Napoli, Annamaria uccisa come un boss: spunta anche la pista passionale

Napoli, Annamaria uccisa come un boss: spunta anche la pista passionale
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 23 Gennaio 2018, 22:41 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 14:28
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Cinque colpi di pistola a bruciapelo. Due alla schiena, gli ultimi due al volto. L’hanno massacrata così, con un rituale di sangue che riporta alle più spietate esecuzioni di camorra. Eppure la vita di Annamaria Palmieri - a ben guardare - aveva solo sfiorato gli argini neri della criminalità organizzata. A ventiquattr’ore dall’efferato omicidio commesso a poche centinaia di metri dal corso San Giovanni a Teduccio, nel cuore della periferia orientale di Napoli, cominciano ad emergere particolari investigativi che mettono in luce un quadro differente da quello emerso nella immediatezza del delitto.

Donna di camorra? Nuova boss emergente? Spietata esattrice dei clan? Racket, droga? Probabilmente dietro l’omicidio si nasconde uno scenario identico e allo stesso tempo diverso. E, forse, a decretare la morte di questa 54enne c’è anche dell’altro.

Un fatto è certo. Gli uomini della Squadra mobile di Napoli diretta da Luigi Rinella non escludono alcuna pista. Partiamo dalle certezze. La prima: Annamaria era considerata una «donna tuttofare»: si prestava spesso e volentieri per assecondare le esigenze di un clan, quello dei Formicola. Piccole consegne di droga, come pure accompagnamento di pregiudicati in fuga da un luogo all’altro. Una vita spericolata, in tutti i sensi. Lei, sposata ad un altro affiliato alla cosca reggente a San Giovanni a Teduccio e madre di un figlio - lo stesso che era andato a trovare lunedì sera quando ad attenderla sotto i palazzoni del Bronx c’erano i due sicari che poi l’hanno uccisa - si sarebbe legata sentimentalmente ad una donna. Probabilmente ad una giovane che pure appartiene ad una famiglia malavitosa della zona.

Dietro questo gioco di specchi che riflette la doppia vita di Annamaria Palmieri ci sarebbe la chiave del delitto. Anche se poi, a prevalere, resta sempre e comunque la pista che riconduce agli ambienti della camorra. A San Giovanni la chiamavano «Nino D’Angelo», per via del taglio di capelli e della tintura bionda che amava portare. I bene informati raccontano anche che da poco meno di un paio d’anni aveva cambiato casa, avendo scelto di vivere con un’altra donna. Ma ovviamente questo non aggiunge nulla al mistero. 
 
Un fatto appare certo: Annamaria Palmieri non si era mai allontanata da quelle «cattive amicizie» riconducibili ai malavitosi che ancora comandano in condizioni di quasi assoluta egemonia sul quartiere San Giovanni. Eppure lei, la donna dai due volti, era sempre rimasta ai margini del gruppo criminale. Per quanto alcune dettagliate informative la descrivessero come la «tuttofare» nientemeno che della moglie del boss Ciro Formicola. E tuttavia nulla sarebbe più fuorviante che descriverla come un «boss di camorra».

«Piuttosto una “seconda linea”, e non certo un pezzo grosso del sistema», spiega un investigatore che da anni lavora sulla camorra dell’area orientale. E dunque? chi può aver decretato la sua morte? E, soprattutto, per quale motivo? Rancori personali, magari di natura sentimentale? O - piuttosto - come pure immaginano gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia che coordinano le indagini, una vendetta trasversale a doppia lama? Perché parliamo di doppia lama? Da un lato la matrice dell’omicidio potrebbe essere ricondotta ad un classico regolamento di conti interno al clan Formicola. Ipotesi credibile, giacché non sarebbe questo il primo caso in cui uno «sgarro» imperdonabile viene punito con il sangue. Ma nemmeno la pista del regolamento di conti tra gruppi contrapposti viene esclusa; soprattutto oggi, alla luce di una temuta e (a quanto pare) anche consistente riorganizzazione della cosca rivale a quella dei Formicola, cioè a quella famiglia Mazzarella che su doppia corsia starebbe riorganizzandosi nei suoi due fortini storici: quello che va dal mercato alle Case Nuove e quello di San Giovanni a Teduccio.

Ma il commando di morte che ha assassinato la 54enne sapeva bene il fatto suo. Entrando in azione in un’area che è ben protetta da sentinelle e vedette che hanno sempre occhi bene aperti per scrutare presenze estranee ed eventuali pericoli. I sicari sono entrati in azione in via dell’Albero Artificiale, in una zona considerata la roccaforte del clan: Annamaria Palmieri si è accorta della presenza dei killer. Ha tentato di scappare ma i sicari hanno fermato la sua corsa sparandole contro due colpi. Gli altri tre - quelli poi risultati mortali - sono stati esplosi quando era già a terra. 

Un fatto appare chiaro: nella logica camorrista colpire, uccidere una persona molto vicina alla moglie del capoclan locale può considerarsi un messaggio forte. E, a dimostrazione del clamore che mandanti e sicari hanno voluto imprimere con la firma di piombo e sangue, due sere fa a San Giovanni a Teduccio, c’è un particolare: sul luogo dell’agguato la Polizia scientifica ha trovato cinque bossoli calibro 9x21. Calibro micidiale, che entra in azione quando si vuole lasciare sull’asfalto un morto. Sono ancora in corso le perizie balistiche e le indagini che, ancora una volta, non potranno avvalersi di testimoni e delle immagini dei sistemi di videosorveglianza. A San Giovanni restano mute le lingue e anche le telecamere stradali, inesistenti.

La vittima aveva diversi precedenti penali. Per associazione a delinquere, contrabbando, e per un episodio di estorsione. Ma mai era stata indagata e tanto meno condannata con l’accusa di associazione mafiosa.
Nessun dubbio sulla matrice camorrista dell’omicidio. Anche se restano da decifrare ancora molti, forse troppi elementi che rendono almeno per il momento torbido il quadro investigativo. Chi poteva avere interesse ad uccidere Annamaria Palmieri? E dietro questa spietata esecuzione si possono mescolare interessi privati, personali, con elementi riconducibili a faide interne nel gruppo Formicola? O, piuttosto, siamo di fronte ad una nuova offensiva dei «rinati» Mazzarella che hanno violato - con questo omicidio eclatante commesso nel cuore del territorio controllato dai rivali - una tregua forzata durata anni?
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