Grecia, Varoufakis: «Parlano di un rogo doloso solo per coprire le loro colpe»

Grecia, Varoufakis: «Parlano di un rogo doloso solo per coprire le loro colpe»
di Francesco Lo Dico
Giovedì 26 Luglio 2018, 00:02 - Ultimo agg. 27 Luglio, 08:09
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Lunedì il cambiamento climatico e le carenze della società greca hanno congiurato contro insieme nel disegnare uno scenario di distruzione e di morte, di cui è complice anche l’austerity imposta al Paese dall’Europa». Ex ministro delle Finanze greco, oggi leader di Diem25, Yanis Varoufakis è addolorato ma per nulla sorpreso, dai roghi che hanno incenerito vite e case di amici e parenti.
Innanzitutto sta bene? Come ha vissuto queste ore infernali?
«Sull’Attica si è abbattuta una calamità biblica. Molte case di amici e parenti sono finite in cenere. Un mio amico e sua moglie sono scomparsi. Un cugino, la cui casa sorge su una scogliera, ha dovuto tuffarsi in mare da 70 metri per sfuggire alle fiamme, per poi essere fortunosamente salvato da alcuni pescatori. Gli attivisti di Diem25 sono riusciti a uscirne vivi, ma alcuni dei loro vicini hanno trovato la morte: i loro corpi sono stati ritrovati l’altro ieri mattina, stretti gli uni agli altri. Tra loro c’era anche una bimba di tre anni. Non ho parole».
Le notizie parlano di una cinquantina di incendi, di quasi cento morti e più di 500 feriti. È riuscito a farsi un’idea di che cosa sia accaduto di preciso?
«Quella di lunedì è stata una convergenza funesta: a provocare questa catastrofe è stata una sinergia tra il clima e i cronici guasti della società greca. Dopo un inverno particolarmente secco, la combinazione di alte temperature e di un vento che soffiava a 120 chilometri all’ora avrebbe certamente potuto comportare un elevatissimo rischio di incendi. Ma a parte questo, le cause del disastro vanno individuate nel crimine collettivo compiuto dalla società greca contro l’ambiente (il modo in cui abbiamo costruito nei decenni, per lo più illegalmente, all’interno delle pinete), nelle perenni carenze organizzative del nostro Stato (e cioè il fallimento nel ripulire campi e boschi dall’accumulo di sterpaglie, la mancanza di vie di fuga in caso di allagamenti e incendi boschivi), e infine in certe pratiche “oligarchiche” in voga qui da noi. Alcuni residenti che hanno tentato di raggiungere il mare sono finiti intrappolati nel filo spinato usato da alcuni greci per recintare le “loro” spiagge».
Lei crede alla pista dell’origine dolosa degli incendi, di cui parlano le autorità?
«Non mi sento di escludere la possibilità di un crimine messo in atto da speculatori. Ma non ne sono convinto. I governi greci hanno sempre trovato conveniente incolpare speculatori, piromani, terroristi. E persino agenti stranieri. Perché? Perché ciò ha consentito ai governanti di non dover mai ammettere i loro fallimenti in tema di sicurezza, e di nascondere l’incapacità di finanziare adeguatamente i servizi di soccorso».
C’è per caso dietro la difficoltà di affrontare l’emergenza anche qualche carenza legata alle politiche dell’austerity?
«Non credo sia solo colpa dell’austerity. Ma certamente l’austerity non ha aiutato. Indubbiamente i vigili del fuoco sono sottodimensionati per colpa del rigore. Ma anche se ne avessimo avuto il triplo, l’estensione dei roghi era tale che avrebbe fatto poca differenza».
L’Europa ha inviato alcuni mezzi di soccorso. La Grecia potrà risollevarsi senza l’aiuto dell’Ue?
«L’Europa non ha giocato alcun ruolo nell’aiutarci a combattere le fiamme, ma non si può nemmeno ritenerla responsabile per queste».
Dopo anni di sofferenze e tagli sociali maturati a causa del rigore, è il momento che l’Ue manifesti concretamente solidarietà al popolo greco?
«Ogni momento è buono per confrontarsi con Bruxelles, nel tentativo di liberarsi dalla camicia di forza dell’inutile austerity e dalle misantropiche politiche sociali che sono responsabili di una permanente crisi umanitaria della Grecia. In questi anni abbiamo perduto molte più persone di quanto ne abbia provocato quest’ultima tragedia a causa dell’establishment europeo. Più di ventimila persone si sono suicidate dal 2011 a oggi, mentre più di un milione di persone è emigrato a causa della depressione economica imposta dall’Ue. Mi aspetto tuttavia che da Bruxelles arrivino solo lacrime di coccodrillo».
 

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