Multe pazze, la doppia beffa:
a Napoli decine di ricorsi respinti

Multe pazze, la doppia beffa: a Napoli decine di ricorsi respinti
di Paolo Barbuto
Giovedì 1 Aprile 2021, 23:30 - Ultimo agg. 2 Aprile, 18:36
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I ricorsi presentati alla Prefettura vengono respinti senza appello, chi ha tentato la strada del giudice di Pace ha trovato le stesse risposte: le multe pazze che hanno travolto la città alla fine dell’estate vanno pagate. E non serve a nulla mostrare i ritagli dei giornali con la promessa di cancellazione delle sanzioni fatta direttamente dal sindaco: se non ci sono atti ufficiali da parte dell’amministrazione, non c’è possibilità di accogliere i ricorsi dei napoletani.
I dettagli della vicenda ve li chiariremo fra qualche riga, sappiate che i verbali contestati dai cittadini sono più di 250mila e il valore delle contravvenzioni raggiunge la cifra record di 24 milioni di euro che i napoletani dovranno pagare perché non c’è nessuna scappatoia, per adesso.


La questione è diventata esplosiva alla fine della scorsa estate quando migliaia di napoletani si sono visti recapitare contravvenzioni per aver violato una zona pedonale della quale non conoscevano l’esistenza. Le proteste consentono di far venire a galla una storia paradossale: a giugno, per consentire a bar e ristoranti colpiti dalla crisi, di ospitare clienti, la Giunta decide di offrire gratuitamente spazi di suolo pubblico dove sistemare sedie e tavolini. Accade pure nel Centro Storico della città dove gli spazi sono angusti e non consentirebbero di concedere ufficialmente pezzi di strada se viene consentito il transito delle auto. Così viene varata una zona pedonale che si innesta di sera, non appena termina l’orario della ztl; solo che i cartelli di segnalazione vengono seminascosti e non viene data alcuna comunicazione alla cittadinanza. Così in migliaia, convinti di poter attraversare il varco Ztl in un orario consentito, incappano nelle telecamere che proteggono la neonata zona pedonale. E i passaggi vanno avanti a ripetizione, fino a settembre quando arrivano le prime multe.

Alla sollevazione popolare risponde il sindaco in persona che annuncia dalla sua pagina social: «L’amministrazione comunale ha deciso di annullare tutte le multe nelle zone in cui nelle scorse settimane si è passati da ztl a pedonalizzazione». È il 17 di settembre, i napoletani tirano un sospiro di sollievo.

C’è chi ha collezionato anche cinquanta multe senza sapere di aver commesso violazioni: quella promessa fa distendere gli animi. Multe infilate nei cassetti e vita che riprende normalmente.


Poi qualcuno comincia a interrogarsi sul da fare. I più accorti decidono di presentare ricorso ufficiale e scoprono l’amara verità: i ricorsi non vengono accettati perché non c’è un provvedimento di annullamento della zona pedonale. Bisogna pagare.


La questione torna a deflagrare ma gli esiti stavolta sono scadenti. Per annullare il provvedimento di istituzione della zona pedonale occorre un documento che nessun dirigente si sente di firmare. La questione non è di poco conto: tra giugno e luglio sono state emesse 170mila contravvenzioni da 95 euro, da luglio ad agosto (quando le persone hanno saputo del divieto), si stima che ne siano state presentate altre 85mila. In totale il valore di quelle contravvenzioni è superiore ai 24 milioni di euro, serve qualcuno disposto ad affrontare la Corte dei Conti che certamente chiederebbe spiegazioni sulla cancellazione di 24 milioni d’incassi dalle moribonde casse comunali.
Si tenta, così, la carta della Prefettura provando a capire se in quegli uffici è possibile bloccare le multe, ovviamente non è possibile perché gli atti ufficiali sono “a favore” del Comune.


Così siamo ad oggi. I tartassati devono pagare per forza, chi ha tardato a saldare si vedrà arrivare anche una cartella esattoriale con valori maggiorati.

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