Società partecipate, è l'ora dei manager

di Sergio Sciarelli
Venerdì 17 Dicembre 2021, 00:00
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Il risultato che i napoletani chiedono prioritariamente alla nuova amministrazione comunale è il ripristinano di una sostanziale condizione di normalità nella vita cittadina. Normalità che può essere declinata in vari modi, ma che si può tradurre in sintesi nell’assicurare servizi adeguati ad una grande metropoli e il rispetto di fondamentali regole di civile convivenza.

La problematica del governo della nostra città vede purtroppo intrecciarsi eredità del passato, necessità del presente e speranze per il futuro. Il tutto con un nodo centrale da sciogliere: come si può aspirare ad un equilibrio corrente di bilancio tenendo conto dello stato attuale della macchina comunale e delle società partecipate che esigono con urgenza interventi adeguati sul duplice piano dell’organizzazione e della governance? Un piano di interventi a breve termine deve quindi puntare a recuperare efficienza e occasioni di ottimizzazione delle risorse disponibili riducendo gli sprechi ( clamoroso è quello dell’ingente ammontare dei fitti passivi che grava sul bilancio a fronte di un patrimonio comunale che rende poco o niente), stabilendo (e facendo rispettare) le regole di controllo del traffico (viabilità, parcheggi e sosta), incrementando la raccolta finanziaria (riscossione di imposte e multe, revisione delle entrate per fitti e dismissioni).

Bisogna poi puntare al contenimento dell’evasione di certe imposte e l’elenco potrebbe continuare. Ma il recupero di efficienza è ostacolato, come ha indicato il prof. Manfredi, dalle deficienze qualitative e quantitative dell’organico comunale e dall’insoddisfacente funzionamento delle partecipate. In proposito, basta citare il progressivo depauperamento dell’organico comunale. A queste carenze si aggiunge il problema delle partecipate, sul quale si è aperto un dibattito sull’opportunità di aprirne la gestione ai privati. In particolare su questo tema, certo non nuovo, è il caso però di sviluppare alcune riflessioni. Di fronte alla visione del Sindaco che ha posto in rilievo le decisioni da assumere con urgenza, come quelle che riguardano un mutato assetto della governance, con il passaggio da gestioni monocratiche a strutture collegiali e la valorizzazione del ruolo fondamentale da attribuire alla figura del direttore generale, ci sono difficolta di ordine ideologico e pratiche. Non sembra, allo stato, realistico prevedere un facile superamento di resistenze politiche verso l’attribuzione della gestione pubblica ad un capitale interessato, secondo alcuni, soltanto al profitto e altrettanto difficile appare l’ingresso di privati senza rendere almeno attraenti le prospettive di redditività.

Se difatti strategie e organizzazioni dovessero restare quelle del passato, se ogni intervento dovesse essere sottoposto a procedure defatiganti, appare davvero ambizioso immaginare un particolare interesse dei privati ad apportare risorse manageriali e finanziarie alle partecipate.
In teoria, ma difficilmente in pratica, si può pensare di potere gestire un’azienda pubblica (o amministrazione pubblica come il Comune di Napoli) con una governance di tipo manageriale, superando pressioni politiche e rivendicazioni di ruoli.

Questi derivano non solo dai minori gradi di libertà esistenti in un processo decisorio complesso sotto il profilo politico, ma anche da situazioni pregresse negative di carattere strutturale. Come intervenire, dunque, in un dibattito così importante? 

Vorremmo qui rifarci a due tipi di argomentazioni. La prima ricordando che proprio a Napoli si è verificato un caso di successo, che è quello dell’aeroporto di Capodichino, divenuto dopo e per effetto dell’ingresso di capitale privato uno scalo di rilevanza internazionale e la seconda che non sono pochi gli episodi di fruttuosa collaborazione pubblico-privata basati su progetti di concessioni economicamente equilibrate in grado di garantire, mediante un efficiente controllo pubblico, un giusto ritorno economico ai privati e, contemporaneamente, una soddisfacente realizzazione del servizio pubblico. Concessioni applicate da altri enti locali italiani in cui sono stati chiaramente definiti i ruoli, vale a dire poteri e responsabilità di chi gestisce e modalità di controllo nell’interesse della collettività.

In un quadro così complesso non si può dunque rinunciare a valutare soluzioni non semplici, soprattutto se esistono competenze e volontà in grado di innovare in modo sostanziale rispetto a precedenti non certo felici. Tutti i protagonisti debbono però condividere l’esigenza prioritaria di risolvere i problemi della gestione ordinaria per evitare sia che si accumulino in modo abnorme ulteriori debiti rispetto alla montagna di quelli già in essere sia per rispondere alla opinione pubblica per un sollecito ritorno alla normalità. 

A tal fine, bisogna contare sulle elevate competenze della nuova giunta comunale per avviare, quanto prima, un più ampio piano di legislatura che ricomprenda valide soluzioni su situazioni del passato, la necessità cogliere opportunità del presente e, certo non in coda, quella di fissare obiettivi ambiziosi per il futuro. Tutto ciò a patto, tuttavia, che in tempi brevi si riescano a trovare modalità e ipotesi di fronteggiamento della debitoria, che alleggeriscano le difficoltà finanziarie di amministratori tenuti a spendere tutte le proprie competenze non soltanto per porre in equilibrio i conti correnti , ma anche per progettare l’efficace impiego di risorse straordinarie legate al PNRR nazionale.
 

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