Teresa, colpita da una scheggia a Capodanno nel Napoletano: «Sono viva per miracolo»

Teresa, colpita da una scheggia a Capodanno nel Napoletano: «Sono viva per miracolo»
di Melina Chiapparino
Sabato 2 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 15:05
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«Mi sento viva per miracolo». Teresa Aruta parla dal letto d’ospedale dove è ricoverata nel Trauma Center del Cardarelli dopo essere stata colpita non è ancora chiaro se da un proiettile o una scheggia di un botto, durante i festeggiamenti di Capodanno. La 52enne si trovava vicino all’uscio della casa materna, a Mugnano, quando è stata ferita dal colpo che le è rimasto conficcato tra l’orbita dell’occhio destro e l’attaccatura del naso. Dai primi accertamenti diagnostici, il corpo incastrato tra le cavità nasali, lungo circa 15millimetri e di forma ovale, potrebbe essere un proiettile ma solo l’operazione chirurgica per la sua estrazione potrà chiarirne la natura e fornire indizi per la ricostruzione di ciò che è accaduto realmente. Oggi è prevista la consulenza degli esperti di chirurgia maxillo-facciale del Cardarelli e, molto probabilmente, potrà essere fissata una data per l’operazione.

Teresa, cosa ricorda del momento in cui è stata ferita?
«Era trascorsa circa un’ora dalla mezzanotte. Mi trovavo appena fuori la porta di casa, per lasciare il sacchetto dell’immondizia davanti un piccolo cancelletto che precede l’ingresso della nostra abitazione, al piano terra di una stradina privata, a Mugnano. Ricordo di essermi abbassata, per poggiare i rifiuti a terra e, in quell’istante, ho sentito qualcosa che mi sfiorava il volto a tutta velocità come uno spostamento d’aria improvviso. Subito dopo, ho avvertito un dolore lancinante dentro la testa, così forte che non riuscivo più a capire cosa fosse successo».
Si è resa conto di essere stata ferita? 
«Ho capito che qualcosa mi aveva colpito ma non ero in grado di comprendere come e dove.

Sentivo solo un dolore atroce nella testa. Mi sono toccata il viso con le mani ed ero piena di sangue, ne perdevo così tanto che in poco tempo si era creata una pozza a terra ma non ho perso conoscenza. Ho gridato e la prima a soccorrermi è stata mia sorella. All’inizio lei mi diceva che non riusciva a vedere nulla sul mio volto, a parte il sangue che continuava a scorrere. Ero sicura di avere qualcosa dentro la testa ma non capivo cosa. A quel punto siamo corsi all’ospedale di Giugliano e poi, nella notte, mi hanno trasferita al Cardarelli».


Riesce a ricordare se, quando è uscita, ha sentito degli spari di pistola? 
«In quel momento ho pensato che stavano ancora sparando molti fuochi e mi sono meravigliata perché, nella mia famiglia, non abbiamo questa usanza. Si sentivano botti a ripetizione ma che io sappia nessun vicino di casa ha sparato colpi d’arma da fuoco e non ho mai sentito di sparatorie per festeggiare tra gli abitanti delle campagne che affacciano su quella zona. Noi stiamo molto attenti e persino a Capodanno, da quando ero piccola, giocavamo solo con le stelline. Avevamo voglia di trascorrere insieme le festività e stare tranquilli. Io abito a Roma e mia mamma soffre molto della lontananza, ora che ci sono le limitazioni del Covid, per questo insieme a mio marito avevo raggiunto qui a Mugnano i miei parenti».
Ora come si sente? 
«Da quando sono stata ferita non ho mai perso conoscenza nonostante abbia provato un dolore così lancinante da credere che potesse accadere. Ora mi sento meglio anche se non mi sembra ancora possibile quello che mi è successo e, soprattutto, non ho ancora capito cosa sia accaduto esattamente. Non sono riuscita a vedere nulla e non potevo distinguere i rumori con quella confusione. Potrebbe trattarsi di una scheggia che si è staccata da qualche petardo o botto di Capodanno, oppure se si dovesse trattare di una pallottola non riuscirei veramente a spiegarmi come sia potuta entrare nel mio naso. Quello che conta, comunque, è essere viva e per questo mi sento miracolata».
Se dovesse trattarsi di un proiettile, cosa si sente di dire? 
«Mi auguro che non lo sia ma se dovesse essere un proiettile, trovo assurdo che si possa sparare per festeggiare Capodanno. Sarei potuta morire o al mio posto avrebbe potuto morire chiunque altro. Non è accettabile e faccio fatica a credere che possa essere accaduto e che, tra quelle abitazioni nel quartiere dove sono nata e vissuta da piccola, ci possa essere qualcuno che ha sparato. A parte la condanna di questo gesto, se dovesse essere stato commesso, invito tutti a non sparare botti pericolosi e a fare attenzione con i festeggiamenti di Capodanno perché non si può rischiare la vita così».

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