Coccoluto: «Colpire chi spaccia e produce, non noi»

di ​Enzo Gentile
Domenica 9 Agosto 2015, 23:05 - Ultimo agg. 23:21
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Su una cosa sono tutti d’accordo: la chiusura delle discoteche non serve a nulla, è solo un modo per spostare o nascondere il problema, «e magari rinviare la questione ai rave illegali, ben più pericolosi». Peccato però che quella sia, sinora, anche l’unica misura emersa, il solo provvedimento, o soluzione, affiorata nel dibattito su cosa fare per rendere più sicuro il popolo della notte, dei balli, e dello sballo, sfrenati.



Dalla Romagna del Cocoricò al Salento del Guendalina, sono sotto osservazione due luoghi tra i più frequentati e apprezzati nel settore, riferimenti storici per la qualità della proposta, i cui destini ora si intrecciano. Nel locale di Santa Cesarea Terme per il 12 agosto era (è) annunciata una Cocoricò night, in solidarietà e sostegno al club di Rimini chiuso per quattro mesi, che tra ricorsi e iniziative varie sta cercando di reagire alla serrata decisa dal questore Improta: tra gli appuntamenti, per martedì risulta fissato un incontro dal titolo «Accendiamo la musica, spegniamo la droga» a cui, tra l’altro, parteciperà Claudio Coccoluto, uno dei dj italiani più celebri e celebrati del panorama internazionale. 53 anni, 25 passati a riempire le discoteche con la sua musica: dalla tribal house all’electro underground. Reduce da una serata a Ibiza prende atto della nuova disgrazia: «Una cosa terribile, bisognerà capire bene cosa è successo, ma intanto darà adito a speculazioni e sanzioni: facile fare delle previsioni in questo senso».



Quali speculazioni prevede?

«Il nostro ministro degli Interni Alfano riprenderà a cavalcare la tigre, cosa in cui è specializzato e dunque arriveranno altre sanzioni che, tra l’altro colpiscono il lavoro dei giovani, dato che hanno meno di trent'anni coloro che operano nelle discoteche. Sarà un’estate molto difficile per il nostro settore».



Che cosa si dovrebbe fare? Che cosa potrebbe suggerire al governo chi come lei conosce il problema dall’interno, chi frequenta da decenni le discoteche?

«Andare alla radice del problema, anziché dare una sfoltita alla chioma: colpire chi spaccia e chi produce, mentre reprimere solo l’ultimo anello della catena non risolverà nulla. Come far coincidere un genere con questa problematiche: chi ha scelto l’autolesionismo, chi vuole drogarsi non ha gusti, né conoscenze musicali. Se non si cerca il problema alla radice qualsiasi azione di repressione colpirà solo l’ultima tappa di una filiera che viene da lontano, spesso fuori dal locale. Molti arrivano in discoteca già sballati e poi aggiungono fiumi di alcool, peraltro legale».



Altri suggerimenti spiccioli?

«Credo che i minorenni non dovrebbero entrare nelle discoteche. Ma non c’è una legge che vieti l’ingresso, quindi il gestore non può decidere di non far entrare chi ha meno di 18 anni».



All'estero come è stato affrontata la questione?

«Con molto più pragmatismo, seguendo una ipotesi del minor danno. Informazione, una cultura maggiore e persino l’analisi delle sostanze con cui i giovani entrano a contatto: in Olanda vengono fatti anche questi approfondimenti per segnalare i veri rischi a cui si va incontro».



Un’opinione va richiesta anche a Pierfrancesco Pacoda che da studioso dei fenomeni giovanili e delle discoteche, ha pubblicato un volume, «Riviera, club culture» dedicato proprio alla costiera romagnola, bissato poi da «Salento amore mio» dove segnalare le tappe immancabili di un viaggio in quella parte di Puglia: «Conosco bene sia il Guendalina, sia il Cocoricò, dove i gestori hanno mostrato sempre attenzione sulla questione della prevenzione delle droghe. Purtroppo non possiamo negare che molta musica, fin dagli anni Sessanta viene collegata al consumo di sostanze illecite. Credo si debba incrementare l’informazione, perché molti ragazzi ignorano del tutto quello che ingurgitano. E poi bisogna aumentare la repressione senza quartiere, da parte delle forze di polizia: con l’alcol il controllo a tappeto, il ritiro delle patenti, diede ottimi risultati».