Animali abbandonati, miracolo a Napoli: meno cani e gatti lasciati sulla strada

Animali abbandonati, miracolo a Napoli: meno cani e gatti lasciati sulla strada
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 24 Agosto 2022, 23:58 - Ultimo agg. 25 Agosto, 17:56
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Respirano, si emozionano, amano e soffrono esattamente come noi umani. Per tanti animali domestici l’estate coincide con il periodo più triste, perché è durante la bella stagione che il rischio di finire sulla strada si fa concreto. Nelle sole prime due settimane di giungo l’Enpa - Ente nazionale per la protezione animali - dichiara di aver recuperato in tutta Italia circa mille cuccioli abbandonati. 

Numeri alla mano, in Campania gli abbandoni sono ancora tanti. troppi. Ma dinanzi a questo desolante scenario, una parziale buona notizia c’è: perché nel Comune di Napoli si registra una flessione del trend negativo: presso il Servizio veterinario della Asl Napoli 1, diretto dalla dottoressa Marina Pompameo, il numero di cani soccorsi e salvati da morte sicura durante l’estate è calato notevolmente: appena una trentina.

Merito di una nuova coscienza animalista, prima ancora che della saggia campagna di sterilizzazione dei randagi e della professionalità dei veterinari che lavorano al Frullone. Decisamente peggio va, invece, in provincia: sebbene sia impossibile fare una stima precisa, i Comuni dell’area metropolitana appaiono ancora in colpevole ritardo sul fronte del salvataggio di quelli che - a ragione - si continua a definire come i migliori amici dell’uomo. E anche peggio va nelle altre province della Campania. 

In assoluto, i numeri indicano la drammaticità del fenomeno: nel 2021, all’interno dei canili sanitari italiani sono entrati 72.115 cani, e 29.194 in quelli rifugio per un totale di 101.309 nuovi ingressi: sono dati ufficiali, pubblicati dal ministero della Salute sul randagismo.

E resta sempre un viaggio mesto, quello che si intraprende nel dolore di cani e gatti abbandonati nelle strutture sia pubbliche che private. Negli occhi di quelle bestiole si legge tutta la paura, la tristezza, la solitudine. Se solo avessero il dono della parole, allora Sissy, Billy, Stellina, Angelo, Cipicella, Maradò, Kitty e i loro compagni di sventura a quattro zampe racconterebbero le rispettive odissee. E quelle degli altri, i meno fortunati che non ce l’hanno fatta a essere recuperati, operati e curati nelle strutture. Salvati sì, ma pur sempre finiti in un regime di semi-reclusione, all’interno di gabbie e spazi chiusi in attesa del miracolo di un’adozione che - per molti - purtroppo non arriverà mai. 

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Ieri mattina a dirigere le attività del Servizio veterinario della Asl Napoli 1 c’era il dottor Pietro Romano, con il suo staff. «Ci occupiamo attraverso un numero verde regionale, attivo 24 ore su 24, di raccogliere tutte le segnalazioni relative ad animali senza padrone in difficoltà. Siamo i primi e gli unici, in Italia, a garantire questi servizi per animali vaganti e in difficoltà. Sono soprattutto cani e gatti smarriti, feriti o comunque in evidenti difficoltà, ma soprattutto a rischio di finire investiti. In questi casi interveniamo e li ricoveriamo. Il fenomeno degli abbandoni e degli smarrimenti appare fortunatamente in diminuzione, anche grazie alla microchippatura, che per i cani è peraltro obbligatoria. Trenta i cani che abbiamo recuperato dall’inizio dell’estate ad oggi, nella quasi totalità restituiti ai proprietari. Purtroppo esiste ancora un gap tra la città di Napoli e la provincia, ma soprattutto il resto della regione: altrove il fenomeno resta ancora grave». 

A mezzogiorno il pronto soccorso, qui al Frullone, è in piena attività. Il personale sanitario ha un organico di 24 unità operative (medici e infermieri), ai quali si aggiunge anche un numero di giovani laureati “borsisti”. Su uno dei tavoli operatori si cerca di salvare la zampa maciullata ad un gattino; pochi metri più in là ecco addirittura un riccio soccorso nel Beneventano: disidratato e con una profonda ferita all’addome, il mammifero viene operato dai veterinari. In un anno qui i medici hanno garantito oltre 2500 interventi chirurgici. «Una volta curati - spiega la dottoressa Pompameo - grazie alla collaborazione di associazioni accreditate puntiamo a far adottare gli animali: sono le “adozioni del cuore”, e sono tante. In alternativa c’è la possibilità di riposizionarli, ove sussistano le condizioni, sul territorio di provenienza. E così tornano liberi, sotto la nostra tutela e quella dei cittadini che fanno da referenti». 

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