Delitto Ammaturo, sulle tracce del custode dei terroristi: «Covo nell'Est Europa»

Il commissario di polizia fu ammazzato dai terroristi

Il delitto Ammaturo in una foto d'archivio
Il delitto Ammaturo in una foto d'archivio
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 31 Luglio 2023, 23:49 - Ultimo agg. 2 Agosto, 08:11
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Una soffiata da un paese dell’Est europeo. È accaduto qualche giorno fa, quanto basta ad elettrizzare i reparti investigativi di Napoli e Roma, che indagano da tempo sulla latitanza di Renato Cinquegranella, il killer della Nuova famiglia che fornì sostegno logistico alle br che uccisero il capo della Squadra Mobile Antonio Ammaturo, ma anche l’agente scelto Pasquale Paola. Una caccia all’uomo che va avanti dal 2002, da quando Cinquegranella evase dal carcere di San Gimignano, in circostanze decisamente strane. Da allora è un fantasma, al quale danno la caccia i reparti centrali di polizia e carabinieri, in un’inchiesta sotto il coordinamento della Procura di Napoli (al lavoro il pm della Dda Celeste Carrano), oltre alla Procura nazionale antimafia guidata dal procuratore Gianni Melillo. Un’inchiesta che fa i conti con una soffiata, con una informativa riservata che ha reso necessari approfondimenti a stretto giro: Renato Cinquegranella - è la sintesi della nota - potrebbe essere morto. Dopo aver lasciato l’Italia, per recarsi in un paese straniero - probabilmente in est Europa -, sarebbe deceduto. Una ipotesi segnalata in tempo reale, che obbliga gli inquirenti a dare una sterzata significativa in una traiettoria investigativa fino a questo momento rimasta rigorosamente sotto traccia. 


La morte di Cinquegranella, facile a capirsi, porterebbe con sé una serie di segreti che affondano le loro radici nei torbidi della prima repubblica. Come è noto, il latitante è accusato di aver dato protezione ai terroristi, in un patto tra camorra e br che si sarebbe cementato anche in occasione di altri delitti eccellenti. Un omicidio, quello del capo della mobile di Napoli, risolto solo in parte, dal momento che per questa vicenda sono stati processati e condannati gli esecutori materiali, vale a dire gli uomini del commando di Br che individuarono nel capo della Mobile come un nemico giurato dei terroristi. Resta però sullo sfondo la questione delle protezioni, ma anche dei contatti con il retroterra camorristico. Condannato all’ergastolo come killer scelto della Nuova Famiglia, come responsabile dell’omicidio Frattini (alias Bambulella), Cinquegranella avrebbe assicurato protezione logistica e sostegni materiali.

Da 21 anni, Cinquegranella è latitante ed è probabile che abbia vissuto a lungo sotto copertura proprio nel Napoletano. Ma gli inquirenti sono sempre stati convinti che si possa essere allontanato dall’Italia, facendo tappa in un paese dell’Est europeo. Qui sarebbe morto.

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E la notizia del suo presunto decesso è giunta a Napoli solo alcuni giorni fa. Massima cautela, sull’asse investigativo tra il Centro direzionale e i reparti centrali di polizia e carabinieri, non si escludono ovviamente altre ipotesi. Sono sempre gli stessi inquirenti napoletani a non scartare l’ipotesi del depistaggio. In che senso? La notizia della morte di Renato Cinquegranella (nato il 15 maggio del 1949) potrebbe essere la classica fake diffusa in ambienti criminali per allentare la morsa investigativa. Un trucco, un tranello, per spingere gli inquirenti napoletani ad interrompere il pressing sul super latitante amico delle Br e assassino scelto della Nuova famiglia. Su di lui, al netto delle indagini legate al sostegno per l’omicidio Ammaturo-Paola, pesa anche la condanna per un omicidio di camorra, al termine delle indagini condotte quindici anni fa dall’allora pm anticamorra Luigi Alberto Cannavale (oggi procuratore aggiunto a Salerno). Avrebbe ucciso Giacomo Frattini il 21 gennaio del 1982, reo di essere affiliato alla Nco di Cutolo. Il suo corpo venne brutalmente mutilato, come dimostrazione di forza nei confronti della Nco, per vendicare i morti ordinati da Cutolo il 23 novembre del 1980, a Poggioreale, durante il caos provocato dentro le celle dalla scossa di terremoto che flagellò l’irpinia e parte del napoletano. Vicende da inserire in uno scenario criminale dove - proprio in quel periodo - non mancavano contatti con apparati deviati e con esponenti delle stesse br. 

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