Napoli, lo chalet del Molo Beverello svaligiato con il piccone: «Quest'è terra di nessuno»

Napoli, lo chalet del Molo Beverello svaligiato con il piccone: «Quest'è terra di nessuno»
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 23 Maggio 2022, 23:45 - Ultimo agg. 24 Maggio, 18:00
4 Minuti di Lettura

Ha fatto tutto da solo. La lunga notte del ladro entrato in azione per svaligiare lo chalet “Caffè Beverello” nel perimetro dell’area portuale di Napoli è documentata interamente dalle telecamere di videosorveglianza del locale che quotidianamente - dall’alba al tramonto - è una porta girevole per centinaia e centinaia di turisti, vacanzieri e pendolari. Per circa due ore il delinquente, ripreso in tutte le fasi del raid, ha agito indisturbato e armato di piccone. L’uomo è riuscito a razziare tutto quel che poteva: dalle sigarette ai gratta e vinci, dai fondi della cassa ad un pc.

Con buona pace per la sicurezza di un sito che dovrebbe restare sotto controllo ventiquattr’ore su ventiquattro, il malvivente è riuscito a operare indisturbato, protetto anche da grate e paratie issate a protezione del cantiere al cui interno si lavora per il restyling della stazione marittima, già meta dei nuovi colossi da crociera. 

Dalle due fin quasi alle quattro di mattina.

E solo intorno alle sei di ieri mattina gli impiegati del noto punto di ristoro, giungendo sul posto, si sono accorti dello scempio lasciato dal ladro. Poco dopo è arrivato anche il titolare della caffetteria (che è anche l’unica rivendita ufficiale nel Beverello di tabacchi e tagliandi di gioco dei Monopoli di Stato), Ciro Giglio, che ha allertato i carabinieri e fatto scattare la denuncia. 

Da una prima stima, il valore degli oggetti trafugati ammonterebbe a circa 12mila euro, al netto dei danni causati in più punti del locale: già, perché dopo aver tentato di scassinare in un paio le saracinesche corrispondenti agli ingressi, lo sconosciuto - che evidentemente ben conosce lo stato dei luoghi - ha deciso di scavalcare una transenna, introducendosi nel cantiere dove ha recuperato un piccone, poi brandito per sfondare una pesante vetrata e per riuscire a entrare all’interno dello chalet. Il tutto a volto scoperto, e noncurante di una telecamera posizionata mezzo metro più in alto, che ha ripreso l’intera scena. Un triste deja vu per Ciro Giglio, che una decina di anni fa subì un altro furto, avvenuto sempre di notte anche se con modalità differenti (in quel caso le indagini non portarono a nulla). 

Video

«Resta solo tanta amarezza - si sfoga l’imprenditore titolare del “Caffè Beverello” - e rimangono anche tante perplessità e non pochi dubbi su alcune strane coincidenze: perché solo una settimana fa, sempre di domenica notte, una banda composta da almeno due, tre persone, è entrata in azione per rubarci addirittura i tavoli esterni in pietra lavica con relative sedie in ferro battuto; sono arrivati con un furgone, anche in quel caso nel cuore della notte, e hanno agito indisturbati».

E non è ancora finita. «Perché - spiega sempre Giglio - sempre domenica, ma nel pomeriggio, un’altra persona è riuscita a introdursi all’interno del nostro deposito, approfittando della calca di clienti presenti a quell’ora nella pizzeria: aveva l’aria di chi cercava qualcosa, ma alla fine è riuscito a rubare solo alcune confezioni di caffè, prima di essere bloccato da un nostro impiegato. A quel punto abbiamo chiesto l’intervento dei militari dell’Esercito, che stazionano ogni giorno fino a notte fonda per presidiare la zona crocieristica, ma ci hanno risposto che loro non hanno alcun potere di polizia giudiziaria, e così, in quel trambusto, quel giovane è riuscito a divincolarsi e a fuggire. Ora, però, il sospetto che i due episodi possano essere collegati, e che quel tentativo di furto in realtà nascondesse una sorta di sopralluogo per chi voleva studiare bene gli accessi al nostro caveau, che fortunatamente è stato risparmiato nell’irruzione notturna». 

Fin qui la ricostruzione dei fatti. La serie di episodi denunciata da Giglio ripropone la questione della sicurezza all’interno del Molo Beverello: zona presidiatissima per due terzi delle ventiquattr’ore, ma vulnerabilissima - a quanto pare - dopo l’una della notte, quando appunto anche il presidio dell’Esercito, utilissimo, viene smobilitato. E ad aumentare i rischi che l’area portuale turistica si trasformi sempre più in un colabrodo ora ci sono anche le zone cantierate, che impediscono ad una qualunque pattuglia in transito lungo via Acton di poter vedere ciò che accade al di là degli alti pannelli. Sull’episodio indagano i carabinieri del comando provinciale di Napoli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA