Il Ministro Martina: «Sud, si cambi passo troppi soldi non spesi»

di ​Nando Santonastaso
Sabato 8 Agosto 2015, 23:35 - Ultimo agg. 9 Agosto, 00:01
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Ministro Martina, venerdì il dibattito alla direzione nazionale Pd ha deluso chi sperava in un piano per il Mezzogiorno da discutere subito e non in un rinvio a settembre. Sorpreso anche lei?

«Venerdì si è tracciata una strada operativa e il lavoro di settembre sarà la conseguenza operativa. Si discute di crescita nel Mezzogiorno da decenni, è tempo di un salto di qualità concreto. L'agricoltura al Sud fa registrare una crescita di occupati del 4,4%, vale 18 miliardi di euro, ma le aziende sono troppo piccole e spesso non si aggregano. Non c'è tempo per altre discussioni, vogliamo intervenire su 5 filiere strategiche dal vino all'olio, dall'ortofrutta alla zootecnia fino a quella grano/pasta. Per creare occupazione e aumentare la competitività servono scelte e strumenti di accompagnamento adeguati. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».



Il Mezzogiorno della desertificazione demografica e industriale, della disoccupazione record per giovani e donne è anche il Mezzogiorno governato dal Pd: vi sentite in debito con quest'area? E in che modo pensate di ripagarlo?

«In queste zone non si può perdere altro tempo. Partiamo ad esempio dall'impiego di 1 miliardo di euro di fondi europei per lo sviluppo rurale della programmazione 2007-2013 che le Regioni del Sud devono ancora spendere entro dicembre per non perderli. Possiamo finanziare investimenti per i giovani e per favorire la sostenibilità, subito. Tutti però devono cambiare passo e si deve fare un lavoro per obiettivi strategici».



Il Meridione guarda con particolare attenzione all'agroalimentare, il settore più forte delle sue esportazioni: non ha la sensazione però che sul piano della competitività al sistema-Sud manchi ancora molto? C'entra anche la scarsa attenzione al sistema portuale e alle infrastrutture ferroviarie, per caso, nel ritardo del Sud?

«Il Sud ha enormi margini di crescita, ma dobbiamo rimuovere i freni che lo bloccano da anni. Dove si è investito i risultati ci sono stati e sono evidenti. Serve passare da episodi di qualità a un disegno strategico di valorizzazione di tutti i territori. Partendo proprio dalle infrastrutture dove il ministro Delrio sta mettendo molta attenzione. Per l'agroalimentare interveniamo su gestione dell'acqua, banda ultarlarga e logistica, con azioni specifiche all'interno del "Piano Delrio"».



Lei può vantare, come ministro delle Politiche agricole, i dati forse più positivi ancorché ”piccoli” di crescita dell’occupazione: perché questa svolta? I giovani italiani hanno riscoperto la terra?

«La tendenza è positiva: i giovani non guardano all'agricoltura come a un mestiere arcaico bensì come a una prospettiva concreta di futuro, mettendo nelle loro attività innovazione, nuove capacità e competenze tecnologiche. Non è un caso se le aziende condotte da under 40 sono quelle dove c'è più multifunzionalità. Negli ultimi diciotto mesi abbiamo messo in campo strumenti per favorire il ricambio generazionale e aiutare i ragazzi a investire: dai mutui a tasso zero alla detrazione al 19% per l'affitto dei terreni fino al credito d'imposta al 40% per l'e-commerce. Stiamo lavorando anche a una linea di credito loro dedicata da 50 milioni di euro. In questo contesto il Sud può essere protagonista».



C’entrano anche le misure varate con il decreto appena approvato per l’agricoltura?

«Con il decreto agricoltura di luglio abbiamo messo un altro tassello per far crescere il settore, a seguito delle azioni introdotte lo scorso anno con Campolibero. Ci siamo concentrati in particolare su due filiere strategiche come quelle del latte e dell'olio. Su quest'ultima investiamo 32 milioni di euro per il piano olivicolo nazionale. Per la prima volta puntiamo a far aumentare la produzione di olio italiano, con l'obiettivo di arrivare a 650mila tonnellate. Per questo aiuteremo le aziende soprattutto al Sud a crescere, produrre di più e meglio».



E come si tutelano sempre di più qualità e originalità dei nostri prodotti nel mondo?

«Su questo fronte non c'è nessun Paese che ha i numeri dell'Italia: 160 mila controlli a livello nazionale in 18 mesi, più di 100 milioni di euro di sequestri e 500 operazioni di protezione del Made in Italy fuori confine. Siamo gli unici al mondo ad avere accordi con piattaforme web come Alibaba e eBay, dove abbiamo bloccato la vendita di finti "parmesan" o Aglianico. Con una sola operazione abbiamo bloccato 5mila tonnellate al mese di falso Pamigiano Reggiano, quasi la metà della produzione mensile di quello autentico».



La "Terra dei fuochi" ha dato un colpo fortissimo al sistema agroalimentare campano: è soddisfatto di ciò che è stato fatto finora?

«Stiamo gestendo una situazione complessa, emersa anche grazie al lavoro di controllo del nostro Corpo forestale. Abbiamo messo a punto un metodo di analisi del territorio che non ha precedenti e aumentato i controlli sulle produzioni della zona. Va anche detto che troppo spesso si è generalizzato a danno dell'intera produzione campana».



Agricoltura e turismo possono fare molto al Sud ma non creare quello choc in termini di nuova occupazione che appare indispensabile per impedire ad una generazione di under 30 di dover rinunciare al lavoro: non è il caso di farsi venire un'idea, una visione di ampio respiro anziché inseguire solo le emergenze?

«Il binomio turismo-agricoltura al Sud ha molto potenziale da sviluppare. Con Expo abbiamo iniziato ad impostare un lavoro sui territori per creare percorsi che mettano insieme patrimonio gastronomico e culturale. Partiamo dai valori che abbiamo e diamo ai ragazzi la possibilità di costruire il loro futuro in queste terre straordinarie».



L'embargo russo: quanto hanno perso finora le aziende agroalimentari italiane? E' partito il piano di risarcimenti deciso dal ministero?

«Solo lo scorso anno abbiamo superato i 250 milioni di euro e continuiamo a registrare un calo delle esportazioni verso la Russia. Gli strumenti che la Commissione Ue ci ha messo a disposizione non bastano, dobbiamo fare di più. Per quest'anno abbiamo ottenuto proprio ieri nuovi aiuti per l'ortofrutta. Gestiremo nei prossimi giorni una quota di ritiri da 50mila tonnellate che ci aiuteranno a tutelare il reddito dei produttori, ma abbiamo chiesto attenzione anche per le altre filiere».