Giustizia ferita dall’eternità dei processi

di Carlo Nordio
Giovedì 15 Novembre 2018, 22:50
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Sordi a ogni lamento contro questa mostruosità giuridica, approvato l’emendamento che sospende la prescrizione dopo il giudizio di primo grado. 
Ad approvare l’emendamento sono state le Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali Camera.
Un comma breve nel testo ma eterno nelle conseguenze. Perchè introduce il principio dell’eternità dei processi penali. 
Abbiamo già detto che la riforma è incostituzionale, perché confligge con l’art 111 che afferma il principio della durata ragionevole del processo. È dannosa per l’economia, perché questa lunghezza esasperata ci costa una perdita pari quasi al due per cento del Pil. È funesta per le vittime, perché rinviando «sine die» la conclusione del processo, ritarderà il risarcimento dei danneggiati. Ed è infine irragionevole, perché entrando in vigore nel gennaio 2020 smentisce sé stessa. Se infatti la proposta è buona e giusta, perché rimandarne l’applicabilità? Ed è proprio qui che si aggiunge, oggi, problema a problema, insensatezza a insensatezza, scandalo a scandalo.
Nei giorni scorsi, infatti, il Ministro Salvini aveva annunciato la simultanea approvazione della riforma del processo penale, volta a snellire le procedure e ridurre i tempi. Vasto programma, perché l’esperienza dimostra che una simile impresa richiederebbe tempi di preparazione e di discussione parlamentare incompatibili con quelli ipotizzati.
Ma comunque programma coerente, perché in effetti, se davvero la sospensione della prescrizione fosse subordinata ad un effettiva velocizzazione dei processi e a una radicale depenalizzazione, il problema sarebbe risolto da sé: i reati non si prescriverebbero più per la semplice ragione che verrebbero accertati e puniti in tempi brevi. Oggi però la novità ci presenta una situazione opposta e allarmante. La Commissione ha infatti respinto l’emendamento dell’onorevole Bartolozzi, volto a collegare l’eventuale approvazione della riforma sulla prescrizione con quella del processo penale, cioè proprio quello che aveva detto il ministro Salvini. Senza questo collegamento infatti, la riforma sulla prescrizione entrerebbe in vigore tra un anno, mentre il nuovo processo sarebbe «incertus an, incertus quando». Come il ministro Salvini possa accettare una simile corbellatura è un mistero.
L’opposizione di sinistra ha ventilato – o addirittura affermato – l’esistenza di un patto scellerato, uno scambio tra questa norma incivile e una modifica del peculato che costituirebbe un salvacondotto per un paio di parlamentari. Ci rifiutiamo di credere a questa interpretazione. Non perché sia immorale: nella baratteria tra politica e giustizia ne abbiamo viste di tutti i colori. Ma perché più che un crimine sarebbe un errore, che la Lega per prima pagherebbe assai caro. L’onorevole Bartolozzi, e gli altri forzisti, hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. Hanno fatto bene, e in un certo senso si son presi la rivincita. Nemmeno ai tempi delle cosiddette leggi «ad personam» si era caduti così in basso. 
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