Napoli città fragile, boom di edifici pericolosi: c’è anche la sede della Dia

Napoli città fragile, boom di edifici pericolosi: c’è anche la sede della Dia
di Paolo Barbuto
Lunedì 14 Giugno 2021, 23:30 - Ultimo agg. 15 Giugno, 11:03
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Quelli che vedete nel grafico in cima a questa pagina sono gli edifici considerati a rischio per la pubblica incolumità individuati, solo negli ultimi dieci giorni, a Napoli. L’elenco viene realizzato con metodica puntualità da palazzo San Giacomo: i tecnici esplorano la città palmo a palmo, individuano le situazioni di maggior rischio e realizzano report dai quali scaturiscono le ordinanze a tutela della pubblica incolumità. In pratica si impone ai proprietari delle strutture a rischio di cancellare il degrado che potrebbe causare cedimenti e crolli fino a travolgere la cittadinanza.

In un anno, generalmente, vengono diffuse un migliaio di queste ordinanze che si susseguono a cadenza settimanale: non esistono zone della città esenti dal problema, i palazzi a rischio sono dappertutto, dal centro storico ai quartieri collinari, dalla periferia a Chiaia.

Nell’ultima serie di ordinanze spicca, su tutte, quella indirizzata agli uffici che ospitano la Direzione Investigativa Antimafia a via Galileo Ferraris. Si tratta di un edificio che appartiene a una società immobiliare che lo cede in fitto alla Dia: secondo l’ordinanza del sindaco di Napoli, all’interno di quella struttura la situazione è particolarmente grave: «È stato rilevato il distacco di intonaci dai rampanti e dai pilastri della scala, che si sviluppa all’interno al cortile del fabbricato, a servizio dei vari piani dell’edificio occupato dalla Direzione Investigativa Antimafia», è scritto nel documento nel quale si impone alla società proprietaria dell’immobile «a scopo cautelativo di non praticare e far praticare “ad horas” la scala esterna...

fino all’esecuzione delle immediate misure necessarie per garantire l’incolumità delle persone e l’integrità dei beni da temuti crolli/cedimenti della struttura stessa». L’ordinanza, come tutte quelle simili, si chiude con l’imposizione all’esecuzione di lavori urgenti per evitare il pericolo.

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Tra gli edifici considerati a rischio, in questi ultimi dieci giorni, c’è anche un capannone di via Nuova Poggioreale che Palazzo San Giacomo identifica come di proprietà dell’Abc, l’azienda per la distribuzione d’acqua pubblica, che il Comune di Napoli possiede al 100%.

Il Comune ha rilevato che il capannone di una sua società presenta il crollo parziale del solaio e di una muratura perimetrale. In questo caso si pongono due differenti questioni, quella della tutela della pubblica incolumità e anche quella della necessità di badare con perizia a un immobile che, secondo l’ordinanza firmata dal sindaco de Magistris, risulta di proprietà pubblica. 

Un pericolo più che imminente viene segnalato in via Morisani, prosecuzione di salita Moiariello, dove è stato identificato un fabbricato abbandonato e in pessimo stato di conservazione che potrebbe cedere d’improvviso anzi, per usare il linguaggio tecnico-burocratico, è in immediato “pericolo di rovina”. Anche in questo caso la richiesta al proprietario, che è stato identificato, è di interventi immediati per evitare pericoli alle persone che transitano nei pressi del rudere.

Al Corso Amedeo di Savoia i tecnici del Comune hanno rilevato il crollo di un solaio in seguito all’abbattimento di un muro interno di un’abitazione. Il cedimento ha causato il cedimento del pavimento della stanza da letto e della cucina dell’appartamento sovrastante e ha pure generato pericolose crepe nelle pareti che necessiteranno di ulteriori approfondimenti. 

Alla Riviera di Chiaia le cose non vanno meglio. All’interno di un antico (e bello) edificio che affaccia sulla storica strada napoletana si è verificato il crollo parziale di un balcone che ha imposto al Comune di pretendere interventi immediati per risistemare la situazione e anche per rimettere in sesto le facciate che, secondo Palazzo San Giacomo, mostrano pessime condizioni di manutenzione che riguardano anche i cornicioni e gli altri balconi dell’edificio.

Sono tantissime le richieste di intervento per pericolo di caduta di calcinacci dalle facciate scalcagnate di tanti palazzi in ogni quartiere; esistono, poi, anche richieste di lavori seri e immediati perché, agli occhi dei tecnici, il pericolo s’è mostrato palese. C’è un edificio di via Baldacchini, tra corso Umberto e via Marina, nel quale il vano scale è talmente pericoloso da essere già puntellato e la muratura presenta pericolosissime fessurazioni e lesioni dal secondo fino al quarto piano.

Alla Sanità, in vico della Calce, gli esperti hanno rilevato, in un appartamento di un antico edificio, poderose “deformazioni del solaio nelle zone dell’ingresso, del soggiorno e della camera da letto con notevoli fessurazioni e distacco dei pavimenti”. Significa, in pratica, che quell’appartamento potrebbe collassare sul sottostante in ogni momento. 

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