Prove di dialogo per i candidati a sindaco di Napoli dell'area progressista. Antonio Bassolino, Alessandra Clemente, Sergio D'Angelo e Gaetano Manfredi si ritrovano sotto lo stesso tetto sulla vertenza Whirlpool. Il documento comune sottoscritto da tutti e quattro i candidati sembra una prova generale di un probabile accordo al ballottaggio, sempre che qualcuno non decida di tirarsi indietro prima. Il maggior indiziato per questo è Sergio D'Angelo, che ieri, in un lungo post Facebook, ha ricordato la sua «disponibilità ad un confronto con gli altri candidati del centrosinistra» e che presto darà aggiornamenti rispetto agli esiti di questi incontri. Manca all'appello solo la firma del candidato sindaco del centrodestra Catello Maresca, che attacca i suoi competitor: «Fanno campagna elettorale sulla pelle di 340 famiglie».
«Da oltre 26 mesi i lavoratori della Whirlpool di Napoli sono impegnati per la difesa e la salvaguardia del proprio posto di lavoro, per garantire un presente e un futuro dignitoso alle 340 famiglie coinvolte in questa vertenza - scrivono Bassolino, Clemente, D'Angelo e Manfredi - L'avvio della procedura di licenziamento collettivo per gli operai dello stabilimento rappresenta un duro colpo per la città e il suo tessuto sociale e lavorativo.
Mai così vicini dunque i quattro candidati dell'area progressista, che siglano un accordo su una vertenza calda e di fondamentale importanza, per i lavoratori e per la città di Napoli. C'è anche chi, tra i quattro, stia dialogando anche in chiave elettorale già da tempo. Manfredi e D'Angelo sono infatti nella fase avanzata di un dialogo che potrebbe portare ad un accordo prima di arrivare al ballottaggio. «Ho dialogato con tutti, provando a costruire un ponte tra le parti, ho provato a spiegare che le persone che vivono nella nostra città aspettano risposte dalla politica e che non usciremo dalla crisi a meno che non si depongano le armi e ci si rimbocchi le maniche, tutti, per un bene comune - scrive D'Angelo - Perché il lavoro è estremamente complesso e occorre fare ricorso a tutte le risorse in campo. Non è scontato che questo mio modo di ragionare venga recepito da tutti, ma il frazionamento tra chi appartiene alla stessa area politica non porterà da nessuna parte. Sono le convergenze a rendere validi e solidi i progetti».
I lavoratori e le lavoratrici di Whirlpool non si arrendono. Ieri in 200 a Roma hanno protestato contro la chiusura dello stabilimento di Napoli, muovendosi in corteo dalla stazione Termini e raggiungendo il ministero dello Sviluppo economico, mentre in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo si svolgeva uno sciopero di otto ore. «Adesione del 100%», ha fatto sapere la Fiom, mentre una delegazione di Fim, Fiom e Uilm veniva ricevuta al Mise dai viceministri Gilberto Pichetto Fratin e Alessandra Todde. «Stiamo lavorando a un piano industriale serio e concreto, che non solo metta in sicurezza i lavoratori, ma garantisca un futuro per il sito produttivo di Napoli salvaguardando l'occupazione», ha detto la viceministra Todde ai sindacati. Ma intanto il tempo stringe. Il conto alla rovescia di 75 giorni è già iniziato lo scorso 15 luglio, innescato dalla procedura di licenziamento aperta dalla multinazionale americana.