Al cinema dell'Asilo, i film del ventunesimo secolo scelti tra «Parole e Utopia»

Al cinema dell'Asilo, i film del ventunesimo secolo scelti tra «Parole e Utopia»
di Benedetta Palmieri
Mercoledì 4 Aprile 2018, 21:00
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“Rivoluzione Zanj” è un film del 2013 di Tariq Teguia, che segue il lavoro di un giornalista algerino attraverso i conflitti interni al Paese, nel casuale ritrovamento di tracce delle rivoluzioni Zanj avvenute in Iraq tra l’VIII e il IX secolo, ma soprattutto alle prese con «l’utopia della rivoluzione pan-araba, di cui Egitto, Tunisia, Yemen potrebbero rappresentarne l’inizio».

Il film è il secondo e prossimo appuntamento (il primo è stato “Marathon” di Amir Naderi) di “Parole e Utopia. Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo” – nuova rassegna cinematografica dell’Asilo, che la ospita (a vico Maffei 4; per maggiori informazioni, sito e pagina Fb) questo (il giorno 5) e i prossimi giovedì (sempre alle 20.30) fino al 26 aprile.
 
In verità, c’è qualcosa nella narrazione di questa pellicola che fa pensare anche alla struttura della rassegna stessa: un procedere che si muove e muove lo sguardo da una parte all’altra, girando intorno e cogliendo l’obiettivo da più angolazioni. 

Il ciclo mira infatti a focalizzare l’attenzione sul cinema – tutto il cinema – del ventunesimo secolo, attraverso la chiave che gli suggeriscono un progetto e il libro che ne è stato tratto: il libro è “Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo” e è firmato da Donatello Fumarola e Alberto Momo; il progetto è “Parole e Utopia” e è un archivio di conversazioni filmate, tenute con più di cinquanta registi tra i più significativi del cinema contemporaneo mondiale. E va “alla ricerca di una mappatura (sentimentale) del cinema, attraverso le parole di chi lo fa in prima persona: nomi davvero imprescindibili della cinematografia mondiale, dai più noti David Lynch, Abel Ferrara, Quentin Tarantino, Werner Herzog, fino a autori di un cinema più esplicitamente sentimentale come Stan Brakhage, Jonas Mekas, Alberto Grifi”. 

Inoltre, “il progetto intende mettere in gioco questo materiale come archivio vivente (e in progress) favorendone la diffusione”. E in effetti, lo fa anche prestandosi come introduzione alle proiezioni: ciascun film (i titoli fanno parte del catalogo della casa di distribuzione Zomia-Malastrada Film) sarà preceduto da un estratto dell’intervista di Fumarola al regista che lo ha realizzato, e dunque dalle loro stesse “parole e utopie”.
 
Così per Pedro Costa e il suo “Cavallo Denaro” (sullo schermo il 12) – storia di una vita che, perdute le speranze riposte nella rivoluzione portoghese, fatica pure a ritrovare una propria collocazione fisica e anagrafica, abbandonando il proprio protagonista in un limbo di burocrazia e dimenticanza. 

E così ancora per Lav Diaz e il suo “Figli dell’uragano” (previsto il 19) – dove protagonisti sono i bambini costretti a cavarsela (spesso da soli) dopo il tifone Yolanda, che nel 2013 colpì le Filippine; il regista li racconta nella loro capacità di adattamento e di realizzazione di soluzioni creative per la sopravvivenza, in uno scenario che mostra lo stato di abbandono in cui quelle terre ancora si trovavano a diversi mesi dall’evento catastrofico. 

Il regista Romano Scavolini sarà invece presente all’ultima serata (il 26), per parlare dal vivo del proprio “A mosca cieca”: la vicenda – che prende spunto da un inspiegabile omicidio – è solo parte della sua storia. Girata nel 1966, bocciata più di una volta dalla censura e tacciata di pornografia, la pellicola è circolata più e meno clandestinamente per decenni; all’epoca, presero posizione sul film pure Moravia, Ungaretti (che ne sostenne la distribuzione), Elsa Morante – per cui l’opera “spazzava via definitivamente il neorealismo”. 
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