma, evidentemente, i motivi di attrito non sono soltanto determinati dalla questione vaccini visti i giudizi per niente teneri che il governatore della Campania ha riservato anche al governo Draghi e al Pnrr. «In Italia dovremmo avere la stessa motivazione ideale e politica che è stata adottata con il ricongiungimento delle due Germanie dopo la caduta del muro di Berlino - ha sottolineato - ovvero decidere di recuperare il divario infrastrutturale, sociale e di genere tra Sud e Nord. Le centinaia di miliardi che abbiamo avuto, le abbiamo ottenute precisamente per questi scopi. Non credo che a Palazzo Chigi ci sia una grande sensibilità al di là delle parole che si dicono». E ancora: «C'è stato detto che il 40 per cento delle risorse del Pnrr sono destinate al Sud. Non è vero, perché sono stati conteggiati fondi che erano già stati destinati al Sud». Dunque De Luca una spina nel fianco del premier? «Non sono all'opposizione del Governo Draghi - ha precisato il governatore - ma cerco di difendere gli interessi della mia comunità.

La mia preoccupazione - ha concluso De Luca - è che non si riuscirà a spendere i 200 milioni del Pnrr se non si realizzerà la sburocratizzazione radicale, da operare con la spada, che occorre». 

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