Mbappé e Messi, sfida per la storia: ultimo atto dei Mondiali in Qatar

La Francia cerca il bis, l'Argentina vuole il titolo dopo 36 anni

Mbappé e Messi insieme nel Psg
Mbappé e Messi insieme nel Psg
di Francesco De Luca
Domenica 18 Dicembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 19 Dicembre, 07:15
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La finale più logica, dopo l’eliminazione della Seleçao. I Bleus contro la Seleccion, i campioni del mondo in carica che sfidano i vincitori della Copa America. Mbappé che affronta Messi, compagni nel Paris St. Germain che non si amano, in un incrocio di 10 che inevitabilmente richiama - alla vigilia del Mondiale più controverso della storia (per le polemiche sui diritti negati dal Qatar e per l’interruzione di tutti i campionati, oltre che per quella discutibile assegnazione decisa dal precedente governo della Fifa) - Maradona e Platini, le stelle viste negli anni Ottanta in serie A, quando il nostro era il campionato più bello.

Messi punta a riportare la Coppa in Argentina a 36 anni dal trionfo con Diego in Messico. Il suo quinto e ultimo Mondiale può essere quello della definitiva consacrazione del campione che ha vinto tanto e ha dovuto sempre confrontarsi con un paragone che non può reggere: Lionel è il primo a sapere che non c’è altro Maradona di quello che illuminò la Seleccion e il Napoli. Messi è stato assoluto protagonista in Qatar, dopo la falsa partenza nella partita persa contro l’Arabia Saudita, la disfatta che fece temere un ritorno a casa dopo il girone. Il suo rendimento è cresciuto, finalmente è apparsa e forte la sua personalità. Un leader duro nell’infuocata sfida con l’Olanda, un formidabile trascinatore nella semifinale con la Croazia.

Mbappé, più giovane di 10 anni (ne compie 24 martedì), può vincere il secondo Mondiale di fila: soltanto Pelé era più giovane, ventiduenne quando vinse il secondo titolo nel ‘62.

Se Messi ha offerto la massima espressione del suo valore dagli ottavi in poi, Mbappé è apparso spento nei quarti e in semifinale. La Francia ha vinto nonostante le sue prove opache perché Deschamps ha tante risorse. È andato oltre l’infortunio del Pallone d’oro Benzema (e quante polemiche il suo mancato rientro in Qatar) perché Giroud, il 36enne che ha fatto già faville nel Milan, ha confermato la sua potenza e la sua classe. E in panchina c’è uno come il giovane Kolo Muani, che nell’equilibrata semifinale contro il Marocco ha spento le ansie del popolo francese segnando il gol della qualificazione appena entrato in campo.

Davvero non può raffigurarsi una squadra favorita anche perché allo straordinario potenziale offensivo - Julian Alvarez, riserva di Erling Haaland nel City, ha saputo caricare sulle proprie spalle il peso dell’attacco in semifinale coadiuvato dallo straordinario Messi - corrispondono difese che talvolta cadono in errore. Soprattutto quella della Seleccion, crollata nel finale dei tempi regolamentari contro l’Olanda. Conterà la velocità degli interpreti. Mbappé, il vero Mbappé, sa essere micidiale, con un passo che secondo gli esperti è superiore a quello di Usain Bolt e Marcell Jacobs, gli olimpionici dei 100 metri. E in semifinale l’Argentina ha di fatto colpito due volte in contropiede la Croazia.

Deschamps dovrà fare, peraltro, i conti con il virus influenzale che ha creato problemi in ritiro anche se gli argentini sospettano che vi sia una antica e sana pretattica nelle notizie che trapelano dallo staff della Francia. Di certo, Didì ha respinto l’ipotesi di richiamare Benzema: andrà avanti con i suoi, provando a ripetere il bis che riuscì all’Italia di Vittorio Pozzo nel 1934 e nel 1938 e al Brasile nel 1958 e nel 1962.

L’Italia è rimasta a guardare e in queste ore non affiorano più rimpianti perché c’è un dolore vero con cui conviviamo, quello per la morte di Mihajlovic. Un po’ di Itala l’hanno vissuta i due commissari tecnici finalisti. Deschamps nella Juve, di cui è stato l’allenatore nella stagione della serie B (ma venne esonerato a poche giornate dal termine del campionato), Scaloni nella Lazio e nell’Atalanta. Hanno avuto percorsi calcistici differenti (uno campione, l’altro gregario), da allenatori entrambi hanno dovuto convincere un’ampia platea di scettici. A Parigi si ipotizza in queste ore perfino la sostituzione di Didì con Zidane, comunque vada, mentre l’argentino di origini ascolane è blindato fino al Mondiale 2026. È la finale più giusta, per la storia delle due nazionali e per quanto hanno saputo offrire in una Coppa che è diventata uno show dai quarti in poi, come spesso era già accaduto. In campo due squadre che valgono complessivamente 1,7 miliardi di euro: godiamocele augurandoci che il vento possa cambiare anche per l’Italia.
 

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