Comune di Napoli, pressing del Pd per la delega alla cultura: tensioni Armato-Baretta in giunta

La replica: «Il sindaco andrà avanti in due anni e mezzo lavoro importante»

Da sinistra Baretta, Armato, Roano, Mancuso e Acampora
Da sinistra Baretta, Armato, Roano, Mancuso e Acampora
di Luigi Roano
Lunedì 29 Aprile 2024, 23:30 - Ultimo agg. 30 Aprile, 07:21
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Il sindaco Gaetano Manfredi ha fissato per ottobre la prima data per la verifica del suo mandato, a tre anni dunque dall’insediamento farà il bilancio anche politico di questi primi 1000 giorni. A ottobre è previsto un rimpasto di donne, uomini e di deleghe. Al Pd manca un assessore, ma i dem hanno fretta di riempire la loro casella magari prima della bagarre per le Europee dove potrebbero cambiare gli equilibri interni.

Il Partito è orfano di Paolo Mancuso che si è dimesso più o meno un anno fa e il Pd punta al bersaglio grosso: la delega alla cultura che è in capo proprio a Manfredi. Lo scenario dove si consuma lo strappo - e anche una serie di j’accuse - è quello del Consiglio comunale dove il sindaco è assente per impegni istituzionali. E la scintilla che ha innescato l’incendio è il Maggio dei Monumenti presentato a Palazzo San Giacomo - anche li Manfredi era assente - dai tre saggi che il sindaco ha nominato per gestire la cultura, si tratta di Sergio Locoratolo, il coordinatore dei saggi e altri due docenti: Francesca Amirante e Andrea Mazzucchi

A parlare è Pasquale Esposito, consigliere comunale del Pd, presidente della commissione consiliare Legalità e nella segreteria metropolitana dem - a grossa maggioranza deluchiana - è responsabile degli enti locali. «Dopo due anni e mezzo di consiliatura - dice Esposito - credo sia utile aprire una riflessione, una verifica sulla cultura.

Va bene che la delega è del sindaco, con il quale però è difficile parlare. Ma non si può escludere la politica da decisioni importanti come l’organizzazione del Maggio dei Monumenti non è un fatto positivo. Dal Maggio sono stati esclusi grossi pezzi di città: serve una discussione e una verifica. Si organizzano eventi sulle solite strade come via Toledo già ingolfatissima e molti quartieri non sono coinvolti». Il Maggio dei Monumenti non convince o chissà forse è il pretesto per lanciare messaggi all’ex rettore.

L’intervento di Esposito segue di pochi minuti quello di Teresa Armato, assessore al Turismo che ha la delega più politica della giunta vale a dire quella ai rapporti con il Consiglio, anche lei del Pd quota Dario Franceschini. Pure la Armato si lamenta, ma nel mirino ci mette l’assessore alle Finanze Pier Paolo Baretta anche lui del Pd: «Io sono disposta, dispostissima - dice Armato - ad accogliere le proposte sul turismo del Consiglio comunale. Ma sul turismo non basta il 28-30% della tassa di soggiorno come è adesso. È un problema mio, certamente della giunta e anche del Consiglio comunale». Baretta è un paio di scranni più in la e ascolta abbastanza imbarazzato. Cosìm come imbarazza il silenzio del gruppo del sindaco. Si associa alla critica politica invece Salvatore Flocco del M5S: «Il troppo è troppo - dice - qui non ci ascolta nessuno». Un doppio intervento dem che arriva sulla impossibilità di fare la festa della Ciliegia per mancanza di soldi e che non è stata inserita nel Maggio dei Monumenti. Sì, lo strappo arriva sulla festa della ciliegia, senza nulla togliere alla famosissima e celebre nel mondo ciliegia di Chiaiano. Esposito - questa la sostanza politica - esterna un malessere covava da tempo. Che potrebbe essere legato - vista la maggioranza deluchiana che regge il gruppo consiliare - dal rapporto saldamente istituzionale del sindaco con il Governo. Vero? Falso? Certo è che Esposito è scatenato e oltre ai saggi pizzica anche lui Baretta: «Sono presidente della commissione legalità - dice - vorrei sapere come l’ufficio cultura e i tre esperti scelgono quali manifestazioni debbano essere inserite negli eventi culturali e nel Maggio. Rappresento la commissione trasparenza e gli atti li vorremmo vedere. Così come aspettiamo ancora in Commissione Baretta per capire come vengono spesi i soldi delle partecipate negli appalti con i privati».

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Da Palazzo San Giacomo trapela sorpresa e irritazione ma anche voci di chi è ben informato che raccontano di un Manfredi che in qualche modo si aspettava la presa di posizione del Pd. Ma Manfredi - questo fanno sapere - «non intende certamente assegnare la delega della Cultura, è fortemente convinto che in due anni e mezzo si è seguita una filosofia di politiche culturali diffuse in tutta la città e per ogni tipologia di espressività artistica come una grande capitale europea merita». Sui sospetti lanciati da Esposito sull’assegnazione dei fondi il Comune è tranchant: «Il Maggio ha avuto una manifestazione d’interesse pubblica per progetti non legati alle Municipalità. Tanto è vero che la cultura è stata portata in questi due anni in periferia con la rassegna “Affabulazione” e col protocollo con le chiese fuori dal centro storico. Inoltre nel programma del “Fuori Maggio” ci sono tantissimi progetti autofinanziati di enti esterni all’Amministrazione». Cosa accadrà adesso? Troppo forte la spinta del Pd perché Manfredi se ne stia fermo. La cosa più probabile è che il sindaco non in tempi strettissimi convochi i dem per un chiarimento.

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