Le ultime speranze per la Champions si spengono in una mattinata di sole al Maradona, davanti a cinquantamila tifosi che anche stavolta erano corsi allo stadio per sostenere il Napoli.
Una disfatta contro l’Atalanta, in quello che doveva essere il primo scontro diretto da vincere per sperare nell’aggancio al quinto posto. Squadra devastata da un mercato senza logica e dal cambio di tre allenatori, tutte mosse errate di De Laurentiis, che ha creduto di poter proseguire da solo lungo la strada tracciata appena un anno prima con Giuntoli e Spalletti.
La pressione del presidente sugli azzurri, con una presenza assidua negli spogliatoi, ha finito per creare ulteriori tensioni e squilibri. Sarà stata una lezione utile per il patron e i suoi consigliori quanto si è verificato in questi mesi? Ci sono tanti giocatori che sembrano avere come unico obiettivo quello di arrivare quanto prima al termine di una stagione che avrebbe potuto essere affascinante dopo lo scudetto e si è invece rivelata brutta e insopportabile. La differenza rispetto al 2023 è nei punti e nella classifica ma anche nella contestazione con fischi e cori che ha accompagnato il Napoli ieri verso gli spogliatoi. Amore infinito sì ma dal campo non vi sono state adeguate risposte a queste manifestazioni della tifoseria. E allora ci sarà non soltanto una squadra da ricostruire ma anche questo rapporto da recuperare perché il pubblico può accettare la sconfitte, mai l’umiliazione: il terzo gol di Koopmeiners (ma non era uno di quei giocatori nel radar di De Laurentiis dopo lo scudetto?) ha avuto questo acre sapore.
Dagli spalti s’è ascoltato perfino qualche applauso - dai tifosi azzurri - dopo il terzo gol dell’Atalanta. Applausi tra rabbia e ironia, come avveniva in tempi lontani, quando questo era un campo di conquista per gli avversari. Il Napoli si è presentato con una nuova maglia con la rosa dei venti stampata sul petto ma non aveva la bussola per orientarsi in questa partita. La prima sconfitta in campionato del ciclo Calzona è quella che fa temere anche l’esclusione dalle coppe europee, che non avviene dal lontano 2008. E non tanto perché i giochi per l’Europa e Conference League siano fatti ma perché questa squadra è svuotata e non sembra in grado di riscattarsi. Commette errori incredibili in difesa, come quelli che hanno consentito all’Atalanta di andare in vantaggio: sulla prima rete di Miranchuk, piazzato nell’area piccola, erano tutti fermi convinti che l’arbitro fischiasse per un fallo su Rrahmani; sulla seconda, Scamacca, quasi incredulo, ha comodamente calciato senza che nessuno si opponesse.
Un po’ più vivaci gli azzurri nella ripresa, sullo 0-2, così come era accaduto al Meazza dopo il vantaggio dell’Inter, pareggiato da Juan Jesus, che avrebbe voluto essere protagonista soltanto per quel gol e non per il caso di razzismo che il giudice sportivo ha chiuso assolvendo Acerbi perché non era stata trovata una prova e creando un discutibile precedente.
Ha deluso anche Calzona: sbagliata la sua scelta di aspettare addirittura il minuto 75 per inserire Simeone, che ha perso il sorriso con cui accettava il basso minutaggio nella stagione di Spalletti ed è infatti tra quelli che potrebbero cambiare club nella prossima estate. Perché non schierare a inizio ripresa il Cholito? Ci si interroga se un riflesso sulla gestione di questa gara possa averlo avuto anche il distacco del tecnico dal Napoli dieci giorni per guidare la Slovacchia in due amichevoli. Meritiamo di più. Meritiamo rispetto. Andate via. Hanno alzato la voce dagli spalti del Maradona. Peccato finisca così. Adesso c’è soltanto da capire se questa stagione sia stata un clamoroso incidente di percorso, causato dagli errori di mercato e di gestione, e se si possa ripartire su quella via che anni fa era stata tracciata da De Laurentiis, con una crescita costante, o se si tratti di un cattivo presagio.