«Purtroppo abbiamo avuto una serie di sfortune… però teniamo ancora lo spirito di alzarci da terra». La conversazione, che è tra le tantissime intercettate dai carabinieri nel corso delle indagini che hanno consentito di fermare un grosso giro d’affari che ruotava attorno a importazioni di hashish e marijuana nascoste tra i carichi di frutta e verdura provenienti dalla Spagna, sintetizza bene la capacità dell’organizzazione di narcos di riannodare le fila e rigenerarsi ogni volta che c’erano blitz dei carabinieri e ingenti sequestri di droga. Il gruppo aveva mediatori e finanziatori su cui contare e un piano A e un piano B per affrontare qualunque imprevisto.
«Con “piano A” gli indagati facevano riferimento alla droga caricata dall’origine, cioè dall’esterno del mercato agroalimentare di Mercabarna, mentre “piano B” stava a indicare lo stupefacente proveniente dall’interno del polo logistico», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri a sei dei sette indagati (un settimo risulta irreperibile).
Gli arresti nascono da un’indagine svolta dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli su coordinamento della Dda e che per tutto il 2019 ha documentato, stando all’accusa, l’esistenza di un’organizzazione capace di sfruttare la logistica del settore ortofrutticolo per importare dalla Spagna grossi quantitativi di droga, anche fino a 1.250 chili di marijuana e hashish alla volta, nascosti tra l’insalata iceberg e le fragole destinati ai mercati di Pozzuoli o di Volla.
Tra gli indagati un ruolo di primo piano lo avrebbero avuto, stando alle accuse che dovranno essere verificate nel corso dell’iter giudiziario, Gianmarco e Antonio Ammendola, figli di quel Giuseppe condannato in via definitiva per i suoi legami con il clan Contini e accusati d’essere promotori e finanziatori delle importazioni di hashish e marijuana dalla Spagna. Secondo quanto emerso finora dalle indagini, si sarebbero recati personalmente all’estero per organizzare le spedizioni. Altro indagato di spicco è Ciro Orlando, soprannominato “il Presidente” e indicato come presunto capo e promotore, accusato di aver gestito le importazioni e curato le trattative con i fornitori marocchini dello stupefacente. Gli inquirenti hanno ottenuto anche il sequestro della società Ip distribuzioni, ipotizzando che, pur essendo formalmente intestata a una terza persona, fosse di fatto gestita da Orlando.
I carichi di hashish e marijuana venivano acquistati attraverso fornitori marocchini e smistati all’interno del mercato di Mercabarna a Barcellona, per poi essere spediti in Italia, alla volta dei mercati ortofrutticoli dell’hinterland napoletano. Il tutto dietro l’apparente liceità dell’operazione e attraverso l’utilizzo di società realmente operanti nel settore dell’import/export di prodotti ortofrutticoli. La droga era occultata nei bins (contenitori in cartone o plastica usati per frutta e verdura e grandi più o meno un metro per un metro) e viaggiava sui camion di inconsapevoli autotrasportatori del comparto ortofrutticolo che regolarmente effettuavano la tratta Barcellona-Civitavecchia a bordo dei traghetti e via terra. All’interno del polo logistico di Mercabarna operano varie figure professionali, tra i quali i cosiddetti mediatori che gestiscono i rapporti tra i produttori (gestori dei box di vendita presenti all’interno del mercato o della merce proveniente “dall’origine”, cioè direttamente dai campi di produzione) e i commercianti, ricavando una percentuale sulle vendite.