Chiude la libreria di Benedetto Croce a Napoli, Marta Herling: «Grave perdita per la città»

Addolorata la nipote del filosofo. Gli editori: «Lenta agonia, serve una scossa»

Marta Herling
Marta Herling
di Ugo Cundari
Martedì 10 Ottobre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 07:27
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Chiudono le librerie storiche, si ridimensionano quelle moderne, e così Napoli, anno dopo anno, sta perdendo la sua vocazione culturale. Mentre a piazza Dante, dopo diverse promesse del Comune, ancora non è stata affissa la targa per ricordare Tullio Pironti, libreria chiusa e casa editrice ferma, chiude i battenti la storica libreria Fiorentino a calata Trinità maggiore, aperta quasi un secolo fa, nel 1936. Era la più amata da Benedetto Croce e per molti anni è stata il punto di riferimento per gli studenti e per i professori della allora vicina facoltà di Architettura.

«L’impoverimento culturale della città continua. Aveva chiuso qualche tempo fa D’Auria, che per decenni è stato l’editore di riferimento del Vaticano. Oggi ha chiuso anche la Fiorentino, sulla stessa strada, che pure ha avuto diversi meriti, come quello di aver pubblicato le poesie di Totò, il libro più piratato di Napoli, ancora oggi se ne trovano copie fasulle sulle bancarelle. Chissà se il destino della Fiorentino sarebbe stato diverso senza le perdite per le copie false» dice l’editore Diego Guida. Sulla storia delle copie abusive di “’A livella” commenta il libraio editore Raimondo Di Maio: «A rubare il testo fu una persona che lavorava dai Fiorentino, a dimostrazione che in questo lavoro è facile incappare in gente disonesta che, appena ti distrai, ne approfitta. La dinastia dei Fiorentino è stata una delle più autorevoli tra noi librai, dispiace molto vedere che il loro negozio, meta ambita di intellettuali come Gino Doria e Spadolini, non ci sia più».

Di Maio snocciola l’elenco, lungo, di tutte le librerie chiuse di recente, e segnala che, nell’indifferenza e nel silenzio generale, «hanno abbassato le saracinesche anche la “Botteguccia” a via Capitelli e la “Matricola” a via Mezzocannone dove aprirà un ristorante. È una strage». A pochi passi da Fiorentino c’è la Ubik di via Croce, diretta da Giancarlo Piacci, che dice: «Tenere i conti in ordine è sempre un’impresa, penso lo sia ancora di più per le librerie antiquarie e quelle di settore, ma dopo una crisi che durava da anni sono ottimista.

I lettori stanno riscoprendo il piacere di incontrarsi in libreria e gli ultimi dati rilevano un calo di vendite dei libri di Amazon, dal 43% al 38% del totale. Rimane, la nostra, una lotta, e quando chiude uno di noi gli altri non sono mai felici, perché inevitabilmente la prima conseguenza è la diminuzione del numero di lettori».

 

Per lo scrittore Maurizio De Giovanni, presidente della Fondazione Premio Napoli, «stanno venendo meno tutti i luoghi di resistenza culturale di Napoli sempre di più un centro commerciale a cielo aperto. Viene da chiedersi se esiste una politica culturale. Da anni sostengo che i locali sfitti del Comune potrebbero essere concessi a imprenditori giovani, sotto i 35 anni, prevedendo incentivi per aprire librerie, magari tematiche, tipiche, con punti di incontro, spazi dove tra i libri si fa anche musica. Purtroppo manca la volontà politica di far aprire nuove librerie e non far chiudere quelle storiche». Un altro libraio editore, Pasquale Langella, sostiene che «per sopravvivere e combattere i colossi dell’online i librai, antiquari e non, devono differenziarsi e innovarsi. Starsene seduti dietro al bancone in attesa che entri qualche buon samaritano non ha senso, si è perdenti in partenza». 

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Alberto Della Sala, decano dei librai napoletani alla guida di “Iocisto” al Vomero, non ha dubbi: «È inutile ricominciare con il pianto greco. Se non si abituano i ragazzi a comprare nelle librerie fisiche con una educazione culturale insegnata nelle scuole non risolveremo mai niente. Quando leggo l’ennesima notizia della chiusura di una libreria la mia prima reazione è di rabbia, poi di sconforto perché quando chiude un luogo dove si fa cultura ne usciamo tutti più poveri, a cominciare dalle giovani generazioni che affronteranno il futuro con meno capacità di comprenderlo».

Marta Herling, nipote di Benedetto Croce, si dice «profondamente rattristata per la notizia» e sottolinea che «la chiusura della libreria Fiorentino è un’altra grave perdita per l’identità culturale della città e in particolare del centro antico, dove ha sempre resistito quel tessuto costitutivo in cui ci siamo riconosciuti. Viene meno un altro angolo della “Napoli nobilissima” che si raccoglieva intorno a mio nonno e al suo mondo». Fabio Berisio, dell’omonima libreria a Port’Alba, ammette che «chi sceglie di fare il libraio non avrà mai un grosso conto in banca, è sempre stato così e le cose non sono cambiate, però se stai al passo con i tempi e ti inventi qualcosa di nuovo, come nel mio caso quando ho deciso di trasformare la libreria in birreria di sera, riesci a sopravvivere, e sottolineo a sopravvivere».
 

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