La classe dei campioni ​e la maturità della squadra

di Francesco De Luca
Domenica 2 Ottobre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Più che le maglie dedicate ad Halloween a spaventare è stata la partenza del Napoli. Doppietta di Anguissa - lui che nella sua carriera aveva segnato soltanto due reti in campionato ai tempi del Villarreal - in cinque minuti al Torino, la cooperativa azzurra del gol che arriva al decimo marcatore in serie A. Bellissima la squadra nel primo tempo (“superlativa” l’ha definita il suo allenatore), poi sul 3-1 - e dopo qualche rischio di troppo corso quando il Napoli si era un po’ troppo abbassato - c’è stata un’attenta gestione del vantaggio, con un paio di occasioni avute da Di Lorenzo e Lozano nelle ultime battute della gara, la sesta di fila vinta da Spalletti (ed è la quarta giocata senza Osimhen).

Un segnale di forza, con la leadership che sarà solitaria fino ad Atalanta-Fiorentina di oggi pomeriggio. Il Napoli è vicino alla perfezione. Ben messo in campo, in piena forma fisica, ha confermato di avere fatto uno scatto rispetto alla scorsa stagione: la gestione del vantaggio è appunto il più importante segnale di maturità di una squadra che sta crescendo, passo dopo passo, nelle proprie convinzioni. Sostenuta dai suoi giovani leoni Kvara (ancora a segno) e Raspadori (non ha colpito dopo la doppietta in Nazionale ma ha fatto un prezioso lavoro) ma anche da giocatori di maggiore esperienza, come Lobotka e soprattutto Rui che ha offerto ad Anguissa l’assist per il primo gol, così come aveva fatto con Simeone al Meazza contro il Milan. Il centrocampista camerunense - un gran colpo firmato dalla premiata ditta De Laurentiis-Giuntoli - ha poi entusiasmato la platea del Maradona con la percussione del raddoppio, partendo dalla sua metà campo e sfuggendo al controllo dei granata. Poco dopo, sull’altro lato, Kvara si è esibito in una simile giocata. Il Toro è una squadra accettabile dalla trequarti in su ma in difesa balla clamorosamente: concedere spazi agli scatenati azzurri è una condanna, come peraltro avevano potuto verificare sulla loro pelle i vice campioni del Liverpool nel primo match di Champions. 

Che spettacolo è questo Napoli che si è preso subito la scena in campionato e in coppa.

Le pedine scelte per il mosaico - come lo ha definito Spalletti - dopo i numerosi ed eccessivamente rimpianti addii estivi si sono rivelate tutte azzeccate. E vi è stata, contemporaneamente, il salto di qualità di alcuni giocatori. Si pensi ad esempio a Rui. A 31 anni il portoghese è rifiorito. Assoluto padrone della fascia sinistra, si combina meglio con Kvara rispetto a Insigne e offre preziosi spunti per le punte. Ha così ripreso il posto nella nazionale portoghese, al fianco di CR7. La difesa perde pochissime battute con quella solida coppia di centrali. Spalletti ha a disposizione più soluzione ma ieri non ha fatto alcuna modifica rispetto alla formazione che aveva in mente: servivano le forze migliori per assicurarsi i 3 punti e le ha messe in campo. E minimi cambi farà tra poche ore ad Amsterdam. Martedì, vincendo la terza partita di fila in Champions League (è accaduto una sola volta: stagione 2011-2012, allenatore Mazzarri), avrebbe in tasca la qualificazione agli ottavi. Ci sono qualità e personalità per riuscirvi contro un avversario che non fa tatticismi e dunque concederà spazi: quelli che il Napoli sa perforare con la potenza e la precisione di un ottimo trapano.

Napoli vive serena questi giorni magici, senza ansie e scaramanzie di sorta. Perché, come ricorda Spalletti, nessuno ha mai vinto lo scudetto in autunno e spesso neanche vale il titolo di inverno. Ci vogliono costanza e determinazione, oltre a questa rosa bene assortita, per poter puntare al trionfo vissuto solo due volte con Diego e con quei grandi azzurri che un ex calciatore che sputa veleno su tutti quelli che hanno fatto parte del suo mondo ha definito “scappati di casa” e “scarsi”: Antonio Cassano avrà avuto pure due buoni piedi (e una testa pessima) ma la storia del calcio non la conosce.

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