Coronavirus nel Napoletano, un altro morto nell’ospizio: ora è emergenza operatori

Coronavirus nel Napoletano, un altro morto nell’ospizio: ora è emergenza operatori
di Daniela Spadaro
Venerdì 27 Marzo 2020, 23:00 - Ultimo agg. 28 Marzo, 09:03
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Un altro decesso, ieri pomeriggio, alla residenza sanitaria anziani di Madonna dell’Arco. Le vittime salgono a otto. Sempre ieri, un degente di 95 anni è stato trasferito all’ospedale di Nola in gravi condizioni. Sono 52 le persone risultate positive al coronavirus attualmente in isolamento fiduciario all’interno della struttura; quattordici giorni il tempo stabilito durante il quale tutti gli ospiti, degenti, parasanitari, ausiliari non potranno aver alcun contatto con l’esterno. I pasti arriveranno da fuori, rispettando protocolli ben precisi, e a fornirli sarà la Rica srl, ditta di Somma Vesuviana, città il cui sindaco l’altro giorno invocava l’esercito ai confini con Sant’Anastasia, seguito a ruota dal deputato Gianfranco di Sarno, per scongiurare pericoli da contagio. Una ditta della sua città, invece, ha accettato di servire i pasti alla residenza sanitaria, così come tanti cittadini sommesi continuano a lavorare nelle aziende, nei caseifici, nei supermercati a Sant’Anastasia. Disposizione rigorose, inoltre, per lo smaltimento dei rifiuti, nell’ordinanza firmata dal viceprefetto Stefania Rodà, commissario straordinario alla guida del Comune di Sant’Anastasia. Tra le cautele adottate rientrano anche la riorganizzazione interna degli spazi con la collocazione degli ospiti a distanza di sicurezza, l’accurata igienizzazione degli ambienti, il monitoraggio della temperatura per tutti gli ospiti e un rapporto dettagliato da inoltrare ogni dodici ore con indicazione delle misure intraprese. 

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Nel frattempo il rappresentante legale della residenza, il priore padre Alessio Romano, rettore del Santuario di Madonna dell’Arco, ha provveduto ad assumere nuovo personale giacché anche tutti coloro risultati negativi al tampone dovranno osservare un periodo di isolamento fiduciario nelle proprie case. Un’impresa quasi titanica, come ha constatato ieri il direttore sanitario Pasquale Boemio il quale, dopo aver convenuto un contratto con tre operatori, 40 ore settimanali per sei mesi, ha dovuto chiedere aiuto all’Asl perché dopo poche ore di lavoro i neoassunti hanno deciso di dare forfait. La soluzione si è trovata affiancando alla direzione sanitaria il dottor Antonio Coppola. Sarà lui a coordinare la situazione di emergenza, contando sulla disponibilità del personale che ha il compito di normalizzare una situazione con 52 contagi ed assicurare le migliori cure a tutti gli ospiti. 
 


La notizia del numero elevato dei contagi, tanto alto da poter essere considerato un focolaio, ha destato preoccupazione, paura, polemiche, anche nei confronti dei vertici della residenza sanitaria. Ed è comprensibile, soprattutto da parte delle famiglie delle persone decedute e di quelle tuttora ricoverate. I familiari di una delle vittime avevano già richiesto giorni fa l’esame autoptico, altri starebbero valutando l’ipotesi di rivolgersi ad un legale. Altri ancora hanno intasato l’altro ieri i centralini della residenza, ma anche quelli della polizia locale e dei carabinieri perché non riuscivano a mettersi in contatto con il personale né potevano chiedere notizie dei propri cari. «Mi spiace moltissimo – dice padre Alessio Romano – so che ci sono state difficoltà di comunicazione, ieri è già andata meglio ma purtroppo abbiamo al momento una sola persona che può occuparsene, tutti gli altri, pochi operatori rimasti sono e devono essere destinati alla cura dei degenti». Ha chiesto anche, il priore, di valutare l’ipotesi di trasferire in ospedali o cliniche private gli ammalati. «Purtroppo – continua il religioso – non ci sono disponibilità, dunque la cosa più sensata che ora si possa fare e garantire loro le migliori cure e la massima assistenza, secondo protocollo, attendendo che tutto passi. Credo che questo sia il tempo di darsi da fare, il momento di aiutare, di stare vicino agli operatori che accettano di compiere fino in fondo il loro mestiere. Non è tempo di critiche, di caccia alle streghe. Se alla fine di tutto ciò si accerteranno responsabilità, i colpevoli avranno modo di pagare dinanzi alla giustizia umana e a quella divina. Ora non è il tempo». Dice poi grazie, il rettore domenicano, all’Asl, al presidente De Luca con il quale è in costante contatto, al viceprefetto Rodà e alle forze dell’ordine. «Tutti loro si stanno prodigando in mille modi, ma finché per quest’incubo non ci saranno cure dobbiamo solo sperare, lavorare sodo e affidarci alla Madonna». La situazione a Madonna dell’Arco è critica, gravissima. Ma sono stati ricostruiti tutti i contatti delle persone positive e l’Asl ha provveduto a mettere in quarantena le famiglie.
Mentre sui social è in atto la «caccia» al medico risultato positivo, tra i cinque che si sono sottoposti al tampone insieme ai 102 presenti nella casa di riposo.

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