Giovani a Napoli, istituzioni unite: «Alleanza anti-camorra»

Chiesa, Comune e società civile insieme, il vescovo: allontaniamo i minori dai clan

Don Battaglia con De Giovanni
Don Battaglia con De Giovanni
di Giuliana Covella
Lunedì 27 Novembre 2023, 23:30 - Ultimo agg. 28 Novembre, 18:07
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«Oggi viene consacrato un patto della città di Napoli e della Diocesi, in questa chiesa e in questo territorio che vuol dire accompagnare i nostri ragazzi a prendere coscienza dei problemi e aiutarli ad assumersi la loro parte di responsabilità. Ma l’educazione deve avere anche come riferimento un’attenzione da parte del mondo adulto, perché questi giovani hanno bisogno di trovare punti di riferimento veri, coerenti e credibili». Così don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, a margine della tavola rotonda che si è svolta nel Teatro del Centro Don Bosco nell’ambito delle iniziative messe in campo dalle Diocesi di Napoli e Pozzuoli e dal Comune di Napoli per promuovere il Patto educativo. L’incontro è stato l’occasione per tracciare un bilancio a un anno dalla partenza, alla presenza di don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, don Carlo Villano, vescovo di Pozzuoli, del sindaco Gaetano Manfredi, del maestro Enzo Avitabile, dello scrittore Maurizio de Giovanni.

«Ora più che mai in una società in cui crescono l’emarginazione, le forme di povertà, dove le relazioni sono diventate più connessioni, è necessario un grande investimento - ha aggiunto don Ciotti - chiediamo alla politica che faccia la propria parte, perché se non la fa diventa “criminogena” non offrendo strumenti e opportunità ai giovani». Il Patto educativo per Napoli, avviato il 13 maggio 2022, è stato promosso dall’Arcidiocesi partenopea e prevede il coinvolgimento di scuole, istituzioni territoriali, enti locali, organizzazioni di volontariato e del terzo settore per arginare la dispersione scolastica e il disagio formativo e accompagnare gli studenti lungo tutto il percorso di crescita. «Noi adulti come società civile e chiesa siamo chiamati a essere sempre in questa attenzione educativa - ha ribadito il vescovo di Pozzuoli - Oggi rispetto ai tempi della lezione di don Bosco che vediamo raffigurato in un murale sulla facciata di questo cortile, siamo in un cambiamento d’epoca, come dice Papa Francesco. Quello che resta però è la passione educativa che ci spinge ad accompagnare i giovani».

Ma qual è il senso del Patto? A ricordarlo dal palco è Battaglia: «Il mio riferimento è sempre stato a Danilo Dolci e al suo “viviamo ed esistiamo solo se sognati”. Noi adulti non possiamo smettere di sognare per la bellezza dei nostri ragazzi. L’idea del Patto nasce proprio da questo e la ebbi quando arrivai a Napoli e nei vicoli incontrai tre ragazzini che scherzavano con pistole giocattolo, lì ho capito cosa respiravano nelle loro case». Il Patto rappresenta dunque un accordo di collaborazione interistituzionale volta a generare un sistema territoriale in grado di prevenire i fenomeni del disagio minorile e della devianza e, nello stesso tempo, offrire occasioni di speranza e di vita. E da realizzare anche nell’ambito del più ampio programma nazionale di contrasto ai divari territoriali e povertà educative previsto dal Pnrr istruzione.

A livello nazionale i fondi a disposizione sono un miliardo e mezzo di euro da stanziare in tre tranche. Un massiccio intervento che vede il coinvolgimento di diversi attori sul territorio, che tra i suoi obiettivi ha quello del contrasto alle devianze, in particolare la criminalità giovanile.

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«Il tema del Patto - ha sottolineato il sindaco - se vogliamo realizzare questo sforzo per il recupero di tanti ragazzi e ragazze lontani dall’educazione c’è la necessità di una grande alleanza, che veda al centro la scuola ma anche tutte le istituzioni, la chiesa, il terzo settore. Perché è una sfida titanica che si può vincere solo con una grande coesione istituzionale. Sono fiducioso - ha concluso - che insieme questo cammino riusciremo a farlo e a recuperare ragazzi che oggi sono esclusi dai percorsi educativi».

Per de Giovanni «non c’è niente di più importante della problematica dei ragazzi di questa città e di questa regione. Il livello di abbandono scolastico, di armamento e di adesione alla criminalità organizzata da parte dei minori è al massimo e non più tollerabile. Quindi tutti coloro che hanno un minimo di ottimismo devono fare di tutto per arginare il fenomeno. Tanto più coloro che hanno una visibilità di qualsiasi tipo. Personalmente lo sento come obbligo l’essere presente all’interno di questa iniziativa e dare quello che posso per aiutare. E ben vengano istituzioni come la Chiesa, il Comune, le forze dell’ordine che vogliano risolvere il problema non con la repressione ma con una nuova cultura di sviluppo».

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