Calendario Di Meo 2019, tocca al fascino di Belgrado

Calendario Di Meo 2019, tocca al fascino di Belgrado
di Giovanni Chianelli
Domenica 10 Novembre 2019, 15:00
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È il calendario nomade per eccellenza. Si sa da dove parte, Napoli, terra di origine del suo ideatore, Generoso Di Meo; ma è una sorpresa capire dove ogni anno sbarcherà. Questa volta, dopo aver toccato Lisbona e Istanbul, ma anche Vienna, Mosca e New York, tocca a Belgrado ospitare la diciottesima edizione del calendario Di Meo. Un progetto di fotografia e testo, di koinè culturale e artistica. Sabato 9 novembre, al Palazzo di Serbia, è andato in scena il galà che puntualmente bagna la presentazione del nuovo lavoro: una festa che quest'anno ha visto trionfare i toni del "Black and white party", come quella immaginata nel '66 dallo scrittore Truman Capote.
 
 


A celebrare il ponte tra Napoli e Belgrado, due file di figuranti vestiti da Pulcinella (una fila in maschera bianca e l'altra nera) hanno accolto gli ospiti del galà. Non proprio ospiti qualunque: il fotografo Massimo Listri (autore degli scatti del calendario), Federica e Fabiana Balestra, il critico Vittorio Sgarbi. E poi - sennò che galà sarebbe? - la nobiltà: Alessandro e Caterina di Serbia, Elisabetta di Jugoslavia e suo nipote Michel, Elena Von Essen.
Presenti anche la cantante lirica Jadranka Jovanovic ed eroi nazionali dello sport come Pedja Mijatovic e Dejan Tomasevic. Il dialogo fra Belgrado e Napoli è proseguito a tavola, con una fusion tra specialità balcaniche e partenopee, e nella musica: l'ensemble serbo “KOLO”, le “Girl Panic D.J.” e gli “Euterpa” si sono alternati a brani interpretati dal musicista napoletano Marco Fasano. Uno sguardo alle immagini. Riguardano gli interni di luoghi storici di Belgrado, tra cui chiese, palazzi nobiliari, biblioteche. Prevalgono, come soggetti, scale e sedute, una chiave di lettura scelta da Listri, evidentemente, per significare gli spazi di un potere perduto. Ma non dalla cultura serba e slava, che può vantare un patrimonio di grande pregio. Anche i testi che accompagnano le fotografie sono orientati all'insegna di una memoria storica che riguarda tutta l'ex Repubblica Jugoslava e non si limita a Belgrado. Nei brani di Sgarbi su Caravaggio, dei giornalisti Federico Vacalebre e Enrico Fiore, rispettivamente su Goran Bregovic e la scena teatrale balcanica, del gallerista Peppe Morra su Marina Abramovic, si sente la percezione di un territorio ancora unito, ricco e in grande collegamento con il Mediterraneo e la sua capitale naturale, Napoli.
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