Ercolano raccontata da filosofi e artisti

Ercolano raccontata da filosofi e artisti
di Carlo Avvisati
Lunedì 5 Ottobre 2015, 23:25 - Ultimo agg. 23:42
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Apre domani, alle 17.30, nei saloni dell’Istituto per gli Studi Filosofici, in via Monte di Dio, «Ercolano, una storia nel tempo: testimonianze di filosofi e sguardi di artisti», mostra iconografica su Ercolano, «sorella povera» di Pompei, ma solo per numero di visitatori. Perché per qualità, quantità e ricchezza di dati scientifico–culturali, emersi in più di due secoli e mezzo di indagini, Ercolano, Herculaneum, la città di Ercole, non pare essere seconda ad alcuna delle altre cittadine sepolte dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo.



Insomma, un fascino che, nato nella prima metà del Settecento, oggi viene rafforzato, anche in vista della sua candidatura a «Capitale della Cultura» per il 2016, attraverso la rilettura storica di questa esposizione che ripercorre i momenti più interessante della scoperta del sito. Le cui prime tracce vennero alla luce tra il 1710 e il 1711, con il rinvenimento di marmi antichi da parte del principe D’Elboeuf. Il ritrovamento effettivo di Ercolano, con successivo inizio di scavi sostenuti dai Borbone avvenne poi, per pura combinazione, durante il rilievo geometrico della zona fatto dall’ingegnere spagnolo Gioacchino Alcubierre, in vista della costruzione del nuovo Palazzo Reale di Portici. Il percorso espositivo, ricco di sessantatre «documenti» si articola in tre sezioni. Nella prima, che ha l’obiettivo di introdurre il visitatore in quella che era la vivacità culturale di Ercolano nel I secolo dopo Cristo ed è titolata «Voci di filosofi», è presentata una selezione di opere filosofiche, proveniente dalle fonti classiche greche e latine, custodite dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Ovviamente, uno dei pezzi più importanti della mostra sarà il volume sulle antichità di Ercolano. Il primo tomo di quest’opera, che nelle intenzioni di Re Carlo doveva essere «monumentale», titolato Antichità Ercolanesi, usci nel 1757. Riccamente illustrato, con riproduzioni su tavole di grande formato, il volume aveva però testi poco «all’altezza» delle illustrazioni, che invece suscitarono l’ammirazione del pubblico. Altri documenti interessanti sono cinque stampe della Stamperia Reale borbonica che provengono da un’edizione con fogli sciolti delle «Antichità di Ercolano esposte» e ripropongono vedute sull’architettura e sulla scultura.
Esposta anche una copia del «Prodromo delle Antichità di Ercolano», volume nel quale si disserta essenzialmente di Ercole e non si fornisce alcuna immagine dei rinvenimenti, edito dalla Stamperia Reale nel 1752 e curato da monsignor Ottavio Antonio Bajardi, di Parma, che vi lavorò dal 1747 con una «pensione di cinquecento scudi all’anno». Altri documenti significativi sono: una litografia con veduta a colori del «Real Palazzo di Portici visto dal Granatello», di Augusti Giuli, prestata dalla «raccolta Palatina» della Biblioteca Nazionale, e una topografia dell’«Agro napoletano» del cartografo Rizzi Zannoni, datata 1793. Le tavole fanno parte della sezione seconda della mostra, titolata «La riscoperta di Ercolano» e suddivisa in: «I luoghi» (cartografia, vedutismo) e «Grand tour e Storia degli scavi dal ’700 al Real Museo borbonico». L’obiettivo è tracciare un profilo della topografia, dell’architettura, delle arti figurative di Ercolano. Infine, vengono mostrati documenti della «Villa dei Papiri» che, sottolinea Ciro Cacciola, responsabile del Mav, «costituisce il momento conclusivo dell’esposizione con una puntuale ricostruzione dei periodi più significativi del ritrovamento e delle figure che più da vicino contribuirono a destare l’interesse per quella che fino ad oggi è l’unica biblioteca dell’antichità che sia arrivata fino a noi, conservata nell’Officina dei papiri ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli». La mostra, che è organizzata con il contributo delle Fondazioni Cives/Mav e Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dalle Biblioteche «Nazionale di Napoli» e «Universitaria di Napoli», propone anche iniziative integrative all’esposizione: il 9 ottobre, un concerto di Michele Campanella, il 23 ottobre, concerto dei Quintango, alle 18 e 30, e il 28 ottobre, alle 17,00, una tavola rotonda su «Mercato e patrimonio artistico» a cui prenderanno parte Massimiliano Marotta, Massimo Bray, Paolo Maddalena, Giovanni Melillo, Tomaso Montanari.
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