Perché negli ospedali napoletani le formiche non vanno più il letargo

di Maurizio Bifulco * Donato A. Grasso **
Mercoledì 6 Febbraio 2019, 22:38
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Al tempo d’oggi, con i cambiamenti climatici in atto, ci tocca rivedere anche le favole come quella di Esopo, in cui le formiche in inverno si rintanavano con le provviste accumulate per resistere alla cattiva stagione.
Sulla base di tendenze osservate in diversi anni si registra che i cambiamenti climatici in atto stanno enfatizzando la mitezza media degli inverni in molte zone temperate, come l’Italia e, dunque, le temperature raggiungibili in ambienti urbani in questo periodo.Nelle città esistono diverse “isole” termiche in cui la temperatura ambientale e all’interno degli edifici è in gran parte della giornata compatibile con lo svolgimento delle attività di animali come le formiche che normalmente d’inverno, alle nostre latitudini, sono in ibernazione. In ambienti naturali, infatti, questi piccoli insetti operosi sembrano scomparire durante l’inverno ma in realtà possono essere ancora in attività, riducendola solo al minimo e confinandola in genere nei meandri dei loro nidi. Così alcune specie presenti nel nostro paese sono segnalate in ambienti urbani e in particolare all’interno di edifici e abitazioni dove, con i riscaldamenti accesi, la temperatura non scende mai sotto i 18 °C e dove quindi non è mai veramente inverno.

Si tratta fondamentalmente di specie “sinantropiche” (dal greco = assieme all’uomo) attratte quindi da ambienti frequentati e modificati dall’uomo. Alcune, per le loro caratteristiche biologiche ed ecologiche, sono particolarmente adattate agli ambienti urbani, colonizzando a volte anche le nostre case e i luoghi di lavoro e la cui presenza, soprattutto quando è in gran numero, è davvero poco gradita.

In questo senso anche gli ospedali, edifici inseriti in gran parte in contesti urbani, diventano luoghi potenzialmente colonizzabili dalle formiche laddove trovino le condizioni adeguate per nidificare e proliferare, da siti adatti alla fondazione di nuove colonie a fonti di umidità e cibo. 

La presenza delle formiche negli ospedali è stata documentata da studi scientifici condotti in varie parti del mondo, sebbene con una certa eterogeneità e in modo non capillare. In alcuni casi, oltre a indicare una lista delle specie rinvenute, i ricercatori ne hanno verificato la potenzialità quali vettori di agenti patogeni individuati sul loro corpo. Come è ovvio attendersi, vista l’alta biodiversità e le condizioni climatiche favorevoli alla vita di questi insetti in certe regioni, molti di questi casi riguardano aree tropicali o sub-tropicali del Sudamerica e in Sudest asiatico, ma non mancano casi riscontrati e studiati anche negli Stati Uniti e in Europa. Nessuna ricerca è stata condotta in modo sistematico finora in Italia.

In diversi studi, sul corpo delle formiche rinvenute in ospedale è stata rilevata la presenza di microrganismi di importanza sanitaria per l’uomo. La maggior parte dei patogeni presenti sul corpo di queste formiche è rappresentata da batteri, ma non mancano anche casi di trasporto meccanico di funghi di cui le formiche potrebbero essere potenziali mezzi di diffusione. 

A differenza di altri ambienti, il problema negli ospedali è accentuato dalla presenza di molte specie patogene e, tra queste, di ceppi di microrganismi resistenti agli antibiotici. In alcuni studi ne è stata riscontrata la presenza sul corpo di formiche presenti in ospedali che potrebbero rappresentare di conseguenza un ulteriore mezzo di diffusione, evidenziando la necessità di una maggiore consapevolezza nelle organizzazioni sanitarie in merito all’adozione di severe misure di prevenzione. 

Le formiche urbane sono spesso molto mobili e costituiscono colonie popolose, il che facilita la frequentazione di ambienti diversi, con il pericolo di trasferimento meccanico di questi agenti da un luogo all’altro delle strutture ospedaliere. Eventuali contatti diretti con il corpo dei pazienti o con i dispositivi medici rappresentano ulteriori elementi di criticità. Bisogna precisare che al momento non ci sono prove dirette di infezioni sull’uomo o di diffusione di patogeni causate dalla presenza delle formiche negli ospedali, ma molti studi ne evidenziano la potenzialità che va tenuta senz’altro in considerazione. 

Ma cosa fare per contrastare questo fenomeno? Il primo passo è certamente l’identificazione della specie coinvolta. In Italia abbiamo oltre 250 specie di formiche, ciascuna con peculiari aspetti della biologia, etologia ed ecologia la cui conoscenza è fondamentale per un efficace piano di controllo. Un altro elemento chiave è l’individuazione del nido o dei punto di accesso e diffusione nell’abitato (a volte le formiche nidificano all’esterno dell’edificio ma frequentano il suo interno in cerca di cibo o altre risorse). Più facile a dirsi che a farsi, ma può essere molto utile sia per facilitare le procedure di disinfestazione che per prevenire ulteriori invasioni. 

In ogni caso, ogni azione di prevenzione e controllo che abbia una durata efficace nel tempo non può prescindere da studi volti a migliorare le conoscenze sulla biologia ed eco-etologia di questi insetti. Un capillare monitoraggio delle specie che vivono nelle nostre città è anch’essa un’operazione importante volta a capire cosa possiamo aspettarci di trovare nei nostri edifici e quindi utile alla prevenzione del fenomeno. È importante sottolineare che alcune specie particolarmente adattabili alla vita nelle nostre città sono aliene al nostro territorio e, grazie alle attività umane e ai cambiamenti del clima, si sono già insediate da noi e potrebbero aumentare di numero nel prossimo futuro. 

Insomma, le formiche sono organismi che hanno evoluto incredibili adattamenti e rappresentano oggi straordinari modelli di studio in molti campi anche con applicazioni pratiche utili alla nostra specie, ma non sono certamente gli ospedali, dove si avvistano sempre più spesso e stanno rappresentando un problema frequente e serio, i luoghi in cui dobbiamo apprezzarne le qualità. 

*Patologo, 
professore alla Federico II

**Etologo,
professore Università di Parma, autore 
de “Il formicaio intelligente”
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