Napoli, in piazza dei Martiri spunta ​il dormitorio dei clochard

Accampamento tra giardini e statue, l’allarme di residenti e commercianti

Clochard in piazza dei Martiri
Clochard in piazza dei Martiri
di Luigi Roano
Sabato 25 Marzo 2023, 00:00 - Ultimo agg. 26 Marzo, 09:09
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Anche se può sembrare un paradosso, i senza fissa dimora devono avere un domicilio, lo stabilisce la Legge, malgrado chi le fa poi si dimentica di loro. «L’iscrizione anagrafica nel Comune di domicilio - si legge sul sito del Comune di Napoli - viene incontro ai legittimi interessi delle persone senza fissa dimora conferendo la possibilità di iscriversi all’Anagrafe del Comune in cui più frequentemente fanno capo o che sia per loro più facilmente raggiungibile, per ottenere le certificazioni anagrafiche e la fruizione dei servizi sociali della Città».

Pur avendo sempre e comunque le strade come materasso - in questo caso parliamo di piazza dei Martiri - per essere eventualmente aiutati serve comunque dare un punto di riferimento, di qui questa particolare anagrafe, una facoltà concessa ai Municipi così da poter mettere in moto la macchina degli aiuti, sempre a scartamento ridotto perché i soldi non bastano mai.

Perché fatta la legge, come sempre, la si deve riempire di contenuti e in questo caso si chiamano soldi. Fa sensazione un po’ di più la presenza dei senza fissa dimora a Chiaia - dove c’è il record degli evasori delle gabelle comunali come si evince dall’ultimo bilancio varato da Palazzo San Giacomo - perché si tratta del salotto delle griffe, degli imprenditori, dei benestanti e dei politici che seduti agli splendidi caffè della piazza fanno affari e mettono in moto alleanze e interessi. E vedersi buttare in faccia la povertà può fare una certa impressione.

I senza fissa dimora, per la precisione, si sono messi dentro ai giardinetti della statua che simboleggia il riscatto e la libertà custodita da ben quattro leoni. Un monumento dal valore altamente simbolico. Chiarita la cornice e il contesto, qui non si tratta solo di decoro urbano, che pure ha un suo legittimo perché, ma di mettere in moto appunto la macchina degli aiuti e dell’accoglienza per questa gente. Unica soluzione per toglierli dalle strade è arrivare a conoscere le loro esistenze per poter dare loro una collocazione. Un po’ quello che è successo alla Galleria Umberto dove qualcosa è stato fatto, ma altro bisogna fare. E la soluzione forse non è mettere i cancelli alla Galleria per non fare entrare chi cerca riparo, ma capire dove indirizzare chi la dimora non ce l’ha proprio. 

Non è che solo a Chiaia e in Galleria Umberto che i senza fissa dimora hanno eletto il loro domicilio. Di fronte al Museo c’è la Galleria Principe dove ci sono i cancelli per chiuderla, ma i senza fissa dimora sempre lì si mettono, sotto i porticati dove ha sede il sito. Sono la plastica visione di una città che i turisti quando l’osservano dal Museo archeologico ne escono a bocca aperta per lo stupore di tanta bellezza, ma poi entrano nella realtà vera fuori dal museo e si rendono conto vedendo i senza fissa dimora così malamente conciati di quanto Napoli sia piena di contraddizioni e problemi. Così come i senza fissa dimora occupano i porticati del Duomo proprio davanti l’ingresso del museo di San Gennaro. Con migliaia e migliaia di turisti che devono dribblare i loro bivacchi per andare ai Decumani o entrare appunto nel museo o nella stessa basilica dove ci sono le reliquie di Gennaro, il Santo Patrono. 

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Racconta l’assessore al Welfare Luca Trapanese «che l’emergenza povertà ha colpito Napoli ed è diventata una cosa enorme». Tuttavia l’impegno del Comune in termini finanziari è modesto, 20 milioni in 3 anni per affrontare una popolazione che nel giro di pochi mesi è passata da 2000 unità a 2700. Il sindaco Gaetano Manfredi sta puntando sul Pnrr - per recuperare fondi che effettivamente non ha - per dare una sterzata al pianeta welfare: l’obiettivo è costruire con quei fondi residenze dedicate a loro per poi iniziare percorsi di recupero. Oggi le cose come stanno? A febbraio - quando c’è stata l’ondata di freddo più pesante - fu trovato senza vita un senza fissa dimora in piazza Enrico De Nicola, nel centro della città. Palazzo San Giacomo aveva già dato il via per fare restare aperte le stazione della metro, in particolare quella Museo che si trova più o meno al centro del triangolo dove ci sono la maggior parte dei senza fissa dimora in città. Ma la scoperta che hanno fatto in Comune in quell’occasione è stata che solamente un paio di clochard effettivamente si rifugiavano nelle stazioni. Il piano B dell’ente di piazza Municipio fu quello di mettere in strada 5 unità mobili di cui ognuna composta da un sociologo, uno psicologo, un educatore e da un medico fornito dall’Asl per accogliere queste persone e curarle. Furono aumentati i posti letti a disposizione non solo nei dormitori ma soprattutto in alcune dimore particolare grazie al supporto delle associazioni no profit per dare a queste persone un senso di comunità. 

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