Coronavirus in Campania: «Epidemia sotto controllo, ora è possibile la Fase 2»

Coronavirus in Campania: «Epidemia sotto controllo, ora è possibile la Fase 2»
di Ettore Mautone
Venerdì 17 Aprile 2020, 23:00 - Ultimo agg. 18 Aprile, 12:01
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La Campania è vicinissima al picco epidemico - calcolato nel bilancio tra i nuovi contagi a cui sottrarre i decessi (pochi) e i guariti (molti) - e registra anche un forte calo dei ricoveri. I posti liberi di rianimazione sono sempre più numerosi e si registra una migliorata capacità di gestione clinica precoce della malattia. Perdurano alcuni focolai concentrati negli ospedali, nelle Rsa e in alcuni nuclei familiari. L’epidemia di Covid-19 in Campania non è azzerata tuttavia i numeri assoluti e la velocità di trasmissione sono oggi sotto controllo. 

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Tutte precondizioni per affrontare il delicato passaggio alla cosiddetta fase 2 in cui pianificare una parziale ripresa delle attività commerciali e sociali. Il primo assunto è che con Covid-19 bisognerà convivere, almeno fino a quando non sarà messo a punto un vaccino efficace. Ma quali sono le condizioni per la ripresa? Con quali modalità e cautele di prevenzione e strategie di sanità pubblica bisognerà misurarsi? A spiegarlo, con i primi dati sull’epidemia alla mano, è un dettagliato dossier messo a punto dall’Osservatorio epidemiologico regionale guidato da Angelo D’Argenzio, unità che opera in seno alla direzione Salute dell’assessorato regionale alla Sanità. Il primo presupposto sarà l’uso obbligatorio della mascherina per tutti, il distanziamento nella organizzazione del quotidiano fuori dalle mura domestiche, misure e percorsi di igienizzazione individuale e collettiva, dai mezzi di trasporto ai luoghi di lavoro. Il secondo strumento su cui fare leva è l’accurato e continuo monitoraggio dei casi per valutare l’andamento dell’epidemia. In fase di stesura c’è un Piano regionale di controlli e test che coinvolgerà laboratori pubblici, privati e tutte le risorse organizzative disponibili da tradurre in uno screening di massa da sviluppare in parallelo al rilancio delle attività economiche e sociali. L’obiettivo è (forniture di reagenti permettendo) lavorare circa 3000 tamponi al giorno destinati soprattutto a persone sintomatiche. Ci sarà spazio anche per analisi mirate su contesti più a rischio: Rsa per anziani, strutture di degenza pubbliche e private, i reparti ospedalieri, le convivenze familiari. Oltre al personale sanitario sotto la lente finiranno le forze di polizia, soggetti che riprendono l’attività economica, disabili, malati cronici, operatori del trasporto, dipendenti pubblici a contatto con l’utenza. Infine c’è lo screening di massa per gli asintomatici, partendo da anziani, territori densamente abitati, categorie economiche esposte (ristoranti, bar, alberghi). 
 


Il secondo nodo da sciogliere, per affrontare la progressiva ripartenza delle attività sociali ed economiche e ridurre l’impatto sulle strutture ospedaliere, consiste nel potenziamento e nella riorganizzazione della sanità territoriale (distretti delle Asl, dipartimenti di prevenzione, assistenza di base, medicina di famiglia, pediatria), dotando tali servizi di personale ma anche di tecnologie in grado di intercettare e gestire precocemente, a domicilio o in strutture protette, ogni nuovo caso. Dai primi casi, che risalgono al 26 febbraio (quando una giovane casertana, un tecnico di radiologia di Vallo e un avvocato napoletano, tutti provenienti dal Nord, accusarono i sintomi e furono riscontrati positivi) oggi il numero dei guariti tende progressivamente ad aumentare. Al 14 Aprile sono 260 (il 7%) i deceduti mentre risultano deceduti in 415 (11%). Tra i 3.094 pazienti attualmente contagiati, 2.394 sono stati in isolamento domiciliare (77%) mentre 618 (22%) sono stati ricoverati presso i diversi Covid Hospital. Il 3% dei ricoverati (82) sono stati trattati in terapia intensiva.
 
 

La distribuzione per fascia d’età, in linea con i dati nazionali, conferma che la popolazione anziana è la più vulnerabile: 3 decessi su 4 sono registrati nelle persone di età superiore ai 65 anni mentre nessun esito infausto si è verificato tra i giovani (0-19 anni). Nella frequenza di malattia sono invece i soggetti compresi tra 40 e 65 anni i più colpiti (47%) seguiti dagli ultrasessantacinquenni (28%) nella fascia 20-39 (20%) e 1-19 (5%). Nei casi in cui è stato possibile risalire al domicilio al momento della diagnosi (3.659 casi), la distribuzione per provincia conferma che la maggior parte dei casi è registrata in provincia di Napoli (56%) mentre il numero minore in provincia di Benevento (5%). Sulla provincia di Napoli, tuttavia, insistono 3 Asl (Napoli 1 Centro, Napoli 2 nord e Napoli 3 Sud) in cui risiede circa la metà dell’intera popolazione regionale. I tassi in rapporto alla popolazione vedono invece la maggiore incidenza in provincia di Avellino, seguita da Napoli città, Benevento, Napoli nord, Salerno, Napoli sud e infine Caserta. Il sesso maschile è più colpito sia per numero di contagiati che, parallelamente, per numero di decessi.

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