Un omaggio a vent’anni dalla sua scomparsa al poeta Izet Sarajlić, il cantore di Sarajevo, testimone della tragedia della Bosnia, che più di tutti i poeti del Novecento è riuscito a raccontare la grande ferita della guerra. Saranno al Teatro Bolivar, diretto da Nu’Tracks, le uniche due date in Campania con Erri De Luca che porterà in scena «Le Rose di Sarajevo». Appuntamento venerdì 3 (ore 20.30) e sabato 4 febbraio (ore 20.30). Accanto allo scrittore saranno sul palco il suo amico e fratello di poesia Cosimo Damiano Damato e l’ensemble Minuscola Orchestra Balcanica di Giovanni Seneca con Anissa Gouizi e Gabriele Pesaresi.
Lo spettacolo ha debuttato con un sold out al teatro delle Muse di Ancona in apertura dell’Adriatico Mediterraneo Festival. De Luca e Damato hanno già narrato altre storie per il cinema («Tu non c’eri»), a teatro («Se i delfini venissero in aiuto») e in un libro («L’ora X, una storia di lotta continua»).
«Nell’assedio più lungo del 1900 - scrive Erri De Luca - nella Sarajevo degli anni Novanta, i cittadini andavano alle serate di poesia nel buio di una città senza corrente elettrica. Sperimentavano che in una guerra solo i versi sono capaci di correggere a forza di sillabe miracolose il tempo sincopato dei singhiozzi, il ragtime delle granate, l’occhio di un mirino addosso. Credo che un poeta debba diventare un membro di famiglia e non restare l’autore di versi pubblicati. Eppure, credo che un poeta paghi i suoi versi con la vita svolta. In un poeta cerco, esigo che la sua vita sia all’altezza della sua pagina. Perciò Izet Sarajlic doveva essere maestro di lealtà civile, restando a Sarajevo fino all’ultimo giorno di malora. Con i suoi versi si erano dati voce gli innamorati di due generazioni. Chi è stato responsabile della felicità, lo è pure dell’infelicità».
A Damato è affidata la lettura di alcune poesie di Izet per poi duettare con Erri, dando voce al carteggio «Lettere fraterne» che Erri e Izet si sono scambiati, un epistolario che ha la potenza poetica dei carteggi dei grandi poeti. A Erri, volontario sui convogli umanitari a Sarajevo, il racconto del Novecento, dei suoi poeti e dei versi di Izet. A Giovanni Seneca, Anisa Gouzi e Gabriele Pesaresi il compito di imbarcare le parole su una nave musicale dalle atmosfere balcanico-mediterranee.