«Panico», le feste alcoliche a Napoli: gin e vodka senza limiti ai minori

«Panico», le feste alcoliche a Napoli: gin e vodka senza limiti ai minori
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 3 Gennaio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 15:13
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L’ultima tendenza si chiama “Panico” e per panico - chi lo ha pensato - voleva intendere quello che può provocare una condizione di assoluta alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di alcol e droga. “Panico”, come molti genitori purtroppo sanno bene, è il titolo - diventato ormai uno slogan - dato a una serie di serate ad alto tasso alcolico organizzate in questo periodo di Natale appena trascorso per far divertire gli studenti di alcuni licei della città. L’ultima, forse la più devastante, quella che ha letteralmente messo ko almeno una decina di adolescenti, si è svolta, prima di Capodanno, in un locale del Vomero. L’invito - inviato su whatsapp a centinaia di ragazzini tra quattordici e sedici anni - lo diceva con chiarezza: “free bar”. Dodici euro di prevendita e due consumazioni assicurate, il resto si paga a parte. Facile immaginare l’esito di una festa, se così si può chiamare, dove l’attrazione principale era costituita dal libero consumo di gin e vodka bevuti come fosse acqua fresca. Senza nessun problema di età. 

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«Sono stati male quasi tutti, ma male sul serio. Non voglio fare la parte di quella che “io l’avevo detto”, ma invece è andata proprio così». Federica Mariottino, tre figli, dai 18 agli 11 anni, ideatrice e animatrice dell’associazione «31salvatutti», quella serata l’aveva segnalata anche alle forze dell’ordine. «Lo faccio regolarmente ogni volta che vengo a conoscenza di party e feste organizzate con l’obiettivo di fare cassa lasciando bere i ragazzini - prosegue la Mariottino - purtroppo non sempre riesco a ottenere i controlli che vorrei». E sono proprio i controlli quelli che - secondo lei - mancano quasi completamente. Un gruppo nato su Facebook, il suo, all’indomani della morte di Nico Marra, il ragazzo che perse la vita dopo una serata ad alto tasso alcolico. Uno solo l’obiettivo del gruppo: proteggere i ragazzi dai rischi che derivano dall’uso di alcol e droghe. Fu sempre la Mariottino, qualche mese fa, a lanciare per prima l’allarme sull’uso dello sciroppo alla codeina tra i ragazzi napoletani che frequentavano le discoteche di Coroglio. Da qui la necessità di lanciare un messaggio di prevenzione e responsabilizzazione: «Ci lavoro da anni - spiega ancora - con la nostra associazione cerchiamo di parlare agli studenti nei licei attraverso una serie di incontri mirati - il prossimo è in programma al Teatro Salesiani il 14 gennaio - ma bisognerà cominciare a pensare seriamente di cominciare a incontrare anche i ragazzi dalle medie. Gli ultimi dati elaborati dall’Organizzazione mondiale della sanità denunciano un picco verso il basso dell’età a partire dalla quale si comincia a consumare alcol». Una emergenza in piena regola, insomma. E i ventotto ragazzi napoletani, non tutti minorenni ma pur sempre giovanissimi, finiti in coma etilico la notte di Capodanno, ne sono la conferma.

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Da Napoli a Roccaraso, stessa storia. Dopo la notte del 31 dicembre trascorsa nelle discoteche della località abruzzese, almeno cinque minori sono stati accompagnati al pronto soccorso del più vicino ospedale per cercare di alleviare le conseguenze della sbornia. Conseguenze non di poco conto se si considera che la capacità di assorbire l’alcol si sviluppa, grazie a un enzima, solo intorno ai vent’anni. Nei più giovani, dunque, come gli specialisti continuano invano a spiegare, l’alcol entra in circolo nel sangue e raggiunge rapidamente il cervello, rischiando di causare danni molto seri. «Poi, la dipendenza - conclude la coordinatrice dell’associazione - talvolta anche in misura maggiore rispetto a quella di molte droghe. L’unica possibilità che abbiamo per salvare le vite dei nostri figli è fare prevenzione e pretendere maggiori controlli». 
 

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